domenica 18 aprile 2010

Luci spirituali e aridità, nella dottrina di San Giovanni della Croce e Santa Teresa d'Avila -QUARTA PARTE-


Qui potete leggere la terza parte

La nostra fede sarà più pura, più forte, proprio quando sorretta solo dalla volontà e non dai sensi, vera prova del nostro amore fiducioso in Dio!  
Infatti, dice ancora San Giovanni della Croce: “l'intelletto deve rimanere libero e purificato da tutto ciò che cade sotto i sensi, spoglio e sgombro da tutto quanto potrebbe conoscere chiaramente, stabilito nella fede. E' così grande, infatti, la somiglianza tra la fede e Dio, che non c'è differenza tra il vedere Dio qua è e il credere in lui: Dio è infinito, ed essa ce lo propone infinito, Dio è uno e trino, ed essa ce lo propone uno e trino; Dio è tenebra per la nostra intelligenza, e anch'essa è oscurità e tenebra per la nostra intelligenza”.
La fede ci fa compiere un salto nel vuoto: ci conduce a Colui che, pur sforzandoci e impiegando tutte le nostre forze intellettive, non potremo mai “afferrare” in questa vita, finché non ne avremo il pieno possesso nell'altra. 
“La fede ci parla di cose che non possiamo capire con l'intelletto. La fede è sostanza delle cose che si sperano. Sebbene l'intelletto aderisca alle cose sperate con ferma certezza, tuttavia non riesce a comprenderle, perché, se le penetrasse, non vi sarebbe più fede. Questa, infatti, benché dia certezza all'intelletto, non gli offre chiarezza, ma solo oscurità”.
Quest'ultima frase di San Giovanni della Croce fa ben comprendere allora, quanto il nostro sforzo  di cercare Dio, non si possa mai considerare concluso, giunto alla meta, fintanto che siamo imbrigliati in un corpo mortale.
 Le aridità, viste in questa ottica, diventano un ausilio anche per coloro i quali abbiano già percorso un lungo cammino di fede; esse aiutano (potremmo dire semplificando molto!) a non cedere all'abitudine nel rapporto con il Signore, a non dare per scontato   di poter arrivare a comprendere totalmente il mistero di Dio, allorquando siamo investiti di luci spirituali. Insomma, aridità e luci diventano due “mezzi” che creano nell'anima un equilibrio, evitando di cadere nell'eccesso di un amore debole e vanaglorioso, così in quello di un amore che non si veda mai ricambiato e sostenuto da qualche piccolo conforto. 
Quando tuttavia siamo investiti da queste luci spirituali, occorre prestare attenzione, per capire se esse veramente provengano da Dio, o siano il frutto di altri fattori.
Anche in questo, San Giovanni della Croce ci è di grande aiuto e ci consiglia, proprio “a scanso di equivoci” e tanto più perché dobbiamo imparare ad amare Dio per sé stesso e non per i suoi doni (che potrebbero anche, come le aridità dimostrano, venirci a mancare!), di non desiderare questi doni. Se il Signore ce ne vorrà regalare qualcuno, niente e nessuno potranno impedirglielo, ma se non vi saremo attaccati (come fossero la cosa principale da noi cercata!), se effettivamente proverranno da Lui, ci faranno progredire, in caso contrario, sapremo vincere gli inganni del demonio.
Egli dice infatti: “sebbene tutti questi fenomeni possano prodursi nei sensi corporali per l'intervento di Dio, non si deve mai fare assegnamento su di essi né accoglierli. Occorre, piuttosto, guardarsene categoricamente, senza nemmeno indagare se siano buoni o cattivi. Del resto, quanto più sono esterni e corporali, tanto meno certamente provengono da Dio. Infatti, abitualmente e convenientemente Dio si manifesta più allo spirito, dove c'è maggiore sicurezza e profitto per l'anima, che ai sensi, ove ordinariamente si celano molti pericoli e inganni. In realtà in queste circostanze il senso si erige a giudice ed estimatore delle cose spirituali, credendo che siano come le percepisce, mentre esse sono tanto diverse quanto lo sono il corpo e l'anima. Sbaglia molto chi apprezza questa sorta di favori e corre grave pericolo di essere ingannato o, quanto meno, troverà in sé un forte ostacolo per accedere al piano dello spirito. Infatti, ripeto, tutti questi favori corporali non hanno alcun rapporto con le cose dello spirito. Per questo motivo occorre sempre ritenere che essi provengano dal demonio piuttosto che da Dio. Il demonio ha più mano libera sulla parte esteriore e corporale e gli è più facile ingannare su questo punto che non riguardo alla parte interiore e spirituale. […] Essendo tanto palpabili e materiali, solleticano molto i sensi, e l'anima crede che siano più preziose in quanto sensibili. Essa, perciò, corre dietro a loro e abbandona la fede, ritenendo che quella luce sia la guida e il mezzo per raggiungere il suo scopo, cioè, l'unione con Dio. Al contrario, essa smarrisce la via e il mezzo della fede quando maggiormente pone attenzione a simili manifestazioni. Ma vi è di più. Quando l'anima si accorge che le accadono tali fatti straordinari, spesso comincia ad accarezzare segretamente una certa opinione di valere qualcosa dinanzi a Dio, il che è contrario all'umiltà. Il demonio, inoltre, sa instillare nell'anima una segreta autocompiacenza, qualche volta anche troppo palese. Occorre, quindi, respingere sempre simili rappresentazioni e sensazioni, perché, anche se venissero da Dio, non gli si reca offesa né si perdono l'effetto e il frutto che Dio intende comunicare all'anima per mezzo di esse, solo perché respinte e non cercate. Il motivo sta nel fatto che, se la visione corporea o qualunque sensazione proveniente dai sensi, o qualsiasi altra comunicazione interiore, viene da Dio, nel momento stesso in cui appare ed è avvertita produce il suo effetto nello spirito, ancor prima che l'anima abbia deciso di accettarla o respingerla. Dio, infatti, come concede questi fenomeni soprannaturali senza il minimo concorso o una disposizione particolare da parte dell'anima, prova in esso l'effetto che vuole ottenere con tali grazie, perché queste accadono e si attuano nello spirito passivamente, Non si tratta, quindi, di volerle o di respingerle, perché ci sia o non ci sia l'effetto. […] Quelle che vengono dal demonio provocano nell'anima, sebbene essa non le desideri, turbamento o aridità, vanità o presunzione di spirito, ma non hanno tanta efficacia nel male quanto quelle che vengono da Dio l'hanno nel bene. Quelle che vengono dal demonio possono suscitare solo i primi impulsi nella volontà, ma non possono obbligarla, se vi si oppone; l'inquietudine che esse arrecano non dura molto, se il poco coraggio e la poca prudenza dell'anima non permette loro di durare più a lungo. Quanto alle manifestazioni che provengono da Dio, esse penetrano nell'anima, spingono la volontà ad amare e producono il loro effetto, al quale l'anima non può resistere, anche se volesse, come il vetro non può opporsi al raggio di sole quando ne viene colpito”.


Fine della quarta parte

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