- Riflessioni a margine del Vangelo di oggi -
"In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni,
ungevano con olio molti infermi e li guarivano...".
(Mc 6,7-13)
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Il Vangelo di oggi, XV Domenica del Tempo Ordinario, sottolinea l'idea dell'essere mandati "insieme". E' un'idea antica quanto la Bibbia, antica quanto il mondo. E' un'idea "eterna" quanto eterno è il progetto di Dio.
LA DUALITA' NEL PROGETTO DI DIO
Se andiamo alle origini della creazione ci imbattiamo nel desiderio divino che l'uomo non sia solo (cfr. Gn 2,18) e, scorrendo oltre, il Siracide torna con insistenza sul concetto della "dualità":
"Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo:
a due a due, una di fronte all'altra" (Sir 15,33)
e ancora
"Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all'altra,
egli non ha fatto nulla d'incompleto.
L'una conferma i pregi dell'altra:
chi si sazierà di contemplare la sua gloria?" (Sir 42,24-25).
DUALITA' O DUALISMO?
La dualità di cui parla Dio non è sinonimo di rivalità, ma di completezza, anzi, di "completamento". L'altro mi integra nella misura in cui diventa il mio compagno di viaggio, il mio sostegno, il mio aiuto, il mio conforto; l'altro mi completa se si fa il mio interlocutore, il mitigatore dei miei eccessi, lo sprone per superare i miei difetti.
La dualità di cui parla Dio non è sinonimo di rivalità, ma di completezza, anzi, di "completamento". L'altro mi integra nella misura in cui diventa il mio compagno di viaggio, il mio sostegno, il mio aiuto, il mio conforto; l'altro mi completa se si fa il mio interlocutore, il mitigatore dei miei eccessi, lo sprone per superare i miei difetti.
Nella dualità rintracciamo qualcosa della perfezione di Dio Uno e Trino. Ogni uomo manifesta un aspetto della bellezza e della pienezza divina; due persone unite dal vincolo della missione e dell'affetto reciproco, mostrano ancora di più l'aspetto "comunionale" del Dio Trinitario.
Se, tuttavia, ci si lascia accecare dall'egoismo e dalla superbia, l'altro diventa il mio "rivale", il mio antagonista. In lui non vedo più colui che mi aiuta ad essere realmente me stesso e colui che io aiuto ad essere se stesso; finisco con il rintracciare nell'altro la persona che mi "oscura", che mi svilisce e, come nella storia di Caino e Abele, la fraternità si spezza per lasciare il posto alla lotta, che rischia di concludersi con l'annientamento di colui che ci è stato donato come compagno di viaggio.
LA LUCE E IL BUIO
La dualità voluta da Dio è portatrice di luce.
L'altro, se veramente vive il rapporto con me come una "chiamata" divina e come una "missione", mi aiuta a mettere in luce il meglio di me stesso. Non mi occulta, al contrario, mi fa "emergere". Mi fa risalire da quell'abisso tenebroso di difetti, egoismi, debolezze, viltà, abbattimenti, che impregnano l'esistenza di ciascuno di noi, in piccola o grande misura.
E io agisco ugualmente nei suoi confronti.
Ciascuno si illumina della luce dell'altro. Alla fine le due luci si "fondono" e la comunione (amicale, fraterna o sponsale che sia) diviene una splendida unità.
DALLA DUALITA' ALL'UNITA'
L'esperienza dei santi "mandati a due a due" è l'esempio più significativo di questo passaggio dalla dualità all'unità.
Scorrendo ad esempio l'epistolario di San Francesco di Sales a Santa Giovanna di Chantal, ricorrono spesso espressioni relative all' "unità" tra le loro anime, voluta, attuata e rafforzata da Dio stesso. La chiamata di Dio esige però una risposta ed un lavoro continuo. In rapporti come quello tra il Sales e la Chantal, la direzione spirituale del primo sulla seconda rende maggiormente evidente quanto la missione "a due a due" vada di pari passo con "l'illuminarsi" a vicenda. Sì, a vicenda, perché ciascuno ha da donare all'altro. Così il santo Vescovo poté scrivere alla sua diretta, ormai già Madre superiora delle Visitandine da loro fondate: "Voi siete il coraggio del mio cuore e il cuore del mio coraggio".
Testimonianza stupenda di quanto la missione "a due a due" renda i compagni di viaggio una cosa sola, il vero sostegno reciproco, il vero alimento (bellissima l'espressione di Simone Weil, che definiva l'amico come il "pane" dell'altro), tutto ciò di cui, in Dio e dopo Dio, noi abbiamo bisogno, in quella comunione desiderata da sempre, dall'Altissimo, tra le sue creature.
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