domenica 20 ottobre 2013

BICENTENARIO DELLA NASCITA DI DON BOSCO: la spiritualità di don Bosco. Mamma Margherita -prima parte


Il terzo (ed ultimo) anno di preparazione al Bicentenario della nascita di don Bosco ci offre come tema di riflessione ed approfondimento l'argomento della sua SPIRITUALITA'.


Discorrere su questo tema implica -come dimostrano bene i vari sussidi disponibili- il compimento di una sorta di "viaggio" attorno a figure di santi della Torino di Giovanni Bosco, ma anche  un'ampliamento di orizzonti verso personaggi più lontani (come Sant'Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti).

Ammetto però di essere rimasta un po' meravigliata da una "assenza" non da poco, in questi testi appositamente preparati per l'anno in corso.
Pensare a don Bosco uomo spirituale e di fede, implica necessariamente "tornare" all'orgine prima: al nucleo familiare.
Approfondire le radici della spiritualità salesiana comporta un raccordo alla prima figura "umana" che ha formato la spiritualità di Giovannino Bosco, plasmandolo nei suoi pregi, correggendolo nei suoi difetti, assecondando l'inclinazione alla pietà in lui innata e la vocazione sacerdotale maturata ben presto.

Mi riferisco a MAMMA MARGHERITA OCCHIENA che, sebbene non ancora canonizzata, è stata dichiarata venerabile nel 2006 e continua a correre la sua staffetta verso gli onori degli altari.

Per comprendere quanto Margherita abbia "inciso" sulla spiritualità di don Bosco, basterebbe già soltanto fermarsi al famoso sogno dei nove anni, in cui Gesù, presentandoSi al santo, afferma di essere "il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno".
Cosa non da poco, in un sogno di importanza capitale per tutta la vita e l'intera missione di don Bosco. 
Gesù quasi dà un "riconoscimento" all'opera di maestra e catechista nella fede, svolta da Mamma Margherita.

Scorrendo le pagine delle "Memorie" dell'oratorio salesiano (testo autografo del santo), la figura di Margherita compare fin dalle prime pagine e la si ritrova fino al 1856, anno della sua morte.

Da questo testo -di certo molto più agevole da scorrere rispetto alle poderose Memorie Biografiche- emergono dei tratti importantissimi della spiritualità salesiana che proprio dall'intervento, dagli esempi e dagli insegnamenti di mamma Margherita, prenderanno corpo in don Bosco e diventeranno pilastri della sua spiritualità.
Non ne traccio un indice "tematico", in cui di certo alcuni aspetti andrebbero privilegiati rispetto ad altri.
Preferisco seguire lo snodo cronologico dei fatti: man mano che don Bosco racconta emergono particolari, fatti, parole di Mamma Margherita che hanno profondamente inciso sulla sua formazione interiore.

  • FIDUCIA IN UN DIO CHE E' PROVVIDENZA:
Dopo la morte di papà Antonio (Giovannino aveva poco meno di due anni) in casa Bosco non mancano le difficoltà, a volte si pate quasi la fame.
Mamma Margherita si dimostra non solo donna energica e pratica, ma soprattutto fiduciosa nella Divina Provvidenza.

Dice infatti ai figli:

"Papa, morendo, mi disse di avere fiducia in Dio. Quindi inginocchiamoci e preghiamo".

Come non ritrovare, in don Bosco, questo stesso atteggiamento davanti a molte necessità delle sue opere, situazioni in cui umanamente non c'era da far nulla, se non pregare e attendere l'aiuto di Dio?
Innumerevoli i casi in cui, allo stesso modo di sua madre, il Santo invitava i suoi ragazzi a pregare, uscendo poi per sbrigare i suoi affari, aspettando l'aiuto divino che -puntualmente- non mancava mai di ricevere. 


  • LA GENITORIALITA' COME RESPONSABILITA' AMOROSA E AMOREVOLE VERSO I PROPRI FIGLI:

sintomatico è l'episodio -narrato sempre da don Bosco- del rifiuto di mamma Margherita ad una buona proposta di seconde nozze. 
Matrimonio che l'avrebbe obbligata ad affidare i suoi figli  alle cure di un tutore.
Emblematica la risposta di Margherita: "Il tutore è un amico, io sono la madre dei miei figli. Non li abbandonerò mai, nemmeno per tutto l'oro del mondo".
Don Bosco fece altrettanto, prendendosi sempre cura dei suoi figli, raccolti -a volte- letteralmente dalla strada, con caratteri difficili, propensione alla delinquenza giovanile, storie di naltrattamenti alle spalle....

  • APERTURA AI SEGNI DEL SOPRANNATURALE:
nel momento in cui il piccolo Giovannino racconta ai suoi familiari il famoso sogno dei nove anni, mamma Margherita è l'unica che lancia una sicura speranza verso un "disegno", un possibile progetto di Dio su suo figlio:
"Chissà che non abbia a diventare prete".
Una frase semplice, senza molti giri di parole, senza aggiunte nè sottrazioni.
Uno spiraglio su qualcosa di "più grande".
Fondamentalmente, in Don Bosco ritroviamo sempre questa stessa mentalità, allorché continua ad avere a che fare con i suoi frequentissimi "sogni" (o visioni?) che pur descrivendo -per l'appunto- solo come sogni, quasi a mantenere sè stesso e gli altri coi piedi per terra, utilizza spessissimo nei suoi discorsi ai ragazzi, per istruirli, ammonirli, educarli.
In linea di massima, questa apertura molto "feriale", ma non esaltata al soprannaturale, sarà un tratto distintivo della vita di Don Bosco, anche quando avrà a che fare con avvenimenti singolarissimi, come il caso del "Grigio" -il cane misteriosamente apparso per proteggerlo dai malintenzionati che attentavano alla sua vita- o con San Domenico Savio, che non di rado lo condurrà in modo "umanamente" impossibile laddove c'era bisogno di lui.




(continua....)
 

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