In questi ultimi mesi l'attività apostolica del Santo Padre ci ha spinti a guardare alle figure dei martiri, testimoni della fede fino all'effusione del sangue.
E' stato così durante il viaggio in Corea e così pure Domenica scorsa, quando il Santo Padre ha visitato l'Albania.
Il martire, che nella sua stessa etimologia terminologica rimanda a "testimoniare" ma anche a "ricordare" e "osservare" ci pone davanti alla necessità di far memoria della sua testimonianza e all'impegno per osservarne l'esempio nella vita di ogni giorno, attraverso una fede convinta, senza paura, senza tentativi di mascheramento.
Ci sono però anche dei "martiri viventi", quelli che hanno vissuto il martirio bianco....nessuna effusione del sangue, ma tribolazioni e prove di vario tipo, in nome della fede. Martiri bianchi che sarebbero stati pronti a dare anche la vita per il Signore!
Proprio in Albania, durante la celebrazione dei Vespri, dopo aver ascoltato la toccante testimonianza di due religiosi albanesi, il Papa si è espresso in questi termini:
"Noi possiamo domandare a loro: Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?
"Noi possiamo domandare a loro: Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?
E ci diranno questo che abbiamo
sentito in questo brano della Seconda Lettera ai Corinzi: Dio è Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione. E’ stato Lui a consolarci!.
Ce lo hanno detto con questa semplicità. Hanno sofferto troppo. Hanno
sofferto fisicamente, psichicamente, e anche quell’angoscia
dell’incertezza: se sarebbero stati fucilati o no, e vivevano così, con
quell’angoscia.
E il Signore li consolava…
E i martiri, e questi due che abbiamo sentito oggi, il
Signore li consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio -
le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura… - che pregavano
per loro.
E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al
Signore di consolare il suo popolo; e il Signore consola umilmente,
anche nascostamente. Consola nell’intimità del cuore e consola con la
fortezza.
Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto,
perché sanno che è stato il Signore a portarli avanti.
Ma loro ci
dicono qualcosa! Ci dicono che per noi, che siamo stati chiamati dal
Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui.
Guai a
noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai
religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano
consolazione lontano dal Signore!
Io non voglio “bastonarvi”, oggi, non
voglio diventare il “boia”, qui; ma sappiate bene: se voi cercate
consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrai consolare
nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del
Signore".
Ripensando a queste parole mi è tornata alla mente la figura di un grande "martire bianco": il Card. Van Thuan, vietnamita, che trascorse 13 anni in carcere, senza mai rinnegare la fede e senza mai perdere la speranza.
Vice-presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace dal novembre 1994 e poi Presidente del Dicastero dal giugno 2001, si è spento il 16 settembre 2002.
Vari suoi scritti sono stati pubblicati, ma oggi vorrei consigliarvi "La gioia di vivere la fede" che già nel titolo ci rimanda alla "gioia del Vangelo" di cui parla anche Papa Francesco nella sua recente Esortazione Apostolica.
Proprio Papa Francesco, nella catechesi di oggi ha affermato:
"Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle
capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie: la
sua forza la Chiesa non la trova lì.
La nostra forza è l’amore di
Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira
l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono,
testimoniando così la misericordia di Dio". (Udienza generale, 24 settembre 2014)
Il libro del Card. Van Thuan che quest'oggi vi propongo come consiglio di lettura è la raccolta di una serie di conversazioni che alcuni giovani - fruitori in prima persona di questi discorsi - decisero di mettere per iscritto, per non farne perdere memoria.
Il Cardinale effettò poi una selezione dei testi e quelli pubblicati vennero definiti da lui stesso come una sintesi del suo magistero e della sua esperienza di fede.
Se dovessi tracciare un sunto del libro...partirei da una frase: "Il solo fatto di essere battezzato e iscritto in un registro parrocchiale non mi assicura di essere un cattolico dalle giuste dimensioni.
Il vero cattolico deve vivere come Gesù, vale a dire secondo il Vangelo".
Si potrebbe delineare un primo collegamento alla "gioia": Gesù Cristo, nel Vangelo, dice espressamente di volerci comunicare la Sua gioia:
"Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11).
Siamo nel capitolo in cui si parla di amore verso gli altri, di vite e di tralci...ma anche delle persecuzioni del mondo contro il credente.
Ecco dunque il tema della gioia...nonostante il martirio.
Gesù è Vita, Gesù è Amore: "possedere" e comunicare tutto questo è motivo di gioia, anche in mezzo alle prove, perché permane la speranza del "per sempre" in Colui che è Risorto, quale primizia di coloro che sono destinati alla morte(cfr 1 Cor 15,20).
Il Card. Van Thuan ci permette di approfondire il concetto dell'essere "santi sempre" (nella felicità e nel dolore...):"Non si può essere santi a giorni alterni. Le parole di Gesù: Faccio sempre ciò che piace al Padre, significano: Vivo ogni momento colmo d'amore.
Come si può amare oggi in tale misura?
Basta vivere ogni giorno, ogni ora, ogni minuto come l'ultimo della propria vita.
Lasciare da parte ciò che è contingente e concentrare l'animo sull'essenziale.
Devo dedicare a ogni persona il mio amore, il mio sorriso.
Devo avere paura di sciupare ogni istante e di dovere poi pentirmi per non averlo vissuto bene. In ogni istante porto la vita divina in questo tempo preciso; in ogni momento converto ogni mio lavoro, seppur piccolo, in azione di Dio".
Colui che scrive ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza della prigione....la difficoltà finanche di celebrare la Santa Messa, l'impossibilità di avere con sé la Bibbia, l'isolamento totale per nove anni dei tredici di prigionia.
Quella "vita divina" che ciascuno ha la possibilità di portare nel tempo, il Card. Van Thuan l'ha portata alimentandola di Cristo, Speranza Viva.
"Coltiva sempre la speranza; non lasciarti abbattere dalle difficoltà interiori, anche se sono dovute al tuo apostolato.
La linea retta è formata da una sequenza infinita di piccoli punti, uniti uno all'altro.
Anche la vita è fatta di milioni di secondi e di minuti, uniti uno all'altro.
Disponi bene ogni singolo punto e la linea sarà rettà.
Vivi con perfezione ogni minuto della vita, e questa sarà santa".
Con uno sguardo attento anche alla dimensione sociale dell'essere cattolici, ed alle "dieci grandi malattie che" la "corrompono" (e che rischiano di corrompere anche i singoli...) e alle paure del "fallimento", l'autore vuole spingere il lettore ad assumere la consapevolezza di essere "nel mondo, ma non del mondo" e di avere il compito di "cambiare e rinnovare la società".
L'analisi è lucida, puntuale, concreta, ma corroborata dall'uso di un linguaggio simbolico che ne rende la lettura ancora più affascinante.
Stupenda è poi la penultima sezione del libro, dal titolo "PERCHE' HO SCELTO GESU'", testo del 1988, pronunciato nella cappella degli Oblati di Maria Immacolata a Strasburgo (Francia).
«Gesù è infinitamente misericordioso, infinitamente degno di amore.
Quanto a me, sono stato attirato da Lui tutta la vita, perché amo i suoi "difetti"».
Ad un occhio solo razionale ed egoista, fattori come la Misericordia di un Dio che perdona all'ultimo minuto al buon ladrone, o di un Pastore che lascia novantanove pecore nel campo per andare alla ricerca dell'unica smarrita e, ancora, di un Padrone di casa che invita al Suo banchetto gli straccioni del paese....sarebbero solo "difetti".
Sono questi (ed altri) i "difetti" di Gesù che hanno incantato il Card. Van Thuan.
Sono questi i "difetti" (o gli eccessi d'Amore, le follie d'Amore!) che dovrebbero incantare ogni cristiano e far sentire, giorno dopo giorno, la "gioia di vivere la fede", la fede in un Dio che "ci ama" ed il cui "amore supera ogni ragionamento umano"!
Sono questi i "difetti" (o gli eccessi d'Amore, le follie d'Amore!) che dovrebbero incantare ogni cristiano e far sentire, giorno dopo giorno, la "gioia di vivere la fede", la fede in un Dio che "ci ama" ed il cui "amore supera ogni ragionamento umano"!
Questa è stata la fede dei martiri, questa deve essere la fede di ogni cristiano, se vuole essere realmente "testimone", annunciatore del Vangelo.
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