'Ecco, io faccio nuove tutte le cose'
(Ap 21,15)
Sul Monte Calvario avviene qualcosa di straordinario: un Uomo muore in Croce, versa tutto il Suo Sangue e da una trafittura del Suo Costato sgorgano, quando è già senza più vita, ancora delle gocce.
Acqua e Sangue che irrorano la terra e le danno nutrimento.
Il nutrimento è tutto spirituale, ma produce frutti impensabili: la redenzione dell'umanità.
Se l'uomo nuovo che si faceva "nuovo Adamo" era già venuto in Cristo, "primizia" di tutti gli uomini nuovi, in un certo senso, per l'umanità intera -e non solo-, l'istante in cui il Preziosissimo Sangue di Cristo tocca il suolo e lo bagna, diventa un nuovo big-bang, una ripartenza, una rinascita.
"Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto", leggiamo in San Paolo (Rm 8,22).
E così prosegue l'apostolo delle genti:
"Essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie
dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la
redenzione del nostro corpo.
Poiché nella speranza noi siamo stati salvati" (Rm 8,23-24)
L'adozione a figli di Dio, attraverso il Battesimo, il cattolico la riceve nel momento stesso in cui la Grazia lo tocca, il Sacramento lo trasforma ed imprime in lui un segno indelebile.
La redenzione del corpo, in un certo senso, comincia già qui, ora: la morte di Cristo, il Suo Preziosissimo Sangue versato per gli uomini, rende possibile non solo la nostra risurrezione futura, ma anche quel vivere secondo lo Spirito e non secondo i desideri della carne, di cui proprio lo stesso San Paolo, sempre al cap.8 della lettera ai Romani.
Dio ci fa nuovi per i meriti del Sangue di Cristo Suo Figlio.
Dio ci fa nuovi affinché possiamo gustare un anticipo della beatitudine del Paradiso, una felicità che sulla terra è sempre come quella della donna incinta, cioè di colei che porta in sé il germe della vita nuova, che sa con certezza che il bambino nascerà, ma che affronta nove mesi di gravidanza, vivendo nell'attesa del suo bambino.
E' bella l'analogia del parto che usa San Paolo, perché la gestazione è il tempo della cura, della premura verso la creatura che si porta in grembo e quindi anche verso la madre che la ospita.
Come in una gravidanza, anche la vita spirituale esige questa attenzione: badare ai dettagli, ad una sorta di "dieta interiore" per mortificare le sregolatezze della carne che potrebbero mettere a repentaglio il buon esito della gravidanza.
Sottoporsi a dei "controlli" periodici (la confessione, un buon colloquio spirituale, un ritiro, un pellegrinaggio),alimentarsi di cibi sani (Eucaristia, preghiera, lettura spirituale e meditazione), praticare una moderata attività che consenta di mantenersi sani ed in forma (un po' di "ascetica"!).
Anche la "gravidanza dello spirito" ha i suoi vantaggi attuali: a volte si gusta la dolcezza della speranza che già abita nel cuore dell'uomo, si pregusta la felicità che ora soltanto si può immaginare come meravigliosa per il tempo dell'eternità.
La stessa creazione, che "geme" nelle doglie delo stesso parto che coinvolge l'uomo, diventa una fonte di contemplazione, in cui intravedere qualcosa del misterioso, stupendo disegno di Bellezza Divina.
E' tutto un riflesso della Gerusalemme Celeste, e mi piace pensare che -metaforicamente parlando- anche la stessa natura, l'ambiente che ci viene donato in "custodia" da Dio, abbia ricevuto dei grandi benefici da quel Sangue di ineffabile valore che si è depositato sul suolo durante la Passione di Cristo.
Adamo era stato pensato per il Paradiso terrestre, il nuovo Adamo porta già qualcosa di "nuovo" nel Creato.
Il Sangue di Gesù è stato "assorbito" dalla terra, già solo per questo l'ambiente che ci circonda meriterebbe quella cura, quel rispetto a cui i pontefici ci hanno invitato e ci invitano nel loro succedersi.
Il Sangue di Gesù ha rinnovato ogni cosa, e questo ci "impone" un compito di responsabilità:
custodire noi stessi, che Dio ha ritenuto così preziosi da non farGli risparmiare il Sacrificio del Figlio, pur di salvarci;
custodire gli altri, che sono stati anche loro oggetto della Redenzione Divina;
custodire il creato, che ha "raccolto" le Gocce del Sangue di Gesù.
"E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato,è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.
E’ il custodire la
gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei
bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella
periferia del nostro cuore.
E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i
coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei
figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori.
E’ il vivere
con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza,
nel rispetto e nel bene.
In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed
è una responsabilità che ci riguarda tutti.
Siate custodi dei doni di Dio!
E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura
del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore
inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che
tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della
donna. Per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi!
Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la
superbia sporcano la vita!
Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri
sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e
cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono!
Non dobbiamo avere
paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!
E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il
custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!"
(Papa Francesco, omelia di inizio pontificato)
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