domenica 5 agosto 2012

LE PERLE, I CANI, I PORCI E LE CESTE CON GLI AVANZI: SI PERDERA' FORSE QUALCOSA?


Il miracolo non si produce da niente, 
ma da una prima modesta condivisione 
di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. 
Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, 
ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, 
può compiersi sempre di nuovo il miracolo: 
Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore
 e renderci partecipi del suo dono. 

(Benedetto XVI- Angelus 29-07-12)




Il Vangelo di Domenica scorsa ((Gv 6,1-15) ci ha presentato la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci, offrendoci anche un particolare interessante: l'invito che il Maestro rivolge ai Suoi, affinché raccolgano gli avanzi, in modo che niente vada perduto.

Si potrebbe rileggere questo brano -ed in particolar modo questo dettaglio- collegandolo ad un altro proposto dalla Liturgia dell'anno in corso.
Si tratta di Mt 7,6.12-14 (proclamato il 26 giugno) in  cui compare l'accorato appello di Gesù a non dare cose sante e perle a cani e porci, perché questi, disprezzandole -non comprendendole, addirittura forse odiandole- le calpesterebbero e poi divorerebbero anche noi.

I due brani evangelici parrebbero in contrasto: anche la folla che è stata sfamata alla moltiplicazione dei pani e dei pesci non ha capito nulla, segue il Cristo solo dietro l'impulso materiale della fame, per trovare soluzione ad un problema "sociale", eppure quanta pazienza Gesù usa nei confronti di quella turba, per la quale aveva provato "compassione"!
Con quanta premura cerca di far comprendere il passaggio da un pane terreno ad Uno Celeste che sfama per l'eternità!
C'è da aspettarsi che tanti non Lo capiranno, continueranno ad attendersi solo un cibo di consumo immediato...eppure Gesù si dona con intensità, amore, totalmente...

Come conciliare questo apparente paradosso dei due brani?

Possiamo calare il tutto nella nostra esperienza personale, pensando a cose come i "talenti" che abbiamo ricevuto, che si tratti del dono di pregare con perseveranza, di conoscere e approfondire il magistero, di essere "ferrati" nelle verità di fede...
Se riceviamo, occorre rammentare che riceviamo gratuitamente.
Siamo dunque tenuti a dare nella stessa misura: senza chiedere nulla in cambio.
Dobbiamo fare il primo passo verso l'altro, offrendogli poco per volta quello che a noi è stato dato.
E' quello che fa Gesù: dona alla folla il pane che moltiplica a partire dal poco ricevuto da quel ragazzo, poi comincia a spiegare il dono che farà di Sè Stesso, donandoSi quindi già in quell'impiego di tempo, di Parola, di Presenza...
E quello che viene chiesto anche a noi...

Ma gli altri cui vogliamo donare, ci seguiranno sempre?
Qui scatta l'invito alla prudenza, un po' simile a quello che leggiamo in Matteo circa la correzione fraterna (Mt 18, 15-20).
Proviamo a dare...ma se l'altro non ci sente, non vuole ricevere o ha chiuso completamente il proprio cuore, alla fine sarà necessario "troncare" la comunicazione del dono. 
Sarebbe tempo sprecato, sarebbe uno sciupare il talento con chi non sa o non vuole sapere che farsene, mentre altri attendono di ricevere, magari pieni di "buona volontà", a braccia aperte!

Anche Gesù, in un certo senso, agì così, quando non compì prodigi, ma solo poche guarigioni nella Sua terra, a causa dell'incredulità proprio dei Suoi compaesani! (Mc 6,1-6)

Qui però c'è un elemento su cui soffermarsi: il Vangelo non dice che Gesù non operò miracoli, ma che ne realizzò pochi, lasciando quindi aperta una "porta di speranza". Non è un caso che le uniche cose compiute fossero proprio..."guarigioni" fisiche, che rimandano a quelle spirituali.
Il segno è stato "lanciato", forse qualcuno, colpito in seguito da quel "segno" avrà creduto!
I sanati sono stati "saziati" nell'immediato dal miracolo, altri forse, si saranno saziati in un tempo successivo!

Ecco allora il raffronto con il pane moltiplicato, i pesci, la cesta degli avanzi.
Noi dobbiamo seminare anche nel campo altrui, ma se il terreno non è buono al 100%, potremo lasciare nei solchi solo pochi semi.
E' il nostro insieme di "pani e pesci" che distribuiamo agli altri, facendo condivisione di un nostro talento, di un dono ricevuto dal Signore.

Paradossalmente, c'è dell'avanzo: quello che qualcuno rifiuta, quello che qualcuno non accetta, non comprende, non valorizza.
Apparentemente è talento che noi "sprechiamo" in forma di preghiere che sembrano non avere "successo", di parole che non toccano il nostro fratello, di insegnamenti che non lasciano traccia.

Tuttavia, Gesù ci assicura che quello è in realtà un talento preziosissimo: un avanzo nel senso "migliore" del termine.
Una SOVRABBONDANZA, un sovrappiù che viene raccolto e messo da parte.
Lui saprà come convertirlo a tempo debito.
Noi lo ritroveremo, come "interesse" maturato sul capitale, quando Lui vorrà. 
Fosse anche alla fine dei tempi!
Quando saremo finalmente nel faccia a Faccia con Dio, sapremo quali frutti avrà prodotto quella nostra parola "lasciata" in eredità ad una persona indurita nel cuore; quell'insegnamento offerto ad un nostro fratello "orgoglioso" prima di andare a seminare altrove; quella preghiera elevata al Cielo per un conoscente che apparentemente ha continuato a vivere la propria esistenza lontano dal Signore.

Quale stupore, giunti in Paradiso, se ci accorgessimo che proprio quella preghiera è riuscita ad ottenere una conversione in extremis, quale meraviglia se il nostro "avanzo" lo raccogliessimo nell'Aldilà come un fratello perduto...che è stato ritrovato!



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