martedì 8 febbraio 2011

NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES-Settimo giorno: facciamo della nostra "croce" una Passione




NOVENA ALLA BEATA VERGINE DI LOURDES          



O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.

Con l'apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già  molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.

Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerà d'imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. 
Amen.


3 Ave Maria
Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione
 della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio


"Concludiamo sottolineando che la santità di Bernadette, più che dalle parole, traspare dal suo silenzio, un silenzio attivo, ispiratore di quelle opere parlanti che il suo confessore aveva paragonato alle azioni dei profeti.
Ancora, si trattò di opere essenzialmente silenziose, paragonabili più che a delle azioni a una passione, sul modello della passione di Cristo.
Fu vera passione l'infanzia povera, umiliata, malaticcia di Bernadette; una passione alimentata dall'amore e accettata con la convinzione che quando il buon Dio lo vuole, tutto è bene, e che non ci si deve lamentare.
Passione non significa passività: essere appassionato non vuol dire essere inattivo o neutro.
Ma la passione è un dono che si riceve, e in questo senso è il contrario di un'azione.
E' stata lavorata più di quanto non abbia lavorato-diceva il suo confessero- e soggiungeva:
le virtà passive hanno abbondato in lei: vita di penitenza, santificata dall'azione divina...modellata dalle croci.

La passione di Bernadette si tramuta in azione nell'ordine dell'amore.
Si è collocata nel prolungamento del Cristo, la cui morte, inglitta dall'esterno, fu trasfigurata in gesto di redenzione.
Il Cristo ha subìto una vera passione: gli uomini l'hanno umanamente costretto a guggire e a nascondersi, lo hanno catturato, condannato, inchiodato sulla croce, messo a morte; gli uomini gli hanno strappato la vita, come sanno fare con i loro nemici.

In questo crogiuolo umano e divino l'opera di morte si identifica con la gloria, secondo san Giovanni.
E noi, in questa luce, scorgiamo, in trasparenza, quello che abbiamo chiamato il segreto o il mistero di Bernadette.
Ella ne fu cosciente, anche se oscuramente cosciente, come ce lo testimonia la sua identificazione col Cristo sulla croce, la sua convinzione della passione e morte che doveva fare: fare come si fa un atto, con un gesto di liberalità".
(René Laurentin- Bernardetta vi parla)

Quest'oggi Bernadette ci sprona a non lasciarci sopraffare dalle nostre piccole croci quotidiane: si, è vero, la croce è dolorosa, comporta un cammino in salita, che prosegue fin dove nemmeno noi sappiamo bene che finirà.

Quante volte, infatti, ci paia che il nostro calvario continui...continui...e quando ci pare di essere arrivati alla vetta del dolore, della sopportazione, della solitudine, della mortificazione che ci costa, dobbiamo ancora continuare a salire, caricati della nostra croce?


"Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24), ci dice San Paolo, e Bernadette quest'oggi ce lo ripete, così come anche la Vergine Maria dimostrò con la sua stessa vita, fatta di patimenti, di dolori acuti, dello strazio della Croce.

Lei per prima, completò ciò che mancava ai patimenti di Cristo, compartecipando al Suo dolore, durante la Sua esistenza terrena, durante la Sua vita pubblica (pensiamo solo a quante critiche avrà ricevuto, in quanto madre di un Figlio che si proclamava Messia e che abbandonava sua madre, rimasta vedova!), infine sotto la Croce.

Ma Bernadette ci dimostra che la nostra "penitenza", scelta e abbracciata liberamente per amore di Cristo e dei fratelli, può portare veramente molto frutto:
"se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24).
Dunque possiamo accogliere la nostra croce come un dono dal Signore, imparare che la nostra apparente inattività nel sopportare molestie, infermità, mortificazioni, incomprensioni, non è un "non fare", al contrario, genera movimenti interiori e crescita spirituale oltremisura grandi.
Si fa moneta per l'acquisto di anime.
Moneta che non ha limiti territoriali, geografici o spaziali...
Facciamo in modo che questa nostra croce diventi allora una "passione" in tal senso e che ci lavori per modellarci come creta, sotto le sapienti mani di Dio.



Scriveva Paolo VI, in una sua preghiera: 


"Ricomponi in me le tue sembianze, Signore, 
non giudicarmi se io le ho obliate. 
Io sono fragile nelle tue mani potenti, 
la mia infermità è indice del tuo dominio, 
 ma le tue mani sono pietose, 
sono pietose anche quando ci opprimono, 
le tue mani sorreggono e sostengono,
 le tue mani puniscono e vivificano".

Vivere il rapporto con il Signore accettando anche la misteriosa prova della croce, significa dare dimostrazione di vero amore:
"se la sofferenza può acquistare un significato quaggiù, è in relazione al Cristo, cioè all'amore redentore che distrugge il peccato assumendo umanamente il male che ne promana.
La sofferenza è la prova decisiva, la verifica irrununciabile dell'amore autentico.
Da questo si riconoscono i veri amici, quelli che restano fedeli e disinteressati anche nelle avversità.
Un amore che passa oltre il muro del suono della sofferenza.
La Pasqua è questo passaggio".

Che anche noi, per intercessione della Beata Vergine Maria, possiamo dire, come disse Bernadette all'antivigilia della sua morte:
"Io sono macinata come un chicco di grano".

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