venerdì 28 maggio 2010

LA SANTISSIMA TRINITA' NEGLI SCRITTI DELLA BEATA ELISABETTA E DI SANTA TERESA D'AVILA

(Van Hendrick, Santissima Trinità)

“Ami sempre la preghiera, e quando dico la preghiera non intendo tanto l'imporsi una quantità di preghiere vocali ogni giorno, ma quella elevazione dell'anima a Dio, attraverso tutte le cose, che ci mette in un specie di continua comunione con la SS.ma Trinità, così, semplicemente, facendo tutto sotto il suo sguardo”.
E' un consiglio che Suor Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza, donava alla sua amica Germana -in una lettera del 1905- e che è valido  ancora oggi, per tutti noi che ci vogliamo impegnare nel percorso di una sempre più intensa amicizia con Dio.
Scrive ancora la beata, in una lettera indirizzata a sua madre : “puoi credere alla mia dottrina perché non è mia: se tu leggi il Vangelo di S. Giovanni, vedrai che ad ogni istante il Maestro insiste su questo precetto: Restate in me ed io in voi; e inoltre […] Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre l'amerà e Noi verremo a lui e stabiliremo in lui la nostra dimora. Nelle sue lettere S. Giovanni si augura che abbiamo società con la SS. Trinità. Questa parola è così dolce, così semplice e basta da sola. Lo dice anche S. Paolo, basta credere, Dio è spirito, ed è per la fede che ci avviciniamo a Lui. Pensa che la tua anima è il tempio di Dio- è sempre San Paolo che lo dice – ad ogni istante del giorno e della notte le tre Persone Divine abitano in te. Tu non possiedi la S. Umanità come quando ti comunichi, ma la Divinità, quest'essenza che i beati adorano in cielo, essa è nella tua anima. Quando si ha coscienza di questo, si entra in una intimità davvero adorabile, non si è più soli mai! Se preferisci pensare che Dio è accanto a te piuttosto che in te, segui la tua inclinazione purché tu viva con Lui. Pensa che tu sei con Lui ed agisci come con un essere che si ama. E' così semplice; non c'è bisogno di belle parole, ma di effusione del cuore”.
Il “segreto” per rendere lode continua alla Santissima Trinità che abita in noi, è dunque tutto qui: agiamo per amore, cercando di compiere ogni nostra azione per rendere gloria a Dio, non cagionarGli dispiacere, ma solo e secondo carità. 
Facciamo della nostra vita un insieme ininterrotto di “atti d'amore”.
“Per arrivare alla vita ideale dell'anima credo che bisogna vivere nel soprannaturale, cioè non agire mai naturalmente. Bisogna prendere coscienza che Dio si trova ne più intimo di noi ed affrontare tutto con Lui. Allora non si è mai banali, neppure facendo le azioni più ordinarie perché non si vive in queste cose, ma si va al di là di esse. Un'anima soprannaturale non tratta mai con le cause seconde, ma solo con Dio. Com'è semplificata così la sua vita, come si avvicina alla vita degli spiriti beati, com'è resa libera da se stessa e da ogni cosa! Tutto per lei si riduce all'unità, quest'unico necessario di cui il Maestro parlava alla Maddalena. Allora è veramente grande, veramente libera, perché essa ha incluso la sua volontà in quella di Dio”.
E' questa l' “altezza” a cui ci conduce, nel pensiero della beata Elisabetta, il prendere coscienza e poi il vivere, della e nella piena unità con la Santa Trinità che ci inabita.
Santa Teresa d'Avila, nelle sue Relazioni, scrive: “udii anche queste parole: Non cercare di chiudere me in te, ma cerca di chiudere te in me”
Questa “chiusura” dell'essere umano nella Santa Trinità, si rende possibile proprio seguendo l'insegnamento della beata Elisabetta, che Santa Teresa, tre secoli prima, aveva già messo a fuoco, attraverso locuzioni interiori: “Finché si vive, il profitto non sta nel cercare di godere maggiormente di me, ma nel fare la mia volontà. Non pensare, figlia mia, che l'unione consista nell'essere congiunti strettamente a me, perché congiunti a me sono anche, loro malgrado, quelli che mi offendono. Non consiste nemmeno nei doni e nelle gioie dell'orazione, anche se siano di ben alto grado e provengano da me”.
La mistica carmelitana, si spiegò poi così il vero “significato” dell'unione: “consiste nell'avere lo spirito puro e molto al di sopra di tutte le cose terrene. Libero da ogni tendenza contraria alla volontà di Dio, è così conforme ad essa da formare con lui un solo spirito e un solo volere, distaccato da tutto, occupato solo di Dio, tanto da non avere più il ricordo dell'amore di sé né di alcuna cosa creata”.
Chiediamo alla Vergine Maria, su cui Dio posò il proprio sguardo, che fu inabitata dallo Spirito Santo e che per nove mesi portò in grembo anche “l'umanità” di Gesù, che ci aiuti a vivere sempre in Grazia, perché anche in noi si possa compiere la visione intellettuale che ebbe Santa Teresa: “il Signore mi mostrò lo stato di un'anima in grazia, insieme con la quale vidi la Santissima Trinità, sempre mediante visione intellettuale, da cui veniva all'anima un potere che la poneva al di sopra di tutta la terra”.

2 commenti:

  1. Come hai saputo ben fondere gli insegnamenti di Teresa con quelli di Elisabetta!!! Capire che Dio inabita in noi non è semplice, ma quando lo si intuisce, tutto diventa facile, facile davvero, perché le cose di questo mondo perdono la loro patina dorata, per diventare davvero quel che sono: banali! E solo le cose del Cielo brillano di luce propria!!
    Ti abbraccio stretta al cuore, sapendo che nella tua bella anima c'è tutta la Santa Trinità che ci avvicina a Lei e tra noi!

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  2. Credo che anche se non li si intuisca a livello "immediato", avere le attestazioni dei Santi e dei Beati, sia per noi una garanzia...ed anche un invito ad un impegno maggiore!
    Che la Trinità possa veramente inabitare tutti noi!

    Un abbraccio

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