La "mistica" dell'amicizia cristiana nel corso dei secoli non ha mancato di regalarci figure stupende di santi (o di santi e persone non canonizzate, ma di certo in cammino sulla strada della santità), legati tra loro da un affetto tutto puro e spirituale.
Si tratta di persone che hanno lasciato il "segno" in modi diversi: epistolari ricchissimi, opere caritatevoli, nuovi istituti religiosi o, più semplicemente, una collaborazione materiale e/o spirituale nel cammino ascetico verso Dio, in un'influenza reciproca carica di frutti spirituali e in condivisione di attività pastorali ed ecclesiali.
Penso alle primissime figure di San Giovanni Crisostomo - Sant'Olimpiade e San Girolamo -Santa Paola; poi, andando più avanti nei secoli a quelle del beato Giordano di Sassonia e della Beata Diana d'Andalò, di Santa Teresa d'Avila e Padre Gracian, San Francesco di Sales e Santa Giovanna di Chantal e, in tempi più recenti, San Pio da Pietrelcina e la sua figlia spirituale Cleonice Morcali (terziaria francescana e consacrata con voti privati), della quale è stato da poco ripubblicato il "Diario Spirituale".
In questi giorni ho tra le mani il volume "Diario di un'amicizia- La famiglia Poltawski e Karol Wojtyla", scritto dall'amica e figlia spirituale del Santo Padre, la dottoressa Wanda Poltawska.
E' un testo di forte carica emotiva oltre che -e soprattutto spirituale- in cui il tema dell'amicizia spirituale emerge con connotati molto moderni, ma anche con grande profondità (stupende le pagine di introduzione sulla permanenza di Wanda nel lager di Ravensbruck).
A pag.422 c'è un passo di notevole impatto "psicologico" che ieri sera mi è stato di supporto per la meditazione personale.
Siamo nel 1978, Mons. Karol Wojtyla è stato eletto Pontefice di Santa Romana Chiesa e l'amica e figlia spirituale si ritrova a vivere questo momento di "cambiamento" in un rapporto di amicizia e direzione spirituale fino a prima realizzato in un quotidiano ritmo di preghiera e lavoro, in parte comune.
In seguito, come già emerge dalle lettere del Santo Padre (e come la storia testimonia) l'amicizia, la collaborazione e la direzione spirituale, avranno modo di continuare, in forme nuove, anche con momenti di vita condivisa (la famiglia Poltwaski trascorreva dei periodi di vacanza a Castel Gandolfo e si recava anche in Vaticano)
Ad un certo punto, l'autrice scrive:
"Don Tadeusz ha detto: -L'amicizia non ha bisogno della vicinanza-
E ancora: -Gratuitamente dato, gratuitamente tolto-
Lo so che il dono era gratuito, ma tu mi avevi detto qualcosa di diverso, che: Il Signore Dio non toglie mai, a meno che non sia per dare di più"
Dio è Amore, Dio è...dono gratuito di Sè.
Non può mai essere "sottrazione, diminuzione"....
La Bibbia è ricchissima di esempi che possano dimostrarlo!
Si potrebbero citare, per cominciare, il Padre della fede: Abramo...e poi Sara -sua moglie- privata per tanti anni della gioia di un bambino.
Entrambi ricambiati, alla fine, con una "discendenza numerosa come le stelle del cielo" (Gn 22,17)
Penso a Giobbe, proprio colui che per primo afferma:
"Il Signore ha dato, il Signore ha tolto", aggiungendo "come piacque al Signore, così è avvenuto: sia benedetto il nome del Signore!
Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male"?
(Gb 1,20)
E' proprio Giobbe che, preso di mira da Satana a causa della sua fedeltà al Signore, viene provato per permissione di Dio, fino a perdere ogni cosa: famiglia, beni, salute.
In un certo senso, anche gli amici, i quali finiscono -in un modo o nell'altro- col deriderlo e non comprenderlo. Anzi, col deridere addirittura l'Onnipotente!
Come si conclude il libro che narra la sua storia?
Con un rimprovero -da parte di Dio- agli amici che non si erano comportati come tali e con la completa riabilitazione di Giobbe, che recupera la salute, ottiene nuovamente la stima e l'affetto dei parenti e torna a formarsi una numerosa famiglia.
La cosa più importante è che Giobbe vive un grande guadagno per la sua fede, che non solo non è diminuita (nonostante i dubbi, i momenti di debolezza), ma si è addirittura accresciuta.
Mi piace inserire qui anche la figura di San Paolo: apparentemente la conversione al cristianesimo gli procura la perdita di quella posizione di prestigio all'interno della sua comunità religiosa. Da dottore della Legge, fustigatore dei seguaci di Cristo, a "incatenato" per Cristo.
Eppure è a lui che Dio rivela tanti e tanti misteri, fino a farne uno dei primi teologi della storia della cristianità, colui che venne "rapito fino al terzo cielo" (2 Cor 12,2) in un'elevatissima contemplazione mistica.
Non posso escludere dal novero di coloro cui ho pensato, neanche Maria e Giuseppe, i santi sposi.
Molti padri della Chiesa concordano nel sostenere che Maria Santissima avrebbe voluto votarsi completamente a Dio, mantenendosi vergine.
Una pia tradizione riporta che anche Giuseppe avesse segretamente fatto voto, per conservarsi casto per il Signore.
Ad ogni modo, il matrimonio fra Maria e Giuseppe, al di là dell'apparente privazione della consumazione delle nozze, è il più fecondo che mai la storia dell'umanità abbia potuto contemplare: è in seno alla Sacra Coppia che nasce e cresce Gesù, Figlio di Dio, Figlio di Maria...e, pur se non per generazione fisica, anche Figlio di Giuseppe!
Questo è stato il dono più prezioso da loro ricevuto, che ben ha compensato ogni altra privazione affrontata nella loro vita piena di peripezie, dalla fuga in Egitto alla nascita del Bimbo in una stalla!
E non è forse la privazione "fisica" di Gesù morente sulla Croce, che consente alla Vergine Santissima di divenire Madre di tutti i credenti?
Ma c'è soprattutto un brano del Vangelo che più di tutti mi è tornato alla mente, nel meditare sul Dio che non toglie mai e, se lo fa, lo fa per dare di più:
"Pietro allora prese a dirgli:
«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno
che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o
campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a
persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi»".
(Mc 10, 28-31)
Gesù sta parlando qui della vita consacrata, rivolgendosi ai suoi discepoli.
Lo fa dopo il rifiuto (e ci sarà stato poi pentimento?) del giovane ricco che, pur chiamato, rinuncia a seguire Gesù, perché "possedeva molti beni" (Mt 10,22).
Il giovane ricco, pur essendo proprietario di molto denaro...ha fatto male i suoi conti: ha scambiato Dio per Uno al quale piaccia sottrarre...
La risposta di Cristo è invece eloquente: Dio non toglie nulla e, a chi rinuncia a qualcosa (o a molto!) per Lui, darà di più.
Ricordo ancora un'omelia di un salesiano, di passaggio qnella mia parrocchia, proprio centrata su questo tema.
"Viviamo in case che non abbiamo faticato per costruire, abbiamo un patrimonio spirituale, una tradizione che non abbiamo dovuto creare noi...."
Ecco, questo è il primo punto, quello forse più nevralgico per chi ascolta una chiamata (con le rinuncie che essa comporta): apparentemente si perde qualcosa, ma si guadagna molto di più.
In un contesto materiale, a seconda delle diverse scelte di vita (consacrazione in ordini religiosi, in istituti secolari, voti privati) si "perde" la possibilità di sposarsi, di avere dei beni come case, automobili e conti in banca, ma si acquista una "famiglia", si ha un tetto sulla testa, si moltiplicano le sante amicizie.
Se poi vogliamo allargare il raggio della riflessione, ci vengono in aiuto i brani del Vangelo che la Liturgia della Parola ci ha presentato ieri (Lc 14,15-24) ed oggi (Lc 14,25-33).
Questi passi rendono evidente la necessità del "togliere per ricevere di più" in tutti gli stati di vita:
- non anteporre beni materiali, lavoro e nemmeno affetti coniugali a Dio. Lui solo viene prima di tutto e tutti, Lui è l'orientamento della vita, Lui è la bussola! Certamente anche questo comporta una rinuncia: sopprimere certi istinti naturali che tenderebbero a coprire i difetti delle persone che si amano; ad essere attaccati a certi oggetti e via dicendo;
- seguire Dio amandoLo più di amici, fratelli, sorelle, genitori e sposi. Questo a volte comporta caricarsi di una croce, come accade quando occorre conciliare le divergenze nelle famiglie, farsi carico delle sofferenze altrui, pregare per le debolezze degli altri, correggere, assumersi il difficile compito di educatori, sapere anche "troncare" alcuni rapporti di amicizia quando divengono nocivi per la fede.
Scrollarsi di dosse certe "comodità" che rischiano di fare addormentare la nostra fede è a volte difficile, specie in certe circostanze della vita.
Comprendere che Dio non toglie, al di là delle apparenze, comporta la necessità di fare un SALTO NEL BUIO: MA E' UN SALTO DI QUALITA'!
Nei momenti dolorosi ed in quelli di distacco, gli "strappi" interiori sono costosi e lasciano segni profondi.
Eppure le ricompense promesse dal Signore superano ogni fatica, ogni sofferenza, ogni apparente perdita.
Qualunque rinuncia, se accettata come volontà di Dio, realmente ci presenta -al termine- un bilancio positivo, contro ogni aspettativa.
Come ama dirmi un carissimo amico: "siamo sempre nell'abbondanza, e a volte non ce ne accorgiamo"...
Forse sono proprio certe situazioni che mettono alla prova le capacità di resistenza umane, le forze spirituali e l'abilità di vivere in maniera rinnovata alcuni rapporti, a fare della vita interiore e della vita in genere, una straordinaria esperienza di pianto e di gioia, di semina e di raccolta, di CRESCITA al di là delle apparenze.
Proprio come dice il Salmista:
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.
(Sal 126.6)
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