lunedì 24 novembre 2014

"GETTA NEL SIGNORE IL TUO AFFANNO"! - riflessioni a margine del Vangelo di oggi -


Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte 
nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 
e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, 
ha gettato tutto quello che aveva per vivere». 
 (Lc 21,1-4)


L’obolo da parte della vedova (sec. VI), Sant’Apollinare nuovo, Ravenna.



Meditando sul Vangelo di oggi si è presentata alla mia mente un'antifona che la Liturgia delle Ore ci propone in relazione al Salmo 55 e che così ci fa pregare: "Getta nel Signore il tuo affanno: egli ti salverà".
Per comprendere bene a cosa ci introduca l'antifona, e perché mi piace ricollegarla alla Parola di oggi, occorre fare riferimento proprio al Salmo 55: in esso l'Autore Sacro esprime tutta la fiducia riposta dall'uomo in Dio nelle prove, nei torti subiti e finanche nei tradimenti da parte di quelli che si ritenevano essere amici.
L'anima che si affida al Signore nelle vicende affannose, angoscianti della vita, sa che solo in Lui troverà la vera salvezza.
Mi piace riportare la versione CEI del 1974, perché è quella che ancora oggi si ritrova nella Liturgia delle Ore:
 
"Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli". 
(Sal 55, 23 ed.CEI 1974) 


La vedova del Vangelo di oggi la possiamo definire come una donna giusta?
"Giusto è l’uomo che è immerso nella Parola di Dio, che vive nella Parola di Dio, che vive la Legge non come giogo, ma come gioia, vive – potremmo dire – la Legge come Vangelo".
Così si esprimeva Benedetto XVI, a conclusione degli esercizi spirituali della curia romana, nel 2011.
Gesù loda questa vedova che getta nel tesoro del tempio tutto quello che possiede, quasi dimentica di ciò che avrebbe potuto o dovuto fare di quel denaro.
Indubbiamente, se arriva a compiere un simile gesto, tanto diverso da quello dei ricchi che "donano" il superfluo, è perché nutre una fiducia illimitata in Dio, nella Sua provvidenza senza misura.
I ricchi stanno trattando Dio come un povero e lo fanno con pesantezza, come chi si sente stretto da un laccio attorno al collo: agiscono come chi fa l'elemosina e non si rendono conto che Colui al quale danno, è tanto più ricco e potente di loro e che non cerca "elemosina", ma "dono" d'amore.
Nel gesto del superfluo consegnato non c'è vera donazione del sé, non c'è fede intesa come affidamento. C'è al massimo il rigorismo del senso del "dovere", come in un aut aut: dare a Dio la tariffa minima richiesta per assolvere un compito verso di Lui e assicurarsi così d'aver fatto quanto si doveva fare.
La vedova, per giunta povera, è invece colei che donando tutto con gioia sta dimostrando veramente di offrire qualcosa: sta gettando nel Signore tutto il proprio affanno, la preoccupazione per la propria vita, la mancanza di cibo, del necessario, la propria miseria. 
Sta donando tutta sé stessa a Dio, consapevole che solo in Lui vi è liberazione da ogni problema, da ogni mancanza materiale, da ogni povertà.
Questa donna lodata da Gesù diventa allora per noi il prototipo del come offrirci al Tesoro che è Dio stesso: consegnarci a Lui nei Sacramenti consegnandoGli tutto il nostro "io". DonarGli i nostri difetti, accompagnati dal pentimento per i peccati, affinché ci aiuti a migliorarci; regalarGli le nostre angosce, affinché le tramuti in sereno abbandono al Suo volere e ci doni la capacità di risolvere i problemi, quando possibile o di accettare le situazioni immutabili nella speranza della gioia eterna; mettere la nostra stessa vita a Sua disposizione, perché è un dono che abbiamo ricevuto per farlo fruttare secondo la vocazione personale, una vocazione che si snoda in grandi scelte di un momento unico ed in piccole scelte del quotidiano.
Donarci a Lui gettando nel Signore il proprio affanno è fidarci ed affidarci alla Sua Parola: Parola di verità, di vita; Parola che è Via, lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino (Sal 119,105); Parola Incarnata che sola può saziare il vero bisogno dell'uomo: la fame di Dio. 

Gettiamo nel Signore il nostro affanno, come la vedova che il Vangelo oggi ci ha presentato: il Signore ci libererà da tutti i cattivi gioghi che ci opprimono e ci farà gustare la bellezza del Suo "giogo d'amore", legame dolce e dal peso leggero (cfr Mt 11,30).

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