sabato 8 settembre 2012

«QUANDO CI SONO IO STANNO BUONI».La pedagogia di don Bosco




Dal libro "Don Bosco", Edizioni SEI, 1965

"Giovannino è vivacissimo, scattante, elastico.
Un giorno rientra in casa prima del solito, col visetto che gronda sangue: ha cinque anni, l'età dei giochi collettivi.
Giocava coi compagni a cirimella e il proiettile di legno lo ha colpito in faccia.
La mamma è desolata, lo ripulisce e lo medica.

- Ma, Giuanin, tutti i giorni me ne fai una!- gli dice.
- Non andare più con quei monellacci.
Vedi quanto sono cattivi!

- Io ci vado, mamma, appunto perché sono cattivi.
Quando ci sono io, stanno buoni e non parlano male.

-Si, ma non non andar più.
-Mamma...
-Capito?
-Se è per farti piacere, non andrò.

E con uno sguardo supplice:

-Mamma, quando ci sono io, stanno buoni...

Gli occhi della mamma incrociano quelli di Giovannino.

-Va' pure- gli dice mamma Margherita, e gli carezza la fronte".



Quando sarà più grande, don Bosco dirà che in ogni fanciullo c'è un punto accessibile al bene: il punto su cui lavorare, quello sul quale insistere, il tasto giusto da schiacciare per far venire fuori il meglio della persona, per condurla ad essere "buon cristiano e onesto cittadino".

Giovannino, a soli cinque anni, ha già intuito che nell'animo umano esista questa leva potente da azionare, lo ha compreso con riferimento ai suoi piccoli compagni di gioco...ma anche rispetto a sua madre, mamma Margherita.
E' qui che il piccolo Giovanni comincia a sviluppare qui la sua pedagogia e l'arte di pedagogo!

Rispetto ai bambini con cui gioca, ha capito che la presenza di un amico buono, con doti in parte innate ed in parte studiate (soprattutto in seguito questo accadrà) di "leader", di trascinatore, diventa un ottimo mezzo per impedire che si cada nel circolo vizioso della cattiveria, del male.
Giovannino comprende di avere qualcosa che affascina gli altri, tanto che il fatto di "esserci" fa sì che i compagni smettano di dire brutte parole.
Non è superbia: è riconoscere un dono di Dio.
Giovannino ne è consapevole, infatti dice "quando ci sono io, stanno buoni..."
Non c'è di certo vanagloria in queste parole, infatti anche lui le ha prese di santa ragione...e si dimostra umilmente pronto ad obbedire al divieto di sua madre.

Qui però interviene un altro elemento della sua pedagogia e dell'arte salesiana di pedagogo nascente: Giovanni sa fare leva non solo sui tendenzialmente cattivi -come i compagni di gioco-, ma anche su quelli che sono già buoni, come è mamma Margherita.
Don Bosco ha compreso che per chi ama il Signore al di sopra di tutti e tutto, il bene delle anime viene prima di ogni altra cosa.
Questo fa capire a sua madre, con il suo sguardo e il suo rimarcare la bontà degli altri bambini in sua presenza.

Saranno due "armi" a cui il santo farà sempre ricorso nella sua vita.
Sarà lo strumento di conversione di tanti giovani, sarà il mezzo con cui farà in modo che sua madre rimanga con lui ad occuparsi dei suoi tanti "figli".

Dio ha fatto un dono a ciascuno di noi, ognuno ha il suo talento, ricevuto dal Signore.
Prendiamone coscienza con umile onestà ed impegniamoci per farlo fruttificare a servizio dei più bisognosi (spiritualmente o materialmente parlando) e trascinando insieme a noi altri fratelli generosi, sull'esempio di don Bosco.

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