mercoledì 24 ottobre 2012

VOI DUNQUE PREGATE COSI': Meditazioni sul Padre Nostro -quinta parte




...dacci oggi il nostro pane quotidiano...




"Chi non vuole lavorare, neppure mangi" (2 Ts 3,10) : le parole di San Paolo potrebbero aprire questa nuova parte di meditazione sul Padre Nostro.

Lavorare e mangiare vanno di pari passo: lavorare per produrre, per ricevere il salario, per gustare quanto abbiamo ottenuto con fatica.

Lavorare richiede uno sforzo personale, a volte creativo, in altri casi meccanico, in certe circostanze solo l'impegno della presenza, dell'esserci.
Ecco, io mi pongo nell'atteggiamento di chi è disponibile nelle mani di Dio per fare solo quello che Lui vuole di volta in volta: voglio lasciarmi "lavorare" da Lui, compiendo anche io la parte del lavoro che mi spetta.

Il lavoro del cristiano non è un servizio di "schiavitù": è invece come un andare a bottega.
Il Maestro mi insegna la Sua Arte, mi dona i mezzi "tecnici", le competenze necessarie, poi mi chiede di ...fare come ha fatto Lui, di mettere in pratica quanto mi ha insegnato.

Parlando in una prospettiva spirituale-ascetica, questo comporta un lavorio continuo su me stesso: mi rendo pronto ad un impegno quotidiano in cui Dio mi è vicino se io Lo ricerco con il cuore, come ci dice il Salmista; Dio mi dona la Sua Grazia ed io la "impiego" come energia per superare tentazioni, lati ruvidi del carattere, piccole o grandi incomprensioni con quanti mi stanno vicino.

Lavorare è, in un certo senso, quel far violenza al Regno dei Cieli per impossessarsene. (cfr Mt 11,12)
Ogni giorno ricominciare da capo, riprendere dal punto in cui ho concluso ieri, fare qualche passo avanti.
Altrimenti non mangerò, cioè non vedrò frutto, perché non farò progressi in avanti nel mio cammino.
Nella fede non vale la regola del "meglio restare fermi, per non perdere quanto ho", al contrario....
San Paolo parla di correre una corsa (cfr 2Tm 4,7), ed il Vangelo ci propone più volte la parabola dei talenti, in cui viene severamente rimproverato il sevo che sotterra il proprio denaro, per timore di perderlo.

Nella fede vince...chi "rischia"! Chi si dà da fare ogni giorno!

Paradossalmente, per accostarci al "Pane" dei pani (l'Eucaristia), Dio ci concede, in questo nostro lavoro,già un Suo nutrimento: la Sua Parola!

Chiediamo dunque a Dio di donarci il "Pane" quotidiano come Sua Parola da leggere, meditare, conservare nel cuore e applicare nella vita di tutti i giorni.
C'è da essere riconoscenti per il dono che riceviamo...ma c'è da essere anche impegnati per "assimilarlo", dedicando ogni giorno, un po' di tempo, alla conoscenza "interiore" della Bibbia, la famosa "lectio divina".

Chiediamo a Dio di renderci capaci di vivere la Sua Parola nel nostro contesto umano come Amore donativo, di di renderci sempre più laboriosi per essere -momento dopo momento- meno indegni di riceverLo nel "Pane degli Angeli".

Preghiamolo anche affinché ci aiuti nel nostro lavoro materiale, nei nostri impieghi nei vari settori del mondo: Gesù stesso, facendoSi Uomo, ha voluto lavorare.
E' stato umile carpentiere che si è guadagnato da vivere attraverso la fatica delle mani.

Guardando al Modello, che è Cristo, compare all'orizzonte un altro...pane: la preghiera!
Gesù di giorno andava per le strade, ammaestrava, incontrava la gente, stava coi suoi discepoli, ma il mattino presto e la notte erano i momenti, gli spazi, dedicati alla preghiera.
L'orazione era per il Figlio di Dio fatto Uomo -e tale deve essere anche per noi- "cibo preziosissimo", quel cibo in cui gustiamo il nostro personale rapporto con il Signore parlando con Lui, ascoltandoLo, facendoGli compagnia.

Che per intercessione di Maria, che ha sempre sostenuto con il Suo materno affetto il Figlio, possiamo allora diventare capaci di coniugare lavoro "spirituale" , lavoro"orante" e lavoro materiale, affinché tutto il nostro vivere sia un unico lavoro, alla luce della Fede ed in vista del premio eterno, per sedere al banchetto della Gerusalemme Celeste.

Il Vangelo di ieri, ci ricorda infatti:


Beati quei servi che il padrone al suo ritorno 
troverà ancora svegli; 
in verità vi dico, 
si cingerà le sue vesti, 
li farà mettere a tavola 
e passerà a servirli. 

(Lc 12,37)

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