IL RISTORO DELLO SPIRITO
Riflessioni sul Vangelo della XVIII Domenica del T.O.
Riflessioni sul Vangelo della XVIII Domenica del T.O.
Avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
(Mt 14,31-21) |
Ordinò alla folla di sedersi sull'erba. Ordinò loro di riposarsi. Ordino loro di stare attorno a lui. Ordinò loro di ristorarsi.
Gesù non ordina alla folla di seguirlo, sono invece le persone, di loro spontanea iniziativa, ad andargli dietro... forse nella speranza di ascoltare la sua parola così diversa da quella di tutti gli altri, forse nell'aspettativa di qualche miracolo. E Gesù, sentendo compassione, veramente sazia il desiderio di guarigione di queste persone, sanandone i malati.
Quando si fa sera, quando tutto sembra finito, quando pare che Gesù non debba più fare niente per loro... quelle persone, però, decidono di rimanere. Sono evidentemente come attratte da una forza misteriosa che si sprigiona dal Cristo. Cos'altro si potevano aspettare da Lui, infatti, questi cinquemila uomini (senza contare le donne e i bambini)?
Forse niente, forse semplicemente volevano "rimanere" ancora con Lui, restare insieme, esprimendo così la loro gratitudine, attraverso questa inconscia modalità che li tiene come "incollati" a Gesù, incapaci di ritornare nelle loro case perché "grati", cioè pieni di affetto per Colui che ha elargito tanto bene nei loro confronti.
Forse niente, forse semplicemente volevano "rimanere" ancora con Lui, restare insieme, esprimendo così la loro gratitudine, attraverso questa inconscia modalità che li tiene come "incollati" a Gesù, incapaci di ritornare nelle loro case perché "grati", cioè pieni di affetto per Colui che ha elargito tanto bene nei loro confronti.
Com'è strano questo Uomo-Dio, che non impone, ma lascia agli uomini la libertà di seguirlo per ascoltarlo, ma poi comanda a questa folla di mettersi a sedere, di riposarsi, di mangiare!
E d'altronde, non è la prima volta che lo fa! «Venite in disparte e riposatevi un po'» (Mc 6,31) aveva detto ai suoi discepoli, stanchi per la missione fra la gente.
Questo Dio così umano sa che l'uomo è fatto di entusiasmo e stanchezza, di vigore e di debolezza, di forza e di delicatezza; questo Dio così umano è quel Dio per mezzo del quale tutto è stato creato, istituendo però il settimo giorno come giorno del riposo dopo tutte le opere che aveva realizzato.
Riposo: è quello che si fa dopo un'attività intensa, che ci ha stancati, che ci ha fatto spendere energie mentali e fisiche. E perché Gesù, allora, invita la folla a riposare dopo aver beneficiato dei suoi miracoli?
Perché seguire Gesù per tutto il giorno, come lo hanno seguito questi uomini, donne e bambini (ciascuno con la propria storia di malattia, resistenza fisica e delicatezza di costituzione) è stancante per l'uomo, anche quando egli si rende conto dei tanti benefici che Dio opera nei suoi confronti; perché la sequela, quando è vera, è impegnata e impegnativa, cioè faticosa: richiede davvero di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente (cfr. Mt 22,37), di prendere ogni giorno la propria croce per seguire Gesù (cfr. Mt 10,38), di mettere mano all'aratro senza voltarsi indietro (cfr. Lc 9,62), qualunque sia lo stato di vita che abbiamo abbracciato.
La sequela è uno "sport", un'allenamento continuo che fa... bruciare molte calorie! San Paolo più volte, nei suoi scritti, parla addirittura di una "corsa" da portare avanti fino al traguardo, per essere ricompensati con il premio. Ma ogni bravo sportivo sa che non si può andare avanti nell'allenamento costante senza un'adeguata alimentazione.
Così Gesù, il nostro "coach" dello spirito, sa che senza ristoro non possiamo proseguire nella sequela, cammino spesso in salita perché pone l'uomo in lotta costante contro le proprie inclinazioni "sbagliate", contro i propri difetti, contro le vicende storte della vita. La buona battaglia di cui parla san Paolo (cfr. 2Tm 4,8), ma anche, rimanendo sempre sul linguaggio paolino... una sorta di incontro di boxe (cfr. 1Cor 9,26) in cui cerchiamo di mettere Ko tutto quello che ci allontana da Dio.
Il ristoro che Gesù offre, però, non è un allontanarsi da Lui. Gesù non va via mentre i discepoli sfamano la folla. Gesù rimane con tutti loro. Ristorare lo spirito non è staccare una spina per attaccarne una diversa, è semplicemente un modo diverso di stare con il Maestro; non è un "perdere tempo", ma un impiegare diversamente il tempo. È ritagliare lo spazio per la meditazione, per la lettura della Scrittura, per la preghiera personale. È ritagliare il tempo per stare "cuore a Cuore" con Gesù, nel segreto della propria stanza e della propria anima. È parlare con Lui, raccontagli i nostri problemi, le nostre ansie, le nostre speranze, le nostre difficoltà. È cercare il confronto e il conforto in un amico che ci aiuta a camminare nella vita interiore; è fare silenzio dalle attività apostoliche per ritemprarsi in un incontro ancora più intimo con il Signore. È, ultimo ma non ultimo, l'incontro con il Signore vivo e vero nell'Eucaristia, il vero pane che sazia la fame dell'uomo e lo prepara all'incontro definitivo con Lui che avverrà oltre il tempo e lo spazio, dandogliene un anticipo, una caparra, un assaggio.
Riposo è allora vivere le parole del Salmo 131,2: «Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia».
Ordinò loro di sedersi. E lo ordina anche a noi, ogni giorno, ogni volta che siamo stanchi, sfiduciati o dubbiosi, confusi sul da farsi.
Perché solo in questo ristoro possono sedarsi i dubbi, le paure, le crisi; solo in questo ristoro si può ritrovare l'energia necessaria per ripartire e continuare a correre, protesi verso la meta, senza voltarsi indietro, sempre sicuri di ritrovare, ogni giorno, fosse anche solo nella stanza del nostro cuore, quel prato verde su cui sedersi, per stare accanto a Gesù, riposando in Lui.
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