sabato 11 agosto 2012

IL PANE DEL CIELO .... CI SCUOTE?



Liturgicamente parlando, a quest'ora siamo già nella XIX Domenica del T.O., ma rimanendo in termini "cronologici umani", se fossimo avessimo partecipato sia alla Messa mattutina di quest'oggi (sabato della XVIII settimana), sia a quella di stasera, avremmo ascoltato due brani evangelici interessanti da rileggere "assieme", per cercare di trarne poi una conclusione unica.

La  Parola proclamata stamattina è tratta dal Vangelo di Matteo   (Mt 17,14-20) e ci presenta la scena di un padre che si reca da Gesù per chiedere la guarigione del figlio epilettico.
L'uomo aveva già condotto il ragazzo dai discepoli...e non aveva ottenuto la grazia sperata.
Si rivolge allora direttamente al Signore.

La reazione di Gesù nei confronti dei Suoi è "apparentemente" dura: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi"?
Solo dopo queste frasi così pungenti chiede che il malato venga portato da Lui. 
E lo guarisce.

I discepoli, "in disparte" (precisa l'evangelista) Lo interrogano sul perché del loro "fallimento".
 Sconcertante è anche stavolta la risposta di Gesù: la loro poca fede è stata la causa della mancata guarigione...

Poca fede: parole pesantissime per i discepoli, se pensiamo che si trattava di uomini che avevano lasciato parenti, amici, lavoro e prospettive future "sicure" (anche se povere) per seguire Gesù, per stare sempre con Lui, per imparare da Lui, accettando la derisione, l'emarginazione sociale...

Poca fede...
Il cuore dei discepoli si sarà sentito...morire: il Maestro dice loro che hanno avuto poca fede!

La prima cosa su cui si può riflettere è allora questa: seguire Gesù non è automaticamente sinonimo di "avere molta fede".
La fede è sperare anche contro l'impossibile.
La fede è un dono ricevuto che va coltivato, aumentando l'amore e la fiducia nell'Altro.
La fede si sviluppa intensificando la relazione affettiva e "imitativa" con/di Gesù, filiale col Padre, "collaborativa"con lo Spirito Santo.
Se invece trasformiamo la nostra sequela in "abitudine", in "rassegnazione", in "poca operosità"...allora la fede non cresce...e rimane "scarsa".

L'apparente durezza di Gesù nel rimproverare apertamente i Suoi, anziché nel fare semplicemente il miracolo richiesto, è allora un gesto di "amore". 
Di grande amore!

E' come quello "scuotere" un albero che fatica a far cadere i propri frutti, affinché questi arrivino in terra e possano essere raccolti e mangiati.
Gesù vuole dare UNO SCOSSONE all'abitudinarietà dei discepoli.
Gesù vuole spingerli -attraverso la loro "brutta figura"- a chiedersi e chiederGli cosa non vada, cosa non abbia "funzionato".

I discepoli restano scottati, mortificati (umanamente parlando) dalla dura reazione del Maestro. Tanto da non avere il coraggio di fare domande in pubblico, ma solo "in disparte".

Se il Signore si fosse "limitato" ad operare il miracolo, tutto, invece, sarebbe passato "sotto silenzio", i discepoli non avrebbero notato nulla, sarebbero rimasti adagiati nella loro "ordinarietà".
Gesù li obbliga, invece, a guardare in faccia la realtà: non basta che ricevano la "fede", devono anche coltivarla, chiedere che venga aumentata!
Hanno una "responsabilità" nei confronti dei loro fratelli!

La XIX Domenica del T.O., nel Vangelo (Gv 6,41-51), ci dona la risposta alla domanda implicita dei discepoli: dove possiamo attingere la "potenza" per fare miracoli, per "aumentare" la nostra fede?

Nel "Pane Vivo disceso dal Cielo"!
Solo Dio è il "Potente" per essenza, per natura...è l'Onnipotente!
Gesù ci dona il Suo Tutto proprio nella Santa Comunione.

"Mangiamo" la Sua Dolcezza, la Sua Mitezza, la Sua Forza, il Suo Coraggio, la Sua Incrollabile Fiducia Filiale nel Padre.
Nutrirsi della Comunione implica che dobbiamo ricevere anche noi uno "scossone": uscire dalla quotidiana abitudine alla vita nel mondo, per credere in qualcosa che va oltre il mondo e che ci rende capaci di "salare" le realtà terrene, di esaltarle, di trasformarle.

Fare miracoli è anche questo: ricordare che le ragioni della nostra speranza sono riposte in un Uomo che è Dio, Incarnato, morto e Risorto per noi.
Un Dio che ha cambiato quanti si sono lasciati incontrare, un Dio che ha guarito nel Corpo e nello Spirito...

Fare miracoli è portare la Buona Novella ai fratelli scoraggiati, dare una Parola di Vita agli  scontenti, far ritrovare il senso corretto dell'uso delle cose e la giusta dimensione entro cui instaurare i rapporti con le persone...

Siamo tutti chiamati ad avere "grande fede" (Mt 15,28)...siamo tutti chiamati a fare "miracoli"!

Buona Domenica a tutti!

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