giovedì 9 aprile 2015

INCARNAZIONE E RISURREZIONE - riflessioni sull'eternità di Dio, dell'uomo, dello spirito e del corpo



 "La Divinità è il braciere ardente nel quale è stata gettata l'umanità;
e quella umanità, da quel momento, 
è stata talmente unita alla Divinità,
che ha partecipato alla natura divina
in modo tale che l'uomo è stato fatto Dio
e Dio è stato fatto uomo,
senza che per questo la natura divina e la natura umana
abbiano cessato di essere quello che erano prima".

(San Francesco di Sales)



La Risurrezione di Cristo mi spinge a guardare al mistero dell'Incarnazione, rivedendolo in un'ottica di completezza totale.
Non bastava che Dio Si facesse Uomo, e che donasse la Sua Carne per noi, nella Sua cruenta Passione. "Doveva" anche risorgere.
Per due motivi: il primo, ontologico. Non poteva "morire per sempre" quello che è il Corpo di Dio, unito ipostaticamente al Verbo. Sarebbe stata una negazione (impossibile!) della stessa "natura" di Dio. Dio non potrebbe distruggere Sè Stesso.
Il secondo, logico: non sarebbe stata realizzabile la "divinizzazione" (in senso lato) dell'essere umano se il Redentore avesse assunto un Corpo solo per soffrire e morire nella Sua Umanità, finendo i suoi giorni come un qualunque essere umano aveva fatto fino a quel momento.

Tra Incarnazione e Risurrezione c'è allora un tassello, importantissimo, che bene alcuni santi hanno evidenziato (penso in modo speciale a santa Maria Maddaleda de' Pazzi): noi conosciamo l'Incarnazione come avvenuta a causa del peccato umano, dunque con fine redentivo - "O felice colpa che meritò di avere un così grande redentore" si proclama nell'Exultet della Veglia di Pasqua -, ma, ci dicono questi santi, se l'uomo non avesse peccato, Cristo si sarebbe incarnato ugualmente.
Premettendo che su tal punto non siamo obbligati a credere a queste rivelazioni private, tanto più che non esiste alcun pronunciamento dottrinale della Chiesa su questo aspetto, personalmente condivido questa tesi, e la utilizzerò come dato di partenza per queste riflessioni.


Cito le parole indirizzate da Dio alla santa, durante una delle sue tante estasi:

"Il Verbo consumò in croce quell'amore 
col quale vi volevo dar la gloria 
e consumò questa gloria, 
però questo Verbo, prima che morisse, 
vi voleva dar la gloria, sì, ma in un modo diversissimo.
E se Adamo non avesse peccato
 vi avrei introdotti in Paradiso, sì, 
e il Verbo si sarebbe incarnato, sì, 
ma sarebbe stato solo glorificatore e non trionfatore.
E la gloria che vi avrei data 
in parte sarebbe stata  da voi stessi, 
non avendo commesso il peccato, 
in quanto vi creai dotati di libero arbitrio

(Ermanno Ancilli, Santa Maria Maddalena de' Pazzi, Estasi - dottrina - influsso, Edizioni del Teresianum, 1967, p. 86)

Era dunque necessaria, l'Incarnazione? E lo era la Risurrezione?
Sì, lo erano entrambe.
Argomento la mia idea partendo da un elemento biblico e da uno logico-ontologico.
Dato biblico: l'uomo - ci dice la Genesi - è creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Possiamo vedere questa somiglianza nell'aspetto prettamente spirituale, nella capacità di amare, di fare il bene, ma anche in quello materiale: Dio, creando l'uomo, nella Sua onniscienza sapeva già che sarebbe avvenuta l'Incarnazione del Figlio (tanto sposando la tesi dell'Incarnazione causata solo dal peccato dell'uomo, quanto l'altra). La nostra umanità è stata creata ad immagine e somiglianza "totale" di quella del Figlio, del Verbo Incarnato che sarebbe venuto nel mondo.
Dio "vedeva" già quel Figlio di Carne umana, e ha plasmato l'uomo e la donna sul Suo modello.

Il dato logico  lo deduco da una delle caratteristiche "essenziali" di Dio: il Suo essere Eterno.
Ora, l'uomo quando muore, lo sappiamo bene, si presenta al cospetto della Divinità con la propria anima; è la parte spirituale che rimane viva, mentre il corpo si decompone col passare del tempo, e verrà ripreso solo al momento della risurrezione per il Giudizio Finale.
Proprio perché Dio voleva donarci la vita eterna, nella nostra completezza (altrimenti, ci avrebbe creato direttamente come creature diverse, solo spirituali, al pari degli angeli)! era necessaria la Risurrezione del Figlio, sul cui modello siamo stati plasmati! Risorgendo Lui, potremo risorgere anche noi!  Se la Sua Carne Umana - legata indissolubilmente al Verbo - risorge, anche la nostra, che è legata a Lui, potrà risorgere!

I due dati - quello biblico e quello logico si riunificano in questo sillogismo:  se Dio Si è fatto Uomo per farci Dio come Lui (lo dice un bel canto di Natale, lo dicono anche i Santi, da Agostino alla stessa Maddalena de' Pazzi) allora Gesù doveva incarnarSi e doveva risorgere!
Leggiamo nelle pagine delle estasi della mistica carmelitana:
"Dio, nel creare l'uomo, lo fece simile a sé, ma non già un altro Dio così come Sè stesso, perché non era possibile che vi fosse più di un Dio. Ma nel ricrearlo volevo farlo un altro dio per partecipazione e unione, si fece Egli simile a lui, prendendo la sua natura, eccetto il peccato e l'ignoranza, tanto che l'uomo divenne in tutto simile a Dio, salvo che nella potenza che è contro il peccato e nell'eternità che è contro l'infermità". (Ibidem, p. 87)

Se l'uomo nell'Eden non avesse peccato, dal Paradiso terrestre si sarebbe passati al Paradiso vero; l'uomo sarebbe stato glorificato in anima e corpo. Ma senza un Dio di Carne, come avrebbe potuto esserci questa "partecipazione e unione" della e alla Divinità? Come si sarebbe potuto rendere eterno l'uomo, nella Sua carne, se solo Dio è eterno?

L'uomo è eterno nello spirito, come Dio è spirituale e ci partecipa - creandoci simili a Lui - la sua eternità spirituale.
L'anima, infatti, non muore.
Creandoci di carne ad immagine del Figlio - Incarnato e Risorto - anche il corpo dei santi diviene eterno, per partecipazione ed unione alla Carne del Figlio.

A questo punto si potrebbe obiettare: ma se noi siamo dio per partecipazione e unione, com'è che anche i dannati - che di certo non sono né uniti a Dio, né partecipano del Suo Essere, che è solo Amore e bontà - continuano ad essere penanti in corpo e anima? Dio non potrebbe "distruggerli"? 
Interviene anche qui un dato ontologico: Dio è Eterno...ed ogni Suo attributo va concepito in questa chiave di eternità.
Dio è Amore. Ma è Amore eterno. Se fosse temporaneo, non sarebbe Dio.
Dio è Giustizia. Ma Giustizia eterna. Una giustizia temporanea sarebbe una sorta di buonismo, non  vera giustizia.
Dio è Misericordia. Ma Misericordia Eterna. Se la misericordia fosse a tempo limitato, sarebbe sadismo, non vera magnanimità.
Per questo i santi godranno in corpo ed anima per l'eternità: parteciperanno della Vita Divina grazie all'unione con il Verbo.
I dannati soffriranno in eterno, perché Dio non può rinnegare Sè Stesso, in quanto Giustizia Eterna.

Da non confondersi allora l'eternità umana e spirituale dei beati con quella dei dannati.
Nel primo caso essa avviene per l'unione continua alla Divinità che partecipa ai santi la Sua stessa Vita; nel secondo, per un principio di Giustizia Divina, anche laddove non vi è più unione tra l'anima ed il Creatore.
Una giustizia che è in verità è instillata anche nell'uomo, tanto che Dio non condanna, ma è lo stesso peccatore dannato, che si autousclude dalla gioia eterna.

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