mercoledì 26 giugno 2013

E BENEDETTA TU, MADRE ADDOLORATA...riflessioni spirituali, meditando i misteri dolorosi nel mese del Sacro Cuore


Il mese del Sacro Cuore -ormai quasi volto al termine- mi fa spesso pensare al Cuore sofferente della Vergine Immacolata.
Durante la recita del Santo Rosario, invocandola Ave dopo Ave, risuona un saluto angelico che -al momento del sì di Maria- fu di certo foriero di gioia infinita per la Madre di Dio.


Mentre meditiamo sui misteri dolorosi, anche noi risentiamo quelle parole:

"Ave Maria,
 piena di Grazia
il Signore è con te"

e, con sant'Elisabetta,  diciamo alla Madre celeste: 

"Benedetta tu fra le donne"

C'è quasi un attrito sonoro, di primo acchito, fra le scene di Calvario e queste frasi piene di bellezza e di Amore.

Maria è piena di Grazia, Maria è benedetta tra le donne anche mentre segue il Figlio, l'Unico Figlio, salire l'irta strada del dolore; Maria è benedetta anche quando Gesù viene ricoperto di insulti, di sputi, e poi denudato, flagellato, crocifisso, preso in giro fino all'ultimo istante, anzi, finanche dopo morte, con il gesto sprezzante di una lancia che ne squarcia il Sacro Costato.

Mi colpisce immensamente, allora, questa grande fede Donna  e di Mamma: Maria non volta le spalle, non accusa nessuno, non chiede neanche perché.
Maria crede ancora nel Suo Dio, ama ancora il Suo Dio, tutto spera ancora dal Suo Dio!

Maria, semplicemente, "sta" presso la Croce e vive in una simbiosi di cuore con il Cuore del Figlio.

Maria è lì anche per noi, per ricordarci che nei momenti dolorosi, nelle prove della vita, Dio Padre non smette di guardarci, di amarci...di "benedirci".

Mi piace pensare che, in quei momenti di polverosa salita al Monte Calvario, di sanguinosa visione della Passione del Figlio, Maria sia tornata con la memoria del cuore al momento dell'annunciazione, al momento dell'...inizio di tutto!
Mi piace credere che -quasi come in un flash back- abbia rivissuto, istante per istante, quell'attimo di Amore sublime in cui il Padre le chiese di diventare Sposa dello Spirito Santo e Madre del Figlio Unigenito.

Maria, sul Calvario, è chiamata quasi a rispondere ad una SECONDA ANNUNCIAZIONE, a ripetere i passi del suo Sì e li ripete come una Donna che ha compreso, ora più che mai, che l'Amore è spesso fatica, dolore, compartecipazione alle sofferenze, ma che proprio per questo è PREZIOSO.
Maria CAPISCE più di chiunque altro, che il SACRIFICIO è la PERLA PIU' BELLA DEL VERO AMORE.
Maria è consapevole di come quel suo SI' pronunciato davanti all'arcangelo Gabriele abbia spalancato all'umanità le porte della Salvezza e lo ribadisce ora, sul Monte di Morte del Signore Gesù.

Maria SA di essere la più fortunata fra tutte le donne, perché il Calvario che ora sta affrontando insieme al Figlio è il culmine di un Progetto Divino d'Amore che l'ha vista coinvolta in prima persona e che le ha permesso di ricevere 
il DONO GRATUITO di una MATERNITA' SENZA PRECEDENTI, DELL'ESPERIENZA UNICA DELLA REDENZIONE IN ANTICIPO, DELLA CONOSCENZA SUBLIME DI DIO PADRE E DELLO SPIRITO SANTO.

Provando a gettare uno sguardo all'Annunciazione, troviamo in San Luca la prima menzione dello Spirito Santo: a Maria viene rivelato questo grande mistero di un Dio Uno e Trino, di un Dio "Spirito Santo", di un Dio "Altissimo" e di un Dio "Figlio di Dio"....

Se questi erano i tesori offerti a Maria quando accettò di essere Madre di Gesù, se già la sua vita immacolata le aveva attirato tante benedizioni divine, come non pensare che ai piedi del Calvario, SOPRATTUTTO AI PIEDI DEL CALVARIO, Maria Santissima sia stata la PIU' BENEDETTA tra le donne, perché il suo eroico SI' ancora una volta confermato, attirava le benedizioni divine anche sull'umanità sofferente.

E' il mistero della compartecipazione alla Passione del Figlio, che in Maria arriva ad un livello irraggiungibile per ogni altra creatura.

Maria Immacolata, Madre Addolorata, è dunque, anche ai piedi della Croce, specialmente ai piedi della Croce, la Creatura più ricolma di Grazia, la più Benedetta tra le donne, colei che attira il "bene-dire" di Dio su di lei con la sua incondizionata obbedienza al progetto di Salvezza, e con il suo amore crescente...
Anche mentre il Figlio muore, Maria ètalmente innamorata da sentirsi ancora RICCA, IMMENSAMENTE RICCA dell'UNICO VERO TESORO: DIO!
 IL FIGLIO CHE MUORE IN CROCE E CHE L'HA REDENTA IN ANTICIPO;
IL PADRE CHE L'AMA DALL'ETERNITA';
LO SPIRITO SANTO CHE LA SOSTIENE CON I SUOI SANTI DONI, in particolare quello della fortezza, che la conduce all'eroico martirio del Suo Cuore Immacolato.

Madre Santa, donaci un po' di questa tua fede, regalaci un po' della tua fortezza, aiutaci ad essere sempre fedeli al nostro Dio, per sentire su di noi le Sue benedizioni, il Suo compiacimento anche nell'ora della prova, ribadendo il nostro sì di cristiani, giorno per giorno!

domenica 23 giugno 2013

VOCAZIONE: proclamare la Parola di Dio


Cari amici del blog, pubblico con grande piacere una testimonianza vocazionale un po' diversa dalle altre...leggetela ugualmente: il Signore chiama in molti modi e per molti servizi, ricordandoci che in tutto possiamo essere un piccolo seme gettato nel suo campo, per portare frutto!


Preghiamo per quanti, quotidianamente e nelle Messe festive, sono chiamati a farsi strumenti per la proclamazione della Parola di Dio, affinché sappiano veramente svolgere questo servizio con umiltà e dignità, non per sfoggio di bravura tecnica o di bellezza fisica o di appariscenda mondana, ma per essere la "voce" dell'Unica Voce.


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Ambone nella Basilica Vaticana


"Dare voce alla Parola
significa ricercare la giusta misura:
l'espressività viene da dentro,
perché la pronunzia è delle labbra,
ma il suono è di tutta la persona"


Potrebbe sembrare strano accostare il termine "vocazione" al ministero di fatto di lettrice in Chiesa.
Eppure la mia è stata realmente una "chiamata": incalzata per molti anni dalle pressanti richieste di quelli che poi sarebbero diventati animatori liturgici, inseguita finanche in parrocchie diverse dalla mia (quasi che il Signore si divertisse in una benevola "persecutio"!), una mattina di ormai quasi 5 anni fa, dissi finalmente "sì", imparando a convivere -nella mia esperienza di fedele laica- con la dimensione nuova dell'essere una "voce" a servizio della Parola di Dio, pur se strumento povero e semplice.
E non solo: perché per me, questo significava anche un'altra cosa, il comprendere che, a volte, la nostra volontà è differente da quella di Dio, che noi vorremmo dire un no, quando invece Lui si aspetta una risposta affermativa...che a volte a noi sembra cosa non buona, non adatta a noi, mentre Lui sa già che -magari dopo molti nostri sforzi- quella sarà la strada per noi...

Ammetto che molte cose mi bloccavano: la timidezza, l'imbarazzo, una sorta di batticuore automatico che si innescava appena sapevo di dovermi muovere, la gestualità nuova da appredere, l'emozione da controllare per non storpiare la voce e il senso delle letture.

Eppure, dopo cinque anni di servizio -svolto un po' dovunque, per grazia di Dio-, sento di poter dire che il Signore mi ha fatto un grande, grandissimo dono e che giorno dopo giorno mi fa sperimentare -nel mio piccolo- che realmente l'essere "voce" che proclama la Parola è fare esperienza diversa di quella Parola stessa, rendersi disponibili al Suo ascolto per farla ascoltare agli altri.
Viverla nel cuore, nella vita, per essere, in un certo senso, non soltanto annunciatori del momento, ma testimoni quotidiani innamorati e assetati della Parola di Dio.

Personalmente non ho mai seguito corsi per lettori (non per mia negligenza, ma per assenza di corsi parrocchiali), ma dopo qualche anno di questa "esperienza" -e vinta la parte più ruvida delle difficoltà psicologiche- ho avvertito il bisogno di capire come potevo essere realmente uno strumento a servizio della Comunità, quale "surplus" mi richiedeva la responsabilità del mio compito.
Perché se davvero si comprende che lì è Dio che ci parla, allora non si può pensare che una Lettura sia solo...una lettura!

Credo che in questo non servano per forza grandi corsi ad hoc  -per quanto di certo siano utilissimi-, ma innanzitutto un po' di buona volontà e di umiltà.
Ritengo che occorra comprendere che spesso i nostri primi consiglieri sono quelli che ci ascoltano seduti sui loro banchi e che hanno tutto il diritto di ricevere una Parola non drammatizzata, ma letta con il giusto sentimento, il giusto tono, la giusta espressività; non una Parola "volatilizzata" o "rallentata", ma proclamata scandendo bene ogni vocabolo; non una Parola incompresa, ma assimilata, ruminata da chi la deve far entrare negli orecchi e-si spera- un po' anche nel cuore dell'uditorio.

Mi sono in sostanza accorta che l'essere stata chiamata esigeva da me non solo la risposta di un sì al servizio, ma anche di un "come" nel servizio.
L'impegno non è solo nell'assicurare una preparazione "tecnica" della lettura (leggerla cinque minuti o mezz'ora prima), ma nel garantire un INCONTRO reale con quel Dio Vivo e Vero che ogni giorno mi parla nelle Sacre Scritture.

Allora, in questo senso, il ministero di fatto è diventato un arricchimento in primis per me stessa: la cosiddetta preparazione remota (la lettura e meditazione della Parola di Dio) e quella prossima (la meditazione del Vangelo del giorno e una buona preparazione delle letture quotidiane, indipendentemente dal fatto di doverle poi proclamare o meno) mi hanno aiutato a penetrare maggiormente nella Bellezza della Scrittura; l'assidua partecipazione ai Sacramenti e la preghiera sono stati il supporto indispensabile; l'ascolto dei consigli anche "tecnici" ricevuti da altri parrocchiani e da un sacerdote amico, l'attenzione ai "talenti" di altri lettori, lo studio dei documenti della Chiesa e la lettura di testi spirituali (specie sulla Santa Messa!) sono stati e sono tutt'ora un bagaglio prezioso!

Ecco, a me stessa e a chi è chiamato allo stesso servizio, oserei dire: non valutiamoci superiori perché Dio ci chiama a questo compito non da poco, ma cerchiamo di partire dall'idea che c'è sempre da imparare e che a volte, anche noi dobbiamo lottare con qualche piccola o grande tentazione di superbia!
Ascoltiamo sempre altri lettori: a volte è facile, in questo modo, accorgersi di alcune loro capacità tecniche, di certi accorgimenti di timbro, di tono, di pause, che rendono più facile rimanere attenti, concentrati su quanto viene proclamato, perché rendono più interessante l'ascolto, perché danno "sapore" al testo ed al suo contenuto!
Ogni cosa bella, come un buon piatto, se presentato anche nella veste più adatta, elegante, ma sobria, la rende più gustosa!
Accogliamo con umiltà i suggerimenti di tutti e valutiamoli con concretezza, senza sentirci dimezzati da eventuali correzioni!
A volte, cose banalissime ci sfuggono -specie agli inizi- come la necessità di dover alzare la voce all'ambone, anche se abbiamo già un microfono a disposizione!
Rammento ad esempio, con grande riconoscenza, le parole di una brava lettrice della mia parrocchia, che un giorno mi disse: "Il Salmo va letto come una poesia"!
Solo molti anni dopo ho compreso la bellezza del Salmo, che è preghiera, arpeggio del cuore, che è la stessa preghiera che la voce di Nostro Signore tante volte ebbe a proclamare nel Tempio!
Che è preghiera profetica quando parla di Lui, preghiera umanissima e divina insieme quando esprime tutti i sentimenti dell'animo umano...
Ma quel suggerimento è stato per me prezioso, perché mi ha spinta a guardare al Salmo non solo come ad una serie di versi da cadenzare, non solo come una cosa un po' ostica, ma come qualcosa da far sgorgare dal di dentro!

A chi legge e non ha ancora molta padronanza con l'ambone, io direi: non vergognatevi nel chiedere consiglio! Specialmente sulla Salmodia, che a volte è la più apparentemente semplice, ma  potenzialmente la più ricca, se si riesce a trovare la giusta chiave di lettura!

Pensate che il Salmo è un botta e risposta d'amore fra Dio e la Sua Creatura!
E' un canto d'amore stupendo!

Innamorandoci di Colui che ci parla nella Parola saremo poco per volta sempre più in grado di realizzare, nel nostro servizio, quello che anche in tanti semplici manuali per lettori si sottolinea: essere solo...l'amplificatore di Dio!

Allora sarà possibile, alle volte, sperimentare qualcosa di misteriosamente grande: sentire che mentre proclamiamo la Parola, la Scrittura ci tocca il cuore in modo nuovo, che parla a noi mentre noi la facciamo parlare per gli altri; che sgorgano in noi sentimenti, impressioni, espressioni vocali, consapevolezze che quasi non sono le nostre, ma ora di Paolo, ora di Isaia, ora -passatemi l'espressione forte- di Dio. 
Un Dio che ama, che sente compassione, che si china sulle nostre miserie, che sa anche rimproverare, correggere, inseguire le Sue Creature.
In quegli istanti, seppure la voce sia la nostra, percepiamo che realmente la Parola è sempre attuale: io "presto" le mie corde vocali, ma parla Paolo, parla Osea, parla Dio stesso!

"Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
Ecco, io metto le mie parole
sulla tua bocca"

(Ger 15,19)


In quei momenti la Grazia ci sfiora, ci afferra e ci fa comprendere che noi realmente siamo piccoli esseri, creature finite, ma Colui che è Creatore eterno ed infinito, mentre ricorre ai nostri poveri mezzi, ci colma di una ricchezza straordinaria!
E percepisco che realmente  la "Parola di Dio è viva ed efficace" (Eb 4,12) e con il profeta Geremia, sento di poter ringraziare il Signore con queste espressioni e sentimenti:

"Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore"

(Ger 15,16)

venerdì 14 giugno 2013

I DUE CUORI....riflessioni nel mese del Sacratissimo Cuore di Gesù


Le litanie del Sacro Cuore, ci rammentano il mistero del Verbo Incarnato, facendoci invocare il  "Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria".
E' un mistero di grandezza incomparabile: il Cuore di Dio Figlio si è lasciato plasmare nella carne di una Donna, la Vergine Maria.

Si direbbe: il Cuore del Figlio viene dal...cuore della Madre.
Il Cuore di Dio, dal cuore della creatura.

Eppure, questa non è l'unica manifestazione dello straordinario agire di Dio.
Si potrebbe pensare, infatti, alle parole del profeta Ezechiele:


"VI DARO' UN CUORE NUOVO,
METTERO' DENTRO DI VOI
UNO SPIRITO NUOVO"

(Ez, 36,26)

Ora, quale creatura ha avuto, per prima, il "cuore nuovo", lo "Spirito nuovo", se non Maria Santissima?


Prima ancora che il Verbo si incarnasse in lei, il suo cuore verginale è stato un cuore perfetto, libero da ogni macchia di peccato, "redento in anticipo".
Prima ancora che Cristo fosse morto e risorto, e asceso al Cielo per inviare il Paraclito, lei era già ricolma di Spirito Santo.

Quello stesso Spirito la renderà poi Madre del Salvatore, fecondando il suo grembo purissimo.

Allora, potremmo dire, che Maria è fin dalla sua nascita -che precede temporalmente quella del Verbo Incarnato-  il più bel frutto del Cuore di Cristo, Suo Figlio!

Che grande, superlativo, indicibile mistero d'Amore!
Mistero dell'Amore di un Dio che ci offre un modello di cuore nuovo in Maria, la Vergine Madre!

Che mistero pensare che poi, quello stesso cuore, si sia lasciato plasmare, modellare ancora di più, dal Cuore mite, umile, "nuovo", prototipo di ogni cuore, che è il Cuore di Cristo Suo Figlio!

Verrebbe da commentare che l'amore di Dio è talmente tanto sconfinato da averci donato, prima ancora della "Pienezza del tempo", il modello solamente umano cui guardare, cioè il Cuore Immacolato di Maria, dimostrando così che realmente le Vie dello Spirito sono infinite; solo dopo, nella "pienezza del tempo" ci ha anche offerto il modello di un Cuore umano e Divino assieme, che per tutti noi diventa modello di ogni virtù.


Che Gesù abbia quasi voluto "anticipare i tempi" non è tanto assurdo pensarlo: lo farà a Cana di Galilea, cedendo alla richiesta premurosa della Madre che intercede per gli sposi senza più vino.

Quali conclusioni ne potremmo trarre?

Da una parte, che c'è speranza di salvezza, paradossalmente, anche per chi non conosce Gesù Cristo: lo Spirito Santo può raggiungere tutte le anime di buona volontà, che si lasciano -senza saperlo- toccare dalla Grazia di Dio.


Dall'altra, che -ragionando per assurdo- se guardassimo anche solamente a Maria Santissima, avremmo già davanti agli occhi il perfetto ideale del "Cuore Nuovo", cui ispirarci per vivere autenticamente da Figli di Dio.

Se questa è la grandezza di colei che ci esorta con queste parole:
"Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2, 5), allora grande devono essere la nostra devozione ed il nostro affetto filiale al Cuore  Immacolato e Purissimo di Maria Vergine.
Soprattutto, forte e tenace deve essere la nostra imitazione di Maria, pensando che la sua anima è da sempre stata attentissima ad ogni soffio, ad ogni ispirazione dello Spirito Santo, ancora prima di conoscere la parola "Spirito Santo" (e di conoscerLo come la Terza Persona della Santissima Trinità che l'ha resa Madre di Dio) ed ancora prima di ricevere nel suo grembo, il Cristo Incarnato!





"Chi confida nel cuore della Madre, giunge al Cuore del Figlio"

(Papa Pio XI)


lunedì 10 giugno 2013

VOCAZIONE..... "Quando scatta l'innamoramento" - un pensiero di Don Davide Banzato




VOCAZIONE E'...INNAMORARSI....
Mi piacerebbe definire così un bellissimo testo sulla vocazione, scritto da don Davide Banzato.
Un testo molto autobiografico, ma con spunti interessanti e generali, che aiutano a riflettere su questo tema tanto delicato.

Ho scelto di non riportarlo tutto (potete leggerlo sul sito dei cavalieri della luce), ma di estrapolare solo l'ultima parte, quella che trovo più densa di significato, perché condensa tutto: l'innamoramento, la possibilità umana di smarrirsi davanti ad un Amore che non è sempre "tangibile" come gli altri amori, ma anche -e soprattutto- la stupenda opportunità di lasciarsi sempre guidare dalla Provvidenza di Dio, che ha vie infinite, rimanendo PERSEVERANTI nel cammino intrapreso!

Mi piace soprattutto il primo punto sottolineato da don Davide: incidere a fuoco il momento dell'innamoramento, il "sentimento" che si prova, quello che Lui fa sentire nel cuore di un chiamato!

Ad un amico, giorni fa, scrivevo queste parole: "La Sua Voce si fa sentire ed in certi momenti è INCONFONDIBILE.
A quei momenti ti devi aggrappare sempre, per essere fedele anche quando ti sembra di non sentirLo più o quando ti pare di convincerti che sarebbe meglio prendere altre strade".

Innamorarsi e lasciarsi innamorare di Gesù non è un'esperienza uguale a quella degli innamoramenti umani...
C'è sempre un aspetto simile, perché la FONTE, la RADICE dell'Amore, l'Amore stesso è unico e non a caso il matrimonio è il Sacramento che simboleggia, rappresenta, raffigura il legame fra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa.

Farsi amare da Gesù ed amarLo in modo esclusivo è qualcosa di UNICO: Lui è una Persona, ma non semplicemente una Persona Umana...LUI E' DIO!

E Dio, per Sua Natura, non può essere completamente sotto il controllo dell'uomo.... specialmente finché si rimane su questa terra, in cui non ci è dato di vederLo faccia a faccia.

Amare e lasciarci amare da Cristo è l'esperienza di chi, in un dato momento, nettamente percepisce questo amore unico, totale, esclusivo, per il quale veramente, come dice don Davide, lasceresti tutto e tutti, per seguirLo.
Ma è anche l'esperienza di un Dio che a volte si nasconde, che mette alla prova nella prova suprema, quella del "silenzio", prova che può essere non per forza un'oscura notte della fede, ma anche -e più semplicemente- momento di aridità spirituale, in cui il Signore vuole saggiare l'amore di chi chiama; fase di dubbio che serve a rendere più matura la scelta presa; tentazione diabolica perché il nemico non dorme mai e vuole strappare le anime dalla strada che porta alla felicità tagliata su misura per ciascuno!

Meditate sul testo di don Davide, specialmente se fra voi lettori c'è qualcuno in ricerca vocazionale...riportate la vostra memoria su un dato momento, quello in cui avete sentito Lui in una maniera nuova, intensa, piena di un Amore che mai avevate sperimentato prima .... e fatevi coraggio! 
Ogni chiamata è anche un salto nel buio, ma dopo il salto, c'è la terra ferma, verso il Cielo!




VOCAZIONE: PENSIERI DI DON DAVIDE BANZATO




"Quando però scatta l’innamoramento bisogna inciderlo a fuoco nel cuore e consiglio anche di scriverselo nel diario personale!

Capita una volta sola il colpo di fulmine vocazionale, quello in cui senti che la tua strada è per quella via o con quella persona o quella comunità.

Ne sei attratto e non sai perché, sei nella gioia piena e non c’è un motivo, faresti pazzie, lasceresti subito tutto!

Allora Dio ha parlato al tuo cuore.

Vaglia il tutto perché il diavolo è astuto, confrontati, ma poi buttati! 

Non avrai mai la certezza al 100%, altrimenti che scelta sarebbe?

Che vero atto di amore sarebbe senza prove?

Arriveranno dubbi, penserai d’aver sognato, oppure sarai perseguitato da amici, parenti, da chi più ami… ma va’, non voltarti indietro…

il tempo dirà se era la tua strada e Dio non ci prende in giro, se in buona fede abbiamo fatto un discernimento e in obbedienza ci siamo buttati a seguirlo, condurrà i nostri passi sempre, e anche se per assurdo avessi capito male, userà quell’esperienza per portarti là dove sei chiamato a spenderti per realizzare un pezzetto di Cielo sulla Terra"!

mercoledì 5 giugno 2013

"...RIMASERO AMMIRATI DI LUI...."


Il Vangelo di ieri (Mc 12,13-17) ci presentava la famosa scena in cui Gesù viene interrogato circa l'opportunità di pagare o meno le tasse a Cesare. 
Il brano si concludeva con una frase all'apparenza in contrasto con l'atteggiamento dei farisei e degli erodiani: 

"E rimasero ammirati di Lui".

Amirati da un Gesù che non aveva avuto timore alcuno nel confutare le loro ipocrisie, nel trovare uno "stratagemma" per rispondere senza rispondere, per dire la Verità, senza quasi urtare le suscettibilità degli interlocutori.
Ammirati di Colui dal quale erano andati solo per farlo cadere nella loro trappola!
Ammirati di Colui che -nello stesso episodio narrato in Mt 22,15-22 - li aveva chiamati "IPOCRITI"!



Un atteggiamento simile, Gesù lo aveva tenuto anche due giorni fa, nel narrare la parabola dei vignaioli omicidi, ma usando toni diversi, parlando in parabole, appunto, non ricorrendo ad un'arguzia come quella della moneta con l'effige di Cesare.

Infatti, nel caso della parabola, gli scribi e gli anziani avevano ben compreso che era rivolta a loro la dura disamina di Gesù e per questo motivo si erano mostrati irritati nei Suoi confronti, soffocando l'ira solo per timore di una rivolta popolare.

Il brano lucano di ieri, invece, ci presenta una "sottigliezza" del Maestro che ci offre qualche spunto di riflessione.

Personalmente, mi fa pensare agli insuccessi nell'apostolato.

Insuccessi che, in un certo modo, Gesù ha "sperimentato" nella Sua vita terrena, quasi volendoli condividere con noi.
Mi riferisco a quelle "sconfitte" con persone che ci stanno intorno, che comprendono e condividono anche la nostra fede, ma magari solo a modo loro, credendo a quello che più conviene e disprezzando il resto.
Ostinandosi a voler sempre ragione.
Mancando dell'umiltà per amare totalmente la Santa Madre Chiesa.
Quei tipi di persone che, nonostante tutto, ci ronzano intorno, ci interpellano, come fecero quegli uomini mandati da Gesù nel Vangelo di ieri, ma che non accettano poi, totalmente, con un cambiamento di vita, le nostre risposte fedeli alla Parola di Dio.

Guardiamo al brano evangelico:
nell'offrire la Sua risposta a quanti volevano coglierLo -o indurLo- in errore, di certo Gesù non mette in secondo piano l'esigenza di convertire i loro cuori.
Non sarebbe stato "Maestro e Signore" se avesse agito con il solo, apparente scopo, di uscire indenne da una discussione.

Se, in questa circostanza, Cristo ricorre ad un'arguzia particolare è, invece, probabilmente per un motivo preciso: non forzare la mano, cercare di convincere suscitando l'ammirazione dell'avversario. Non rischiare di perderlo completamente! 
Sintetizzando, oserei dire: Gesù vuole creare una sorta di.... "mezza amicizia", quella in cui si mantengono dei rapporti con l'altro, per aiutarlo comunque a cogliere quel poco di buono che riesce a recepire! Rimanendo in attesa di una conversione totale.

Confrontato con il Suo modo di fare con altre persone (come appunto con gli scribi, i sacerdoti, gli anziani), si potrebbe dire che la pedagogia di Dio è quella di trattare in maniera diversa le diverse anime: con alcune c'è la necessità di una sferzata netta, drastica, durissima al fine di stimolare un cambiamento.
Con altre occorre invece più pazienza, quasi più "astuzia": suscitare appunto l'ammirazione, conquistare l'altro poco per volta per attirarlo a Sè.

Gesù insegna qualcosa anche a noi: spesso nel nostro aspostolato siamo consumati dallo zelo...uno zelo che in sè stesso non è un male, ma che va calibrato, dosato, adattato.
Ci sono tempi, modi, persone con cui essere più o meno "irruenti".
Con alcune vale il detto che spesso citava Padre Pio: "Mazze e panelle fanno i figli belli" , ossia: bastonate e pane fanno crescere i figli.
Per altri, vale solo il ricorso alla dolcezza, secondo il detto di San Francesco di Sales: "Si prendono più mosche con un goccio di miele che con un barile di aceto".

Mosche: quegli insetti un po' fastidiosi, che ti ronzano intorno, ti vengono a fare il "solletico" camminandoti sul viso, poi magari ti si infilano nelle orecchie o nel naso e cerchi faticosamente di scacciarle smanacciando come un pazzo, magari anche in pubblico!
Per sentirtele, puntualmente, ritornare addosso!

Papa Luciani, ne "Gli Illustrissimi", nella lettera idealmente indirizzata a Santa Teresa di Lisieux, scriveva:

"Amore spicciolo.
Spesso è l’unico possibile. 
Non ho mai avuto l’occasione di gettarmi nelle acque di un torrente per salvare un pericolante; spessissimo sono stato richiesto di prestare qualcosa, di scrivere lettere, di dare modeste e facili indicazioni.
Non ho mai incontrato un cane idrofobo per via; invece, tante noiose mosche e zanzare; mai avuto persecutori che mi bastonassero, ma tante persone che mi disturbano col parlare forte in strada, col volume della televisione troppo alzato o magari col fare un certo rumore nel mangiare la minestra. 

Aiutare come si può, non prendersela, essere comprensivi, mantenersi calmi e sorridenti (il più possibile!) in queste occasioni, è amare il prossimo senza retorica, ma in modo pratico. Cristo ha molto praticato questa carità.
Quanta pazienza nel sopportare i litigi che gli Apostoli facevano tra di loro!
Quanta attenzione a incoraggiare e lodare: "Mai trovata tanta fede in Israele" dice del Centurione e della Cananea.
"Voi siete rimasti con me anche nei momenti difficili" dice agli Apostoli.
E una volta chiede per piacere la barca a Pietro".

La risposta di Gesù alla domanda sul tributo da pagare a Cesare, mi viene spontanea catalogarla in questa forma di "amore spicciolo con le mosche": d'altronde, questi erodiani e farisei,  erano venuti da Lui appositamente per metterLo in difficoltà, comportandosi come le mosche che infastidiscono...
Gesù si dimostra superiore: non solo lascia che quelli Gli si avvicinino, che Gli ronzino intorno...si lascia anche interrogare ed offre loro una risposta.
Si tratta, però, di una risposta che non è quella di chi scaccia la mosca con una manata, bensì di chi la lascia camminare sul viso, per affrontarla "gentilmente"!

L'esempio che ci offre è quello che ci descrive anche Papa Luciani: se la mosca la scacciamo in malo modo, forse tornerà anche a ronzarci intorno, ma sempre con intenzioni non buone.
Solo per tornaconto personale.
Se invece la affrontiamo con carità, ma rimanendo "semplici come colombe e prudenti come serpenti", forse otterremo qualche risultato!

La semplicità di Gesù, qui sta nel fatto che consente agli interlocutori di affrontarLo: non scappa, non si nasconde, non si trincera dietro un mutismo che con altri, invece, utilizza (quando Gli viene chiesto: "Con quale autorità fai queste cose", Egli risponde non rispondendo!).
La semplicità, si unisce alla prudenza, quando la Sua risposta si fa un gioco di arguzia che dice senza dire apertamente, che contempera buon senso e capacità pedagogica.

Gesù, con la Sua intelligenza, con la Sua capacità di portare la Verità -che è sempre unica!- in un modo nuovo, inusuale, suscita l'ammirazioni di farsei ed erodiani.

Certo, l'ammirazione non è un successo totale.
Forse quelli se ne saranno andati un po' soddisfatti e sbalorditi, ma poi saranno ricascati negli stessi peccati.
Eppure Gesù fa la cosa migliore: traccia un solco.
UN SOLCO DI SPERANZA!

L'ammirazione è meno della conversione, ma è sempre un più di un totale rifiuto.

Quando allora incontriamo "mosche e zanzare", persone che ci infastidiscono, ma alle quali dobbiamo pur sempre pensare come a figli di Dio e fratelli nostri, desiderando per essi la salvezza eterna, ecco, proviamo a comportarci secondo l'insegnamento del Maestro.
Non lasciamoci avvilire dagli apparenti fallimenti nel nostro apostolato: forse la mosca rimarrà sempre mosca, ma quel bene che possiamo seminare, quel tenerla legata a noi destando la sua ammirazione, potrebbe essere per lei una piccola ancora di salvezza, una tavola alla quale aggrapparsi per non annegare completamente!

Facciamone occasione di "amore spicciolo": non ci verrà chiesto il martirio fisico, ma già sopportare "le mosche" sarà un piccolo martirio del cuore, esercizio di pazienza e di carità.

Facciamone testimonianza di amore spicciolo nel senso che ci consentirà di amare quasi "poco per volta", ma sempre, con costanza, in base alla capacità del ricevente!

Facciamone esempio di rispetto per l'altro che rimane sempre un potenziale santo fino all'ultimo istante della sua vita: chi sono io per scacciare in malo modo un fratello?
La correzione può essere sempre salutare, ma va dosata!

Facciamone coerenza di vita cristiana: dire la verità non vuol dire rompere completamente i rapporti con chi la pensa per noi! E' piuttosto uno spendersi sempre per le anime!

E come dice Santa Teresa d'Avila: la pazienza tutto ottiene!








martedì 4 giugno 2013

TRIDUO AL SACRATISSIMO CUORE DI GESU'




Triduo al Sacro Cuore di Gesù
Per il triduo al Sacro Cuore, i testi sono estratti dal libricino devozionale "Preghiere al Sacro Cuore di Gesù" di Mons. Pasquale Ciocia (roma, 1952).




TRIDUO IN ONORE AL SACRO CUORE DI GESU'



PRIMO GIORNO


Quanto soave sei Tu, o Cuore Divino!
Mentre dal cielo conti i capelli del nostro capo, qui enumeri silenzioso le lacrime e gli affanni del nostro cuore; mentre vesti i gigli dei campi e provvedi agli uccelli dell'aria, qui condividi la miseria e la desolazione nostra, e ci incoraggi a venire a Te, ripetendoci: "O voi tutti che siete angustiati, venite a me ed io vi rianimerò".

Tu solo che sai comprenderci ed aiutarci, Tu solo potrai rendere meno amare le mie lacrime, o Cuore di Gesù.

Gloria al Padre....

Dolce Cuore del mio Gesù, fa' ch'io Ti ami sempre più




SECONDO GIORNO

Purtroppo è vero, io non merito nulla per tanti abusi che ho fatto della Tua Bontà.
Ma non dicesti Tu alla tua prediletta Margherita "i peccatori troveranno nel Mio Cuore la fonte e l'oceano della Misericordia? Tutti coloro che a Me si affidano, saranno consolati nelle loro afflizioni"?

Cuore di Gesù, tesoro nostro, nostra felicità, nostra vita, non lasciarmi così desolato, adempi in me le tue promesse, continuerai così la serie dei Tuoi trionfi.

Gloria al Padre....

Dolce Cuore del Mio Gesù, fa' ch' io Ti ami sempre più






TERZO GIORNO

Cuore trafitto di Gesù, vieni in aiuto dell'anima mia, prima che la preghiera languisca sul mio labbro e il cuore si spezzi nel suo dolore.
L'anima mia è abbattuta, desolata; cerca conforto nelle creature e non lo trova.
Tu solo se il vero consolatore, il medico che risana, che ha parole vita.

Per tanta bontà che trabocca dal Tuo Cuore, io sento l'anima mia a Te vicina; tanto più vicina, quanto più le creature si discostano da me e mi abbandonano.Eterno Padre, che ci guardi dal Cielo, non respingere da Te l'anima mia; giunga il mio grido al tuo cospetto.
Gesù ha fatto sua la nostra vita, e stringendoci al Suo Cuore adorabile, Ti presenta i sacrifici nostri, i nostri dolori,
Egli coglie i nostri sospiri, ascolta i nostri gemiti, confonde con le nostre lacrime le lacrime Sue d'amore, e straziato dai palpiti del nostro cuore Te li presenta, ponendo sul nostro labbro la sua ineffabile preghiera, l'estrema preghiera che io Ti ripeto: Padre mio, se è possibile passi da me questo calice amaro.

Gloria al Padre....

Dolce Cuore del mio Gesù, fa' ch'io Ti ami sempre più

sabato 1 giugno 2013

FESTINA LENTE: affrettati lentamente! Maria donna dell'ascolto, della decisione e dell'azione - Riflessioni a margine delle parole del Santo Padre, a conclusione del mese mariano




FESTINA LENTE.... affrettati lentamente...

Lo dicevano greci, latini e poi fiorentini:

"FESTINA LENTE" fu  infatti il motto scelto da  Cosimo I de Medici per raffigurare la sua flotta, associando a queste parole una "tartaruga con una vela".
Il monito era chiaro: si riesce nelle imprese solo attraverso un sapiente equilibrio tra prudenza (la lentezza della tartaruga) e azione (la vela spinta dal vento).

Noi oggi diremmo: chi troppo vuole, nulla stringe, perché la gatta frettolosa fa i gattini ciechi! 

Solo chi si ferma è perduto, ma chi va piano...va sano e va lontano!

La tartaruga con la vela -stemma della flotta di Cosimo I dei Medici

Ascoltando ieri sera le parole di Papa Francesco, nella mia mente risuonavano proprio queste due parole:   


Festina lente: affrettati lentamente

Maria è la donna dell'ascolto, della decisione e dell'azione, ci ha detto il Santo Padre.
Maria sa ascoltare la voce di Dio, i fatti reali e comprenderne il significato.
Maria ascolta "meditando"tutto, prudentemente, nel suo cuore.
Si prende il "tempo" necessario per capire, per sviscerare, per concretizzare quello che le viene detto.

Maria "non vive di fretta, ma solo quando è necessario va in fretta".



 "Maria non si lascia trascinare dagli eventi, non evita la fatica della decisione.  Maria si mise in viaggio e «andò in fretta…» (cfr Lc 1,39). Domenica scorsa sottolineavo questo modo di fare di Maria: nonostante le difficoltà, le critiche che avrà ricevuto per la sua decisione di partire, non si ferma davanti a niente.
E qui parte “in fretta”.
Nella preghiera, davanti a Dio che parla, nel riflettere e meditare sui fatti della sua vita, Maria non ha fretta, non si lascia prendere dal momento, non si lascia trascinare dagli eventi.
Ma quando ha chiaro che cosa Dio le chiede, ciò che deve fare, non indugia, non ritarda, ma va “in fretta”.
Sant’Ambrogio commenta: “la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze” 

FESTINA LENTE: affrettati lentamente...

Affrettati lentamente come la tartaruga con la vela, che per sua norma "va' piano e lontano", nella sua lenta prudenza, ma che sa anche mettersi in moto, riconoscendo che da sola non può fare molto, ma lasciandosi "guidare" dal vento, che sospinge la vela.
La tartaruga fa la sua parte: con le sue zampe si aiuta sul terreno, mentre la vela, animata dal soffio, l'aiuta nel cammino, le indica la direzione.
La tartaruga si affretta, aiutata dal vento, anche se forse si attirerà le critiche di altri, per questa sua "strana" trovata, per questo suo insolito modo di muoversi!


Potremmo trasformare il "festina lente" e la tartaruga con la vela nel "nostro motto", riadattandolo in termini cristiani: Maria è Vergine Prudentissima, che non ama la frettolosità distruttiva, irrazionale, impulsiva;
Maria è donna dell'ascolto, che sa analizzare, aspettare, chiedere lumi dall'Alto; 
Maria è colei che si lascia guidare dal SOFFIO DELLO SPIRITO SANTO, da quell'Amico e Consigliere inseparabile che orienta le nostre decisioni, i nostri movimenti interiori ed anche quelli esteriori.
Da Colui che sa darci i "tempi giusti" per muovere i nostri passi:

"Lampada per i miei passi è la Tua Parola" (Sal 119,105)



Festina lente: affrettati lentamente.

Dio ci parla, ascoltiamoLo, "meditiamoLo", facciamoLo agire in noi.

Lo Spirito Santo ci guidi, sospinga la nostra vela verso i percorsi che ogni giorno, anche nel semplice quotidiano, traccia per noi.

Maria, nostra Madre, modello della Chiesa, prototipo di ogni cristiano, ci aiuti, ci renda capaci di ascolto, pronti all'azione, docili alle ispirazioni delle Spirito Santo, perseveranti nel camminare.
Consapevoli che la nostra fatica è sorretta da Colui che "rende saldi i nostri passi" (cfr Sal 119, 133)