martedì 22 marzo 2016

Pensieri per lo spirito


LA CROCE, UN PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ
La salvezza dell'uomo per i meriti dell'Uomo-Dio"


La Croce diventa espressione di un principio di solidarietà con cui Dio manifesta il suo essersi fatto "solidale" con l'uomo, ma anche capace di pagare "in solido" - ossia in pienezza, integralmente - il debito sconfinato (e impagabile) che l'umanità aveva contratto con Lui.



Salita al Calvario, Giotto


«Ecco Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio». 
(2 Cor 5,21)


DUE NATURE, UNA SOLA PERSONA

«Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi» [1]. Così il Concilio di Calcedonia, nel 451, rispondeva all'eresia dei monofisiti, che consideravano come "annullata" in Cristo la natura umana.
Il Cristo Uomo è unito ipostaticamente al Cristo Dio, e così si rende possibile soddisfare quella giustizia divina che nessun essere umano avrebbe mai potuto ripagare delle offese di tutta la storia e di tutti i tempi. Queste due nature  unite in una sola persona, quella di Gesù, rendono attuabile a favore dell'umanità il beneficio più grande mai immaginabile, dopo la sua creazione a opera di Dio: la redenzione.

Una salvezza che lascia liberi

La salvezza operata da Dio per mezzo della morte e risurrezione di Cristo è una salvezza perfetta, in quanto il sacrificio di Cristo è il sacrificio perfetto, perché Egli è perfetta vittima, perfetto sacerdote, perfetto altare.
Ciò nonostante, questa perfezione del sacrificio redentivo non libera l'uomo dalla fatica della lotta contro il peccato, o dalla possibilità - per lui nefasta - della caduta anche mortale, né lo dispensa dalle tentazioni o dalla libertà di scelta.
La salvezza operata in e per mezzo Cristo è infatti una salvezza operata "con" Cristo: l'uomo, cioè, viene rimesso in condizione di potersi rialzare "con", assieme a Cristo - che si è fatto samaritano della creatura -  dallo stato di estrema lontananza da Dio in cui era caduto, ma questo non spezza quella legge di vero amore che Dio stesso aveva disposto fin dall'inizio, ossia, la libertà umana.
Salvezza deriva da  salvus - salus: salute. Ora, chi riacquista la salute non è immunizzato dalle malattie. Ma, si presume che, avendo conosciuto lo stato di infermità, sappia come proteggersi dalle ricadute ed, eventualmente, cosa fare in caso di nuova indisposizione. Rimane libero di scegliere se esporsi al pericolo di nuovi malanni o se proteggersi, per continuare a godere del proprio benessere.
Così è della salvezza perfetta operata per mezzo del sacrificio di Cristo. La perfezione sta nell'amore. E l'amore lascia libertà, non costringe nessuno ad amare, semplicemente, rimette nella possibilità di operare la scelta.
Così Dio dimostra il proprio amore nel fatto che, nonostante le numerose infedeltà, dell'uomo, Egli continua ad attenderlo, a offrire la possibilità di riprendere il dialogo con Lui.
Tutto il mistero della vita terrena di Gesù - dunque, anche e soprattutto quello della Croce -  è attraversato da questo dono della libertà:
«Nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio» - disse papa Francesco - «c’è un aspetto legato alla libertà umana, alla libertà di ciascuno di noi. Infatti, il Verbo di Dio pianta la sua tenda tra noi, peccatori e bisognosi di misericordia. E tutti noi dovremmo affrettarci a ricevere la grazia che Egli ci offre. Invece, continua il Vangelo di san Giovanni, “i suoi non lo hanno accolto” (v. 11). Anche noi tante volte lo rifiutiamo, preferiamo rimanere nella chiusura dei nostri errori e nell’angoscia dei nostri peccati. Ma Gesù non desiste e non smette di offrire se stesso e la sua grazia che ci salva! Gesù è paziente, Gesù sa aspettare, ci aspetta sempre» [2].

LA CROCE, UN PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ

Di principio di solidarietà si parla soprattutto a livello giuridico. Nel diritto dell'Unione Europa, esso prevede una sorta di "collaborazione solidale" degli Stati membri, a favore di quello Stato che chieda assistenza in determinate situazioni di particolare gravità. La Croce di Cristo è - metaforicamente parlando -  il soccorso solidale di Dio all'uomo. Un soccorso che è reso speciale dal fatto che Cristo non sia semplicemente un essere umano, ma anche Dio, anche e soprattutto il Verbo del Padre, il Figlio Unigenito di Dio.
La scena di Simone di Cirene che sale il Calvario seguendo Gesù, e portando la Croce destinata a Cristo, è in realtà ribaltabile, per certi versi: è Gesù che porta la croce dell'uomo, del peccato dell'uomo di ogni tempo; è però sempre Lui ad andare avanti, a precedere l'uomo, per indicargli la via, per fargli strada nelle tenebre della tentazione, del peccato, della disperazione.
Dio si è fatto solidale con l'uomo.

Un Dio "solidale"

L'etimologia della parola solidarietà deriva dall'italiano solidario, variante di solidale.
Termini che hanno in comune l'origine dal latino solidus, cioè solido, robusto. Ma anche intero, pieno. Inoltre, il solidum fu anche una moneta dell'Impero romano, dal cui nome deriva l'attuale nostro "soldo".
Le questioni etimologiche aiutano a riflettere sulla "soliarietà" di Dio. Questa solidarietà, manifestatasi pienamente in Cristo, è una giustizia che si accompagna a una misericordia totale, completa, ma anche "solida". Dio non viene meno nella sua fedeltà. Il suo amore misericordioso abbraccia il tempo e la storia, trovando sempre il modo di intervenire per dare alla creatura la possibilità di rialzarsi. Così, Dio ha pagato "in solido" il debito dell'umanità, cioè per intero lo ha "assunto" su di Sé, nella persona di Gesù, che si è fatto "co-obbligato" di tutti.
Cristo ha liberamente accettato di essere la "moneta" con cui riscattare l'umanità, cosa san Paolo non esita a rimarcare, scrivendo ai Corinzi, e ricordando loro: «siete stati comprati a caro prezzo» (1 Cor 6,20).

Un Dio innamorato

Il mistero della Croce che Cristo porta "in solido" con l'umanità acquista una dirompente valenza d'amore, agli occhi di Dio Padre.
Diceva papa Francesco che «Gesù, quando ritorna al Cielo, porta al Padre un regalo. Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”. Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché Gesù ha pagato per noi. Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: fare vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe. È una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona, perché guarda le piaghe di Gesù, guarda il nostro peccato e lo perdona» [3].
Ecco il "perché" e il "come" della solidarietà di Dio: se Dio guardasse solo alla miseria dell'uomo, al suo peccato, alla sua cattiveria e incostanza, l'ago della bilancia penderebbe dal lato della giustizia. Il Salmista, infatti, così afferma: 
«Certo, l'uomo non può riscattare se stesso
né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
non sarà mai sufficiente
per vivere senza fine
e non vedere la fossa»
(Sal 49, 8-10).
La solidarietà di Dio si esprime allora come amore: ponendosi dinanzi al Padre per amore dell'uomo, Cristo - il Figlio amato - continua a ottenere misericordia per i peccati degli uomini.
La sua morte continua a rimanere la misteriosa moneta di scambio, con la quale Egli ha riscattato l'umanità. La sua solidarietà permane come simbolo del suo essersi fatto Cireneo di ogni uomo.


NOTE

[1] Concilio di Calcedonia, Symbolum: DS 301-302.

[2] Francesco, Angelus, 5 gennaio 2014.

[3] Francesco, Regina Coeli, 1 giugno 2014.

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