Processione del Corpus Domini, Roma |
Nella Solennità del Corpus Domini vorrei tracciare una pista di riflessione prendendo spunto da tre interventi del Santo Padre:
il discorso al convegno diocesano, l'omelia nella solennità del Corpus Domini e la visita alla casa circondariale di Castrovillari.
Dei primi due mi ha colpita l'idea comune di "memoria":
"Dobbiamo recuperare la memoria, la memoria della Chiesa che è popolo di Dio.
A noi oggi manca il senso della storia.
Abbiamo paura del tempo:
niente tempo, niente percorsi, niente, niente! Tutto adesso! Siamo nel
regno del presente, della situazione.
Recuperare la memoria nella pazienza di Dio,
che non ha avuto fretta
nella sua storia di salvezza,
che ci ha accompagnato lungo la storia,
che ha preferito la storia lunga per noi, di tanti anni,
camminando con
noi".
(Discorso al convegno diocesano)
"Una volta stabilito nella terra, il popolo eletto raggiunge una certa autonomia, un certo benessere, e corre il rischio di dimenticare
le tristi vicende del passato, superate grazie all’intervento di Dio e
alla sua infinita bontà.
Allora le Scritture esortano a ricordare,
a fare memoria
di tutto il cammino fatto nel deserto,
nel tempo della carestia e dello
sconforto.
L’invito è quello di ritornare all’essenziale,
all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la sopravvivenza
era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che «non vive
soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).
Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo
che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più.
Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità,
altri con il potere e l’orgoglio.
Ma il cibo che ci nutre veramente e
che ci sazia è soltanto quello che ci dà il Signore!
cibo che ci
offre il Signore è diverso dagli altri, e forse non ci sembra così
gustoso come certe vivande che ci offre il mondo.
Allora sogniamo altri
pasti, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano la carne e le
cipolle che mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che quei pasti li
mangiavano alla tavola della schiavitù.
Essi, in quei momenti di
tentazione, avevano memoria,
ma una memoria malata, una memoria
selettiva.
Una memoria schiava, non libera.
Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare?
A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di
mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù?
Inoltre, ognuno di noi può
domandarsi: qual è la mia memoria?
Quella del Signore che mi salva, o
quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù?
Con quale memoria io
sazio la mia anima?
Il Padre ci dice: «Ti ho nutrito di manna che tu non
conoscevi».
Recuperiamo la memoria.
Questo è il compito, recuperare la
memoria.
E impariamo a riconoscere il pane falso che illude e corrompe,
perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato".
(Omelia nella Solennità del Corpus Domini)
Recuperare la memoria di una storia d'amore: quella tra Dio e il Suo popolo.
Tra Dio e ciascuno di noi.
Recuperare la memoria di una lunga serie di attese, pazienti e misericordiose, di un Signore Uno e Trino che, innamorato della Sua creatura, sempre "sta alla porta e bussa" (cfr Ap 3,20).
Recuperare la memoria di ciò che è bene e male nell'esistenza dei fedeli, in quella personale, affinchè "l'identità dell'esperienza" ci aiuti a non ricadere negli errori del passato.
Recuperare la memoria della "scoperta di Dio" o meglio, del momento in cui abbiamo lasciato che Dio irrompesse nella nostra vita: quell'attimo in cui siamo stati capaci di abbracciare la Sua volontà, di lasciarci toccare nel profondo dal Suo Amore, rinunciando ai compromessi con il male.
Il rischio della società "liquida", del relativismo, dell'attimo, è di portarci ad adorare idoli che non sono il vero pane.
Il pericolo che si corre è di adagiarci nella situazione di tranquillità e abbassare la guardia, diminuire le resistenze, in poche parole, far entrare in noi, poco per volta, quello che ci allontana dalla capacità di sentirci appagati solo dal Pane di Vita.
"E’ più difficile lasciarsi incontrare da Dio che incontrare Dio,
perché
in noi c’è sempre una resistenza.
E Lui ti aspetta, Lui ci guarda, Lui
ci cerca sempre".
(Papa Francesco, visita alla casa circondariale di Castrovillari)
Incontrare il Vero Pane potrebbe essere solo un atto esteriore, potrebbe fermarsi al mangiare una Particola senza "comprendere" CHI si sta ricevendo e QUALE IMPEGNO comporta nella vita quotidiana.
Lasciarsi incontrare da Dio significa invece lasciarsi trasformare da Lui, recuperare la memoria del Suo Amore eterno (cfr Ger 31,3) e dello spartiacque che il Suo ingresso nella storia collettiva del Suo popolo e personale di ognuno di noi, ha tracciato tra il nostro "prima" ed il "dopo".
Avere fame di Eucaristia è avere fame di Vita Vera, ma la Vita Vera ci disseta solo quando noi consentiamo al Signore di vincere in noi le tendenze all'incallimento nel peccato, alla tentazione di cercare soddisfazione in ciò che non è Lui, alla pigrizia nello sforzo di "cambiare" modo di agire, di pensare, di rapportarci agli altri.
Lasciarsi incontrare da Dio è non solo incontrarLo, "adorarLo", ma anche "camminare con Lui, dietro a Lui e con Lui.
Adorare e camminare: un popolo che adora è un popolo che cammina!
Camminare con Lui e dietro a Lui, cercando di mettere in pratica il suo
comandamento, quello che ha dato ai discepoli proprio nell’Ultima Cena:
«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv
13,34).
Il popolo che adora Dio nell’Eucaristia è il popolo che cammina
nella carità. Adorare Dio nell’Eucaristia, camminare con Dio nella
carità fraterna".
Chiediamo al Signore che ci renda capaci di compiere queste due tappe del percorso e di viverle come realtà quotidiane nella nostra realtà spirituale e materiale: adorarLo e camminare nella carità!
BUONA SOLENNITA' DEL CORPUS DOMINI A TUTTI VOI!
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