lunedì 11 novembre 2013

ACCRESCI IN NOI LA FEDE! Sappiamo perdonare?



Nel Vangelo di oggi mi colpisce il legame tra fede e perdono, anzi, tra fede e capacità di perdonare.


I discepoli chiedono a Gesù il dono di una fede "più grande" dopo aver ascoltato il discorso sulla correzione del fratello e sul perdono da accordargli se, pur sbagliando sette volte al giorno, per altrettante sette volte l'errante torni pentito.

Sappiamo che sette, nella Bibbia, è il numero della perfezione.
Sette volte, ci dice Gesù, dobbiamo perdonare il fratello che ci porge le sue scuse, che ci offre il suo pentimento.
Sette volte come è proprio di chi è perfetto.

"Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". (Mt 5,48)

Anzi, quel sette, qualche capitolo più avanti in Matteo, diventerà un "settanta volte sette"! (Mt 18,22)
Un numero, dunque, simbolico: perdonare in modo perfetto, perdonare sempre!

Se il Signore Gesù utilizza il numero della perfezione in riferimento al perdonare, in un certo senso butta già le mani avanti: attenzione -ci dice- accordare il perdono non è cosa umanamente facile, scontata, naturale.

Parafrasando un noto aforosma, si potrebbe dire che amare può essere anche solo umano, perdonare -invece- è sempre DIVINO. 

Serve grande fede, infatti, per porgere l'altra guancia, per tendere nuovamente la mano in segno di amicizia, per offrire ancora affetto e fiducia: fede in un Dio che è Misericordia infinita, capace di infinite "seconde possibilità" accordate all'uomo che sbaglia e che si pente.

Solo se la creatura raggiunge -interiormente- la dimensione spirituale che fa dell'uomo un essere in cammino verso la santità (che lo sappia o meno!), si riesce a realizzare questa "perfezione" nell'amore: amare anche chi ha sbagliato nei nostri confronti, chi ci ha ferito, deluso, offeso, calunniato.

Sembrerebbe però un paradosso la sottolineatura di Gesù: perdona se l'altro torna da te pentito.
Forse che non occorra perdonare chi si penta? Forse che non si debba dare una seconda chance, se l'altro non dimostra la comprensione del proprio errore?

No, perché altrove, Cristo stesso ci dice: 

"Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.
 
Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra.
 
"A chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica,
 tu lascia anche il mantello" 

(Mt 5, 39-40)


Il contrasto fra queste azioni: perdonare - ricevere il pentimento dell'altro è solo un espediente pedagogico-teologico utilizzato da Gesù.

Nel capitolo 5 di Matteo, il Maestro sta "preparando" i discepoli, sottolineando la necessità di perdonare quando si riceve il pentimento dell'altro;
più avanti Egli mostra il passo successivo nella fede, perdonare anche quando l'altro non si è pentito, quando ci fa del male.

Infatti dice:

"Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?
Non fanno così anche i pubblicani"?

E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani"?  

(Mt 5, 46-47) 

Fino ad arrivare, al capitolo 18 di Matteo, ad un invito a concedere il perdono anche quando l'altro NON MANIFESTI SEGNI DI PENTIMENTO!

Come si possono conciliare, allora, queste diverse tappe nel perdono umano e quelle del perdono divino?

  • il senso della "giustizia" umana che alberga nel cuore dell'uomo (e che è un riflesso della giustizia divina) porterebbe ad applicare un sistema puramente retributivo: ti perdono se tu ti penti ;
     
  •  il senso della "Misericordia" divina ci spinge ad andare oltre, a superare il senso puramente umano della giustizia: perdonare non solo se l'altro si ravvede, ma perdonare sempre. Deve essere un perdono non solo fatto "di parole", ma di gesti concreti (come sottolinea il capitolo 18 di Matteo). A parole si fa presto a dire: "ti perdono", fattivamente è più difficile passare all'azione materiale (la carità) e spirituale (la preghiera) per colui che, non dimostrando segni di pentimento, continui ad agire con noi come nemico  
     
  •  questo non vuol dire che Dio dispensi il perdono all'uomo impenitente (ne sono dimostrazione  il sacramento della confessione ed i Novissimi sul Giudizio), ma che Egli accordi SEMPRE, SU QUESTA TERRA, la possibilità di tornare a Lui. Dio non chiude il Cuore all'uomo, ATTENDE il Suo ritorno e dissemina il suo cammino di piccole tracce, di segni di amore che lo aiutino a comprendere l'immenso desiderio dell'Amore di Dio, affinché si converta e si penta. Perciò  a noi uomini non è dato anticipare il Giudizio finale che spetta solo a Dio: come Egli ci dona un tempo in cui ci offre la possibilità continua di pentirci e di essere perdonati, anche noi dobbiamo dare agli altri questa stessa possibilità! La possibilità del cambiamento, della conversione del cuore.

L'Annus Fidei che volge al termine ci prepara con questi brani di Vangelo che sottolineano l'importanza e le esigenze della Fede. Chiediamo al Signore di farne tesoro, meditando su questi temi, affinché l'anno di grazia che abbiamo vissuto, produca in noi frutti duraturi.

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