(La scrittrice di narrativa per ragazzi, Julie Anne Peters)
“La natura umana è così disposta verso chi si trova in situazioni patetiche, che di un giovane il quale muoia si può star certi che si parlerà sempre bene”.
Parole scritte da Jane Austen, nel romanzo “Emma”, pubblicato per la prima volta nel 1815, ma -al pari degli aforismi, sostanzialmente senza tempo.
Andando alla ricerca esatta del concetto di “patetico”, si scopre che esso indichi ciò che “suscita compassione e commozione o tristezza”, ma anche “ciò che è troppo sdolcinato, affettato, che tende a commuovere artificiosamente”.
Quanto queste definizioni siano veritiere, lo si può constatare analizzando quella natura umana di cui scriveva la Austen: capita -almeno una volta nella vita- di dimenticare, di punto in bianco, difetti e mancanze (anche gravi!) di qualcuno, nel momento in cui quel qualcuno cada in disgrazia (economica, di salute e via dicendo), o addirittura muoia.
Di colpo, si comincia a ricordare solo il positivo, o a tratteggiare -forzatamente- in questo senso, alcuni suoi lati del carattere o dell'agire.
Basterebbe andare un po' in giro per funerali, per rendersi conto di quanto questo sia un elemento innegabile della “strana” natura umana, che a volte si lascia alle spalle la razionalità, confondendo bontà con buonismo.
Ora, per noi cristiani cattolici, vero è che la “misericordia” non vada concessa a suon di schiaffi, ma altrettanto vero è che vada conciliata con la “giustizia” e sarebbe assurdo non vedere e cercare di correggere gli aspetti meno positivi di altre persone che ci stanno intorno. Insomma, l'equilibrio...non guasta mai.
Al giorno d'oggi, tuttavia, il solo buonismo va di moda, e tende a presentarci modelli non proprio di “perfezione” (sociali, psicologici, non parlo solo di questioni di santità di vita cristiana!), come “patetiche”, proprio per spingere gli osservatori, ad uno sguardo compassionevole, sovvertendo l'idea di modelli da proporre, dietro la scusa del: oggi i tempi sono cambiati.
E di questo, tante volte, non ce ne rendiamo neanche conto.
Prendiamo il caso dell'ultima (veramente patetica) trovata della scrittrice newyorkese Julie Anne Peters, autrice di narrativa per ragazzi.
Direte voi: che male può mai aver fatto questa signora, che si occupa di libri per adolescenti?
Chi ha bazzicato già sulle pagine di Repubblica (tho!), probabilmente lo saprà già, per gli altri, cerco di fare un po' il punto della situazione.
La signora ha pubblicato un'opera (ribadiamolo, destinata ai ragazzi, edita anche in Italia dalla Giunti) intitolata : “LEI E' MIO FRATELLO”.
Il titolo è tutto un programma, almeno per i più svegli.
Sunto super sprint della storia: il lui protagonista, vuole diventare una lei.
In famiglia la madre, inizialmente, non capisce, il padre (probabilmente più "intuitivo"), cerca di reprimerlo. Lui si traveste di notte, assumendo i panni di “Luna” e la sorella è l'unica ad appoggiarlo.
Fin qui, ci si potrebbe anche chiedere se di qui a poco (ammesso che nel frattempo non l'abbiano già fatto), la scrittrice verrà ingaggiata come nuova sceneggiatrice di “Beautiful”.
Ma intanto,andando a leggere bene l'articolo, i capelli si rizzano in testa. E vengono in mente le parole di Gesù: "Chi scandalizza uno di questi piccoli, è meglio che per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare". (Mc 9,42)
Dunque, andiamo avanti: nel pezzo di Silvana Mazzocchi, leggiamo che “i toni sono lievi e delicati, ma scabrosi. Luna è liam, adolescente bello e sensuale”.
Mi chiedo (fede a parte, ma usando anche solo un po' di sano buon senso morale, che può essere a-religioso): se avessi dei figli, vorrei che leggessero queste robe?
Alzino la mano, quanti fra voi, nati e cresciuti a merendine e “Biancaneve”, “Bambi” e “Pollon”, siano venuti su malamente, come poveri repressi, ignari delle cose del mondo. Personalmente, mi sento (Deo gratias!) sanissima di mente e di corpo, non ho gli occhi coperti dal prosciutto e questo “fritto misto” di sessualità e pseudomorale-etica con cui oggi si infarcisce qualunque cosa, mi disgusta.
Se il racconto di cui stiamo conoscendo qualche coordinata, è rivolto a ragazzi, qualcuno saprebbe dirmi, cosa serva loro fare imparare cose come “sensualità”?
Parliamoci chiaro: ad una certa età, che lo si voglia o no, i sensi cominciano ad alzare le antenne. E' un processo "naturale".
Proprio per questo, un genitore (un buon genitore) dovrebbe cominciare a badare a quello che i propri figli fanno, leggono, guardano.
Altrimenti, si rischia che, in un mondo come il nostro, in cui tutto è lecito, tutto è fattibile, tutto è “libertà”, alla fine non ci siano più freni.
E non raccontiamoci storie, visto che poi, sui giornali, veniamo a sapere della ragazzina che vendeva i propri filmati osè per permettersi qualche lusso economico, o dei ragazzini che ricattano le proprie coetanee con filmati altrettanto osceni, ripresi di nascosto o con tanto di consenziente “intimità”.
Se queste cose accadono, un motivo c'è. E uno dei motivi è che oggi, il concetto di “sensualità” è sbandierato ai quattro venti in una maniera semplicemente disgustosa.
Per la maggior parte dei media, l'equazione è questa: sensualità= erotismo volgare.
Bando alle ciance, basta accendere la tv quando trasmettono programmi come "Ballando con le stelle". Se è rimasto tale a quale a quando ho smesso di guardarlo, due anni fa, potete capirmi di certo.
Torniamo al “romanzo”: “Lui nei panni maschili non ci sa proprio stare, e manda segnali già il giorno del suo NONO compleanno, quando chiede in regalo una Barbie e un reggiseno”.
Casomai ci fosse qualcosa da aggiungere alla già esaustiva scrittrice, direi: un bel modo di dire (con classe) che il romanzo fomenta certi istinti. Per un adulto maturo (a livello razionale, di intelligenza, intendo), il reggiseno è solo un reggiseno. Punto. Un capo di biancheria, seppure intimo.
Per un adulto meno maturo....già le cose cambiano....
E molti dei ragazzini di oggi, che crescono in questa società imbevuta di quello che ho già detto poco sopra, cosa intenderanno????? Mi fermo qui, o l'indignazione per questa pagliacciata, mi farebbe dire cose pesanti. Ognuno, ci potrà riflettere sopra da solo.
“Lian cresce immerso nel suo disagio, il padre continua a pressarlo perché diventi un vero macho” prosegue l'articolo di Repubblica.
Ecco ci siamo: la cultura del patetico di cui parlavo in apertura.
Siamo arrivati al classico cliché che fa scattare il meccanismo psicologico del : “Poverino”!
Il povero protagonista è a disagio, si parte dall'estremismo della richiesta (a nove anni!) di un reggiseno, si arriva all'altro estremismo del genitore (per altro frustrato per motivi lavorativi), che ne vuole fare un macho man.
Il gioco della retorica sociale che fa piangere di commozione per il povero ragazzo, è presto costruito. Ma non finisce qui, perché il racconto nasconde ancora una carta da giocare: il tentato omicidio di lui-lei.
Ma ovviamente, lui-lei non muore (pena la conclusione precoce del romanzo), ed il resto è destinato a conoscerlo solo il lettore di questo “splendido capolavoro della narrativa contemporanea”.
La Mazzocchi, nel suo articolo, definisce il libro come “uno dei titoli più interessanti della nuova collana Y di Giunti, dedicata agli adolescenti, un contenitore ideato per offrire a ragazzi e ragazze libri belli da leggere, ma anche strumenti utili per affrontare i nodi del passaggio all'età adulta”.
ALT: non sapevo (caspita, sono così ignorante a 28 anni!!!!!!), che la “transessualità” fosse uno dei -ripetiamo- “nodi del passaggio all'età adulta”.
Come dire: cerchiamo di confondere ancora di più le idee a questi ragazzini che vedono, sentono, parlano di tutto. A questi ragazzini che sono spesso confusi (anche per questi motivi), sulla propria identità sessuale.
Intendiamoci: io non sto svalutando le questioni psicologiche ed umane, che possano essere sottese ad un rapporto personale conflittuale con l'identità sessuale.
Ma non ritengo che la trovata di un volume (peraltro destinato a ragazzi), sia il modo migliore per affrontarlo.
Prima che come cattolica, sono di questo parere come "persona".
Come cattolica, ovvio che valuti negativamente la transessualità (Dio ci ha dato dei geni? Allora ha un senso accettare quelli, pena la sostituzione della nostra progettualità a quella di Dio stesso!), ma come persona moralmente, eticamente orientata, credo che il romanzo della scrittrice americana, sia un modo veramente banalmente “malizioso” e qualitativamente scadente, per approcciare i ragazzi a questo tema.
Tutto è costruito sulla “classica” storia del tipo “represso” in famiglia, in cui tutti arrivano a degli estremismi di comportamento che fanno un po' paura.
Il modello di famiglia che ne esce fuori è quello di un nucleo di persone in cui -fondamentalmente- tutti si fanno i fatti propri (a parte, forse, la sorella del protagonista), cercando solo di tirare acqua al proprio mulino, sfogando le proprie personali umiliazioni, in un rapporto conflittuale con gli altri (mi viene spontaneo pensare: forse sarà il prossimo soggetto di un film almodovariano?).
Si propone, ad adolescenti già bombardati dal peggio del peggio, spesso per niente maturi, una storia di sotterfugi, genitorialità modello "ciechi ostinati anni 50" e si dà a bere che oggi, tutti i figli abbiano paura di venire allo scoperto con i propri parenti?
Si offre, come "alternativa", quella di una società in cui ognuno debba seguire "gli istinti", per essere veramente liberi, anziché seguire un percorso verso il socialmente (non parlo nemmeno di "religiosamente") corretto?
Si offre, come "alternativa", quella di una società in cui ognuno debba seguire "gli istinti", per essere veramente liberi, anziché seguire un percorso verso il socialmente (non parlo nemmeno di "religiosamente") corretto?
Un tema come questo (indubbiamente causa di sofferenza per chi lo vive in prima persona), andrebbe trattato non in un romanzo per "ragazzi", non con questi toni palesemente "estremisti".
Mi spiace dover concludere, che d'ora in poi, occorrerà stare attenti anche a cosa prelevino, i propri figli, dagli scaffali delle librerie a loro dedicati.
Interessante!!! e posso aggiungere che ho letto un libro di mio nipotino, 8 anni, con illustrazioni tipo fumetto moderno, di cui mi sfugge il titolo, ma che riguardava la storia del suo rapporto con la nonna. La nonna viene descritta come una strega malvagia, insopportabile, al punto che lui inventa un miscuglio di detersivi, colla, veleno per topi e quant'altro, e glielo somministra come medicina, fino a che la nonna, dopo quelle che l'autore ritiene divertenti peripezie, diventa sempre più piccola fino a scomparire del tutto. Ciliegina sulla torta: meno male che la nonna è sparita per sempre,ci siamo liberati da quella vecchiaccia antipatica. Molto educativo davvero!!! Bei libri per bambini!! Poi ci si aspetta di avere uomini maturi, equilibrati, moralmente sani. E questo a prescindere dalla religione, anche sotto il profilo etico è un modo perfetto di diseducare!!!
RispondiEliminaPensare che una volta, il massimo dell' "horror" era il lupo cattivo di Cappuccetto rosso!
RispondiEliminaIl guaio è che se i figli-nipotini non trovano nessuno che possa loro commentare certi libri (capitati magari tra le loro mani chissà come), c'è il rischio di seri danni. L'editoria, non ci contiamo più che sappia usare una sana censura, le scelte del mercato, premiano la pattumiera!
Un abbraccio!