IL TEMPO E L'ETERNO
Riflessioni sul Giovedì Santo (anno A)
Il Giovedì Santo si gioca su un contrasto temporale sintetizzabile nel concetto de “l’ora
e la fine”. Un binario che non si sdoppia solo lungo la vita di Gesù, ma che riguarda
anche Pietro e, in lui, ogni discepolo.
Gesù viene ad amare l’uomo nel tempo, nell’ora che lo conduce alla Passione di Croce, ma il suo amore si proietta sino alla fine, in un “oltre” che valica i confini del tempo stesso. Quella fine, infatti, ha tanti significati: fino all’ultimo istante di vita; fino alla perfezione, come compimento della propria missione; fino a dare tutto; fino a raggiungere ogni uomo; fino ad attirare tutti a Sé, al fine ultimo di ogni cosa creata; fino a un per sempre in cui l’amore sarà tutto in tutti [1].
Gesù viene ad amare l’uomo nel tempo, nell’ora che lo conduce alla Passione di Croce, ma il suo amore si proietta sino alla fine, in un “oltre” che valica i confini del tempo stesso. Quella fine, infatti, ha tanti significati: fino all’ultimo istante di vita; fino alla perfezione, come compimento della propria missione; fino a dare tutto; fino a raggiungere ogni uomo; fino ad attirare tutti a Sé, al fine ultimo di ogni cosa creata; fino a un per sempre in cui l’amore sarà tutto in tutti [1].
Il tempo e il non tempo sono dunque intimamente connessi, perché l’esperienza
umana, storica che Gesù vive in questo mondo non è fine a se stessa, ma segue una
traiettoria che la supera, in una continuazione che procede ininterrotta nel “futuro”
senza coordinate temporali.
Anche quanto accade a partire dal dialogo con Pietro sembra voler indicare questa stessa verità. «Tu non mi laverai i piedi in eterno» / «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,8; 10; 14). Tutto quello che Gesù fa su questa terra acquista valore in vista dell’eternità, e in questo siamo tutti coinvolti: se Pietro sarà lavato allora sarà puro in eterno, e se i discepoli saranno lavati allora dovranno fare altrettanto agli altri. La vita di Gesù è un passaggio di consegne: la sua donazione è affinché anche noi ci doniamo allo stesso modo agli altri. Perché solo donando la vita potremo ritrovarla nella risurrezione.
In questa interazione tra presente e futuro, fra tempo ed eterno, il vero collante è l’amore, come anche san Paolo saprà poi ben dire: «La carità non avrà mai fine» (1Cor 13,8).
L’amore con cui viviamo non si cancella, ma produce effetti duraturi, si iscrive nel libro vero della vita, rimane cesellato in Dio, unica e vera sorgente dell’amore. Di questo ci parla il reale servizio sotteso alla lavanda dei piedi, al comandamento nuovo che Gesù ci lascia in questo Giovedì di Passione: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). L’amore non si esaurisce perché Dio – l’Amore vero – è inesauribile.
Il comandamento nuovo, allora, è questo: amare nel tempo per amare nell’eternità; amare ora per amare fino alla fine, in un passaggio continuo fra la storia e l’infinito, fra il giorno che finisce e il giorno senza tramonto. Tra le nostre dolorose giornate di passione e la Domenica infinita che ci attende nell’eternità.
Anche quanto accade a partire dal dialogo con Pietro sembra voler indicare questa stessa verità. «Tu non mi laverai i piedi in eterno» / «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,8; 10; 14). Tutto quello che Gesù fa su questa terra acquista valore in vista dell’eternità, e in questo siamo tutti coinvolti: se Pietro sarà lavato allora sarà puro in eterno, e se i discepoli saranno lavati allora dovranno fare altrettanto agli altri. La vita di Gesù è un passaggio di consegne: la sua donazione è affinché anche noi ci doniamo allo stesso modo agli altri. Perché solo donando la vita potremo ritrovarla nella risurrezione.
In questa interazione tra presente e futuro, fra tempo ed eterno, il vero collante è l’amore, come anche san Paolo saprà poi ben dire: «La carità non avrà mai fine» (1Cor 13,8).
L’amore con cui viviamo non si cancella, ma produce effetti duraturi, si iscrive nel libro vero della vita, rimane cesellato in Dio, unica e vera sorgente dell’amore. Di questo ci parla il reale servizio sotteso alla lavanda dei piedi, al comandamento nuovo che Gesù ci lascia in questo Giovedì di Passione: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). L’amore non si esaurisce perché Dio – l’Amore vero – è inesauribile.
Il comandamento nuovo, allora, è questo: amare nel tempo per amare nell’eternità; amare ora per amare fino alla fine, in un passaggio continuo fra la storia e l’infinito, fra il giorno che finisce e il giorno senza tramonto. Tra le nostre dolorose giornate di passione e la Domenica infinita che ci attende nell’eternità.
[1] Cfr.
http://chiamatiallasperanza.blogspot.com/2016/03/pensieri-per-lo-spirito_24.html
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