- Anno della Vita Consacrata -
Santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, la cui memoria liturgica ricorre il 1 ottobre, ha saputo vivere in pienezza ciò che questi simboli esprimono e ha lasciato in eredità a tutti - laici e consacrati - le perle preziose, il tesoro nel campo, le cose antiche e sempre nuove che ha saputo scoprire nell'intimità con la Sapienza Divina, quella che l'ha arricchita della Scientia Amoris, consentendole di essere annoverata tra i Dottori della Chiesa.
O Dio, nostro Padre, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli, fa' che seguiamo con serena fiducia la via tracciata da santa Teresa di Gesù Bambino, perché anche a noi si riveli la gloria del tuo volto.
(dalla Liturgia) |
LA COLOMBA E LE ACQUE: "LA PICCOLA VIA"
Teresa di Lisieux morì nel 1897, a soli 24 anni e senza destare "eccessivo entusiasmo" in parecchi di quelli che l'avevano conosciuta.
Al momento di scriverne la lettera necrologica destinata ai vari monasteri carmelitani, qualcuna si chiese: e cosa diremo di lei? Non ha fatto nulla di particolare!
Qualche anno più tardi, nel 1903, un giovane sacerdote - Thomas Taylor - che sarebbe divenuto apostolo infaticabile della santa, ebbe un colloquio con la priora del Carmelo di Lisieux, Madre Maria di Gonzaga, e «insistè perché si iniziasse a lavorare in favore di una possibile causa di beatificazione». La risposta fu poco entusiasta, e lascia intendere tanto il "velo" dietro cui la piccola Teresa aveva saputo nascondere la sua vita interiore ricchissima e feconda, quanto la portata innovativa che avrà la "scienza" di Teresa: «Ma allora, quante Carmelitane bisognerebbe canonizzare!» [2]
Finanche lo zio della santa, Isidoro Guérin, inizialmente non si dimostrò affatto propenso a una causa di canonizzazione. Ammirava le virtù della nipote defunta, «aveva però un altro concetto della santità canonizzata. Sotto l'influsso dei pregiudizi dell'ambiente, la vedeva aureolata di doni straordinari, accompagnata da penitenze straordinarie e da imprese abbaglianti. Era troppo prudente per tentare il rischio di un processo a Roma ed esporsi ad un insuccesso di cui si sarebbero forse beffati i club normanni. Non incoraggiò per nulla i passi fatti in questa direzione»[3].
Fu l'intervento di Padre Prévost, un sacerdote cui si erano rivolte le sorelle della carmelitana, a far "capitolare" una dopo l'altra, le obiezioni di Isidoro, uomo di fede, ma ancora legato a un'idea di santità diversa da quella che sarebbe stata consegnata al mondo da Teresa di Lisieux, futuro Dottore della Chiesa, la piccola suora che avrebbe insegnato alle anime "la piccola via", la "via dell'infanzia spirituale".
In lei aveva mirabilmente operato lo Spirito Santo, quello Spirito creatore da cui ella si era lasciata plasmare, per lanciare all'umanità il messaggio di una santità alla portata di tutti, con i mezzi di ogni giorno. Una "novità" straordinaria per la pietà popolare di quei tempi, ma anche per la Chiesa intera, per la gerarchia ecclesiastica. Il frutto dello Spirito creatore aveva arricchito dei suoi doni una giovane carmelitana morta a soli 24 anni.
Dottore della Chiesa...
Quando, infatti, il Magistero proclama qualcuno Dottore della Chiesa, intende segnalare a tutti i fedeli, e in modo speciale a quanti rendono nella Chiesa il fondamentale servizio della predicazione o svolgono il delicato compito della ricerca e dell'insegnamento teologico, che la dottrina professata e proclamata da una certa persona può essere un punto di riferimento, non solo perché conforme alla verità rivelata, ma anche perché porta nuova luce sui misteri della fede, una più profonda comprensione del mistero di Cristo. Il Concilio ci ha ricordato che, sotto l'assistenza dello Spirito Santo, cresce continuamente nella Chiesa la comprensione del "depositum fidei", e a tale processo di crescita contribuisce non solo lo studio ricco di contemplazione cui sono chiamati i teologi, né solo il Magistero dei Pastori, dotati del "carisma certo di verità", ma anche quella "profonda intelligenza delle cose spirituali" che è data per via di esperienza, con ricchezza e diversità di doni, a quanti si lasciano guidare docilmente dallo Spirito di Dio (cfr Dei Verbum, 8). La Lumen gentium, da parte sua, insegna che nei Santi "Dio stesso ci parla" (Lumen Gentium, n. 50). E' per questo che, al fine dell'approfondimento dei divini misteri, che rimangono sempre più grandi dei nostri pensieri, va attribuito speciale valore all'esperienza spirituale dei Santi, e non a caso la Chiesa sceglie unicamente tra essi quanti intende insignire del titolo di "Dottore".
Tra i "Dottori della Chiesa" Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturo ed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così vaste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spirito» [4].
... grazie alla "via dell'infanzia spirituale"
«Io ho sempre desiderato di essere una santa, ma ohimè! - scriveva Teresa di Lisieux nel Manoscritto C della sua autobiografia - ho sempre constatato, quando mi sono paragonata ai santi, che c'è tra loro e me la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nei cieli e il granello di sabbia oscuro calpestato sotto i piedi dei passanti; invece di scoraggiarmi, io mi sono detta: il Buon Dio non potrebbe ispirarmi desideri irrealizzabili, io posso dunque malgrado la mia piccolezza aspirare alla santità; farmi più grande, è impossibile, io debbo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni; ma io voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni, ora non è più necessaria la fatica di salire i gradini di una scala, a casa dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei anche per me trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la rude scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio ed io ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna:
Se qualcuno è piccolissimo, che venga a me . Allora io sono venuta, presagendo che avevo trovato quello che cercavo e volendo sapere, o mio Dio! quello che tu avresti fatto al piccolissimo che avrebbe risposto alla tua chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco quello che ho trovato: - Come una madre accarezza suo figlio, così io vi consolerà, io vi porterò sul mio grembo e vi cullerò sulle mie ginocchia! Ah! mai parole più tenere, più melodiose, sono mai venute a rallegrare l'anima mia, l’ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo, sono le tue braccia, o Gesù! Per questo io non ho bisogno di diventare grande, al contrario bisogna che io resti piccola, che io lo diventi sempre di più. O mio Dio, tu hai sorpassato la mia attesa e io voglio cantare le tue misericordie».
La "piccola" Teresa di Lisieux ancora bambina |
La piccola via di Teresa è condensata in queste stesse parole della santa. La "piccola via" è la via della santità nell'ordinario, attraverso la carità esercitata in tutte le occasioni, e, soprattutto, grazie alla misericordia di un Dio che "prende in braccio" le proprie creature. Senza misericordia, la creatura non sarebbe capace di rialzarsi dopo le sue innumerevoli cadute. Ecco perché l'uomo non può permettersi il "lusso" dello scoraggiamento. Esiste un Dio che lo risolleva, che vuole risollevarlo. La santità non ha bisogno di estasi, visioni, stimmate. Questi sono fenomeni straordinari che il Signore non concede a tutti. La santità non ha bisogno di uomini già perfetti, ma che si lasciano perfezionare e che accettano di "sfidare" la propria debolezza, perché c'è un Dio che puntato tutto sull'uomo, pur conoscendolo nella sua interezza di spirito e materia. La santità, quella sì, è pensata da Dio per ciascuna delle sue creature.
Come ebbe a dire Benedetto XVI, «anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei “piccoli” del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza più alta. "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT 266).
Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C, 2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre. Così Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri» [5].
NOTE
[1]Congregazione Per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Vita consecrata in Ecclesia hodie Evangelium, Prophetia, Spes, Presentazione del Logo dell’Anno della Vita consacrata
[2] Testimoni di Teresa di Gesù Bambino dai Processi di Beatificazione e Canonizzazione, Edizioni OCD, 2004, p. 11.
[3] Ibidem, p. 12.
[4] Giovanni Paolo II, Omelia nella Santa Messa per la proclamazione a "Dottore della Chiesa" di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, 19 ottobre 1997.
[5] Benedetto XVI, Udienza Generale, 6 aprile 2011.
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