mercoledì 20 novembre 2013

SILLOGISMO DELLA PREGHIERA....riflessione sul "germe" di eternità insito nell' orazione!


"Per me la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia"

Comincia con queste parole di Santa Teresa di Lisieux, la quarta e ultima parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, sezione dedicata interamente alla PREGHIERA.

Il Vangelo ci parla spesso di "Gesù orante"
La giovane santa rispecchia in pieno la spiritualità del suo ordine, quello "ri"fondato da Teresa d'Avila, la grande "maestra" dell'orazione che nel Libro della sua vita, così definisce, a sua volta, questa tipica preghiera carmelitana:

"Per me l'orazione mentale non è altro se non un rapporto d'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama"  (Libro della Vita cap 7, par. 5)

E andando più avanti, descrivendo alcuni "gradi" dell'orazione mentale, la Santa di Avila ne parla come di "una piccola scintilla del vero amore di Dio che il Signore comincia ad accendere nell'anima". (Libro della Vita cap 15, par. 3)

Questa descrizione corrisponde a quanto afferma il CCC: "Che lo sappiamo o no, la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete.
Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui"  (CCC 2560)

Probabilmente, troppe volte sbagliamo il nostro approccio alla preghiera perché la consideriamo come qualcosa di diverso da quella che essa è realmente: un colloquio d'amore.
Di più: un dialogo fra innamorati.

Provando a pensare in termini concreti, ricorrendo al parallelo delle persone innamorate, tutto diventa più facile: davanti alla persona che si ama è semplice, naturale, appagante:
rimanere in silenzio, contemplandone la bellezza;
descrivere i propri stati d'animo;
parlare dei propri problemi;
fidarsi delle eventuali soluzioni o rassicurazioni che l'altro ci offre;
lasciarsi guardare con occhio semplice e puro;
"bastarsi" l'un l'altro, trovare tutto ciò che è sufficiente per star bene nell'amore dell'altro.

Ecco, pregare Dio AMANDOLO, equivale a questo.
Mi pongo dinnanzi a Dio che Innamorato della Sua creatura, cioè di me!
Mi pongo sotto gli occhi di Colui che "ci ha amati per Primo" (1Gv19)
Questo mettermi davanti a Lui è quasi l'atto di chi si "consegna": dono totalmente me stessa, dono la mia totalità a Colui che Si lascia contemplare, amare e che allo stesso tempo Si consegna a me e ...mi contempla!
In questo dialogo d'amore "Dio solo basta"  -direbbe sempre Santa Teresa d'Avila- , ma,  paradossalmente, anche la creatura "basta" a Dio: sazia cioè, la sete d'Amore che arde nel Cuore di Dio, un Cuore che in Cristo Si è fatto CARNE.

Paradosso che Dio "contempli" la creatura, Lui che è il Solo a meritare di essere contemplato?

No, se ben leggiamo la Bibbia fin dalle sue prime pagine!
Nella Parola troviamo un Dio Creatore che si "ferma" davanti all'Uomo e alla Donna, formati a Sua immagine e somiglianza, sottolineando la loro differenza rispetto a tutte le altre cose create:
"E Dio vide che era cosa molto buona" (Gn 1,31)

Quando l'anima è in grazia, Dio non può non compiacerSi di essa.  
Dio è come l'innamorato che si...accontenta, che si sazia di guardare la bellezza dell'amata che ha dinanzi!
Il Cantico dei Cantici, con la sua storia d'amore umana, è anche leggibile come la storia d'amore tra Dio e la Sua creatura e ben spiega questo mistero che intercorre tra il Dio Creatore e l'uomo creatura.

E' quanto evidenzia anche il Salmo 8, dove è la voce della creatura a rimanere stupita per la grandezza che Dio stesso ha donato all'essere umano:


"Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi? 
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi"

(Sal 8 4-7)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2526 sottolinea come, sebbene sia "tutto l'uomo" a pregare, "per indicare il luogo da quale sgorga, le Scritture parlano talvolta dell'anima o dello spirito, più spesso del cuore.
E' il cuore che prega".

La preghiera ci mette in comunione con il Dio trinitario che è Comunione!
Direbbe il beato Card. Newman: "Cor ad cor loquitur". Il cuore parla al cuore.

La preghiera, allora, può benissimo essere definita come amore verso il Dio Amore!

A questo punto, tirando le somme, mi piace concludere con un...sillogismo :

Se l'amore, quello che il linguaggio biblico (soprattutto paolino) definisce come CARITA'  non avrà mai fine ("Caritas numqam excidit" recita la neovulgata) e se la preghiera, in qualche modo essenziale è carità, cioè amore verso Dio, ne segue che la preghiera ha in sè un germe di "eterno", perché è amore e l'amore non muore!
Dio "incide" sul Suo Cuore infinito e senza tempo ogni nostra preghiera, rendendola viva, vera, potenzialmente infinita come l'Amore.

Le applicazioni pratiche di questo concetto possono essere molte, ma a me piace pensarne soprattutto una: dovunque l'uomo preghi con vero cuore, con animo in grazia, ecco che allora la creatura "dissemina" amore che "permane".

Proviamo ad immaginare quello che spesso si percepisce in certi luoghi speciali, come quelli in cui hanno vissuto i santi: lì riusciamo a "sentire" qualcosa di diverso, lì sentiamo l'AMORE con cui quei santi hanno pregato e operato.

Anche noi siamo chiamati a santificarci e la preghiera -come amore verso Dio- non può essere elemento "estraneo" al cammino di santità.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci rammenta che "pregare è una necessità vitale; niente vale quanto la preghiera;
essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile.  
Preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perché si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione, che scaturisce dall'amore. 
Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera." (CCC 2744- 2745) 

Concludo questa condivisione di pensieri con un passo tratto dalle splendide catechesi che Benedetto XVI dedicò alla preghiera, spaziando da quella nell'Antico Testamento alla preghiera di Gesù fino a quella negli Atti e in San Paolo.

Cogliamo l'invito del Papa Emerito, esortazione che anche Papa Francesco ci sta ricordando, battendo il tasto specialmente sulla necessità di fare quotidiana memoria dei misteri della vita di Cristo attraverso la recita del Santo Rosario:
 
"Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio. 
Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio.
Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano, possiamo aiutare altri a percorrerla: anche per la preghiera cristiana è vero che, camminando, si aprono cammini".





 

1 commento:

  1. Proprio un bell'articolo, mi è piaciuto molto. Ho trovato poi delle belle preghiere per il mattino molto belle

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