giovedì 2 febbraio 2017

Pensieri per lo spirito


GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA
L'interazione tra laici e consacrati


«La Chiesa non può assolutamente rinunciare alla vita consacrata, perché essa esprime in modo eloquente la sua intima essenza "sponsale". C'è bisogno di chi presenti il volto paterno di Dio e il volto materno della Chiesa, di chi metta in gioco la propria vita, perché altri abbiano vita e speranza. Alla Chiesa sono necessarie persone consacrate le quali, prima ancora di impegnarsi a servizio dell'una o dell'altra nobile causa, si lascino trasformare dalla grazia di Dio e si conformino pienamente al Vangelo. A tutti i fedeli si chiede una costante preghiera per le persone consacrate, perché il loro fervore e la loro capacità d'amare aumentino continuamente, contribuendo a diffondere nell'odierna società il buon profumo di Cristo (cfr 2 Cor 2, 15). L'intera comunità cristiana — pastori, laici e persone consacrate — è responsabile della vita consacrata, dell'accoglienza e del sostegno offerto alle nuove vocazioni» [1]. 
Da un lato, «vivendo in ascolto obbediente della Parola, di cui la Chiesa è custode e interprete la vita consacrata addita nel Cristo sommamente amato e nel Mistero trinitario l'oggetto dell'anelito profondo del cuore umano e l'approdo di ogni itinerario religioso sinceramente aperto alla trascendenza. Per questo le persone consacrate hanno il dovere di offrire generosamente accoglienza e accompagnamento spirituale a quanti, mossi dalla sete di Dio e desiderosi di vivere le esigenze della fede, si rivolgono a loro» [2]. 
D’altro canto, il ruolo che il laico può svolgere in rapporto ai consacrati, non è solo di collaborazione fattiva (nell’alveo degli ordini terziari o di altri gruppi laicali facenti capo a varie famiglie religiose, come anche attraverso iniziative di diverso tipo e in ambienti disparati); il laico diviene anche sostegno orante, “cireneo”, per i tanti consacrati che operano spesso in situazioni e contesti delicati: per quelli che vivono la loro conformazione a Cristo in terre di missione; per quanti affrontano le notti oscure dell’aridità e delle incomprensioni umane; per i religiosi alle prese con una sempre più forte “mondanizzazione” che vorrebbe cancellare la dimensione spirituale del mondo; per i consacrati perseguitati a causa della fede; per altri laici come loro che però, vivendo anche la dimensione della consacrazione – in istituti secolari o con voti privati – «senza segni esteriori, da laici tra i laici, sono chiamati ad affrontare la sfida di essere essere sale e luce anche in quelle situazioni in cui una visibilità della loro consacrazione costituirebbe un impedimento o addirittura un rifiuto [3]. Inoltre, una seria e valida evangelizzazione dei nuovi ambiti, ove si elabora e si trasmette la cultura, non può essere operata senza un'attiva collaborazione con i laici ivi impegnati» [4]. 

NOTE

[1] Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, n.105. 
[2] Ibidem, n. 103.
[3] Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della Vita Consacrata nel terzo millennio, n. 45. 
[4] Giovanni Paolo II, cit., n.98.

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