domenica 23 giugno 2013

VOCAZIONE: proclamare la Parola di Dio


Cari amici del blog, pubblico con grande piacere una testimonianza vocazionale un po' diversa dalle altre...leggetela ugualmente: il Signore chiama in molti modi e per molti servizi, ricordandoci che in tutto possiamo essere un piccolo seme gettato nel suo campo, per portare frutto!


Preghiamo per quanti, quotidianamente e nelle Messe festive, sono chiamati a farsi strumenti per la proclamazione della Parola di Dio, affinché sappiano veramente svolgere questo servizio con umiltà e dignità, non per sfoggio di bravura tecnica o di bellezza fisica o di appariscenda mondana, ma per essere la "voce" dell'Unica Voce.


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Ambone nella Basilica Vaticana


"Dare voce alla Parola
significa ricercare la giusta misura:
l'espressività viene da dentro,
perché la pronunzia è delle labbra,
ma il suono è di tutta la persona"


Potrebbe sembrare strano accostare il termine "vocazione" al ministero di fatto di lettrice in Chiesa.
Eppure la mia è stata realmente una "chiamata": incalzata per molti anni dalle pressanti richieste di quelli che poi sarebbero diventati animatori liturgici, inseguita finanche in parrocchie diverse dalla mia (quasi che il Signore si divertisse in una benevola "persecutio"!), una mattina di ormai quasi 5 anni fa, dissi finalmente "sì", imparando a convivere -nella mia esperienza di fedele laica- con la dimensione nuova dell'essere una "voce" a servizio della Parola di Dio, pur se strumento povero e semplice.
E non solo: perché per me, questo significava anche un'altra cosa, il comprendere che, a volte, la nostra volontà è differente da quella di Dio, che noi vorremmo dire un no, quando invece Lui si aspetta una risposta affermativa...che a volte a noi sembra cosa non buona, non adatta a noi, mentre Lui sa già che -magari dopo molti nostri sforzi- quella sarà la strada per noi...

Ammetto che molte cose mi bloccavano: la timidezza, l'imbarazzo, una sorta di batticuore automatico che si innescava appena sapevo di dovermi muovere, la gestualità nuova da appredere, l'emozione da controllare per non storpiare la voce e il senso delle letture.

Eppure, dopo cinque anni di servizio -svolto un po' dovunque, per grazia di Dio-, sento di poter dire che il Signore mi ha fatto un grande, grandissimo dono e che giorno dopo giorno mi fa sperimentare -nel mio piccolo- che realmente l'essere "voce" che proclama la Parola è fare esperienza diversa di quella Parola stessa, rendersi disponibili al Suo ascolto per farla ascoltare agli altri.
Viverla nel cuore, nella vita, per essere, in un certo senso, non soltanto annunciatori del momento, ma testimoni quotidiani innamorati e assetati della Parola di Dio.

Personalmente non ho mai seguito corsi per lettori (non per mia negligenza, ma per assenza di corsi parrocchiali), ma dopo qualche anno di questa "esperienza" -e vinta la parte più ruvida delle difficoltà psicologiche- ho avvertito il bisogno di capire come potevo essere realmente uno strumento a servizio della Comunità, quale "surplus" mi richiedeva la responsabilità del mio compito.
Perché se davvero si comprende che lì è Dio che ci parla, allora non si può pensare che una Lettura sia solo...una lettura!

Credo che in questo non servano per forza grandi corsi ad hoc  -per quanto di certo siano utilissimi-, ma innanzitutto un po' di buona volontà e di umiltà.
Ritengo che occorra comprendere che spesso i nostri primi consiglieri sono quelli che ci ascoltano seduti sui loro banchi e che hanno tutto il diritto di ricevere una Parola non drammatizzata, ma letta con il giusto sentimento, il giusto tono, la giusta espressività; non una Parola "volatilizzata" o "rallentata", ma proclamata scandendo bene ogni vocabolo; non una Parola incompresa, ma assimilata, ruminata da chi la deve far entrare negli orecchi e-si spera- un po' anche nel cuore dell'uditorio.

Mi sono in sostanza accorta che l'essere stata chiamata esigeva da me non solo la risposta di un sì al servizio, ma anche di un "come" nel servizio.
L'impegno non è solo nell'assicurare una preparazione "tecnica" della lettura (leggerla cinque minuti o mezz'ora prima), ma nel garantire un INCONTRO reale con quel Dio Vivo e Vero che ogni giorno mi parla nelle Sacre Scritture.

Allora, in questo senso, il ministero di fatto è diventato un arricchimento in primis per me stessa: la cosiddetta preparazione remota (la lettura e meditazione della Parola di Dio) e quella prossima (la meditazione del Vangelo del giorno e una buona preparazione delle letture quotidiane, indipendentemente dal fatto di doverle poi proclamare o meno) mi hanno aiutato a penetrare maggiormente nella Bellezza della Scrittura; l'assidua partecipazione ai Sacramenti e la preghiera sono stati il supporto indispensabile; l'ascolto dei consigli anche "tecnici" ricevuti da altri parrocchiani e da un sacerdote amico, l'attenzione ai "talenti" di altri lettori, lo studio dei documenti della Chiesa e la lettura di testi spirituali (specie sulla Santa Messa!) sono stati e sono tutt'ora un bagaglio prezioso!

Ecco, a me stessa e a chi è chiamato allo stesso servizio, oserei dire: non valutiamoci superiori perché Dio ci chiama a questo compito non da poco, ma cerchiamo di partire dall'idea che c'è sempre da imparare e che a volte, anche noi dobbiamo lottare con qualche piccola o grande tentazione di superbia!
Ascoltiamo sempre altri lettori: a volte è facile, in questo modo, accorgersi di alcune loro capacità tecniche, di certi accorgimenti di timbro, di tono, di pause, che rendono più facile rimanere attenti, concentrati su quanto viene proclamato, perché rendono più interessante l'ascolto, perché danno "sapore" al testo ed al suo contenuto!
Ogni cosa bella, come un buon piatto, se presentato anche nella veste più adatta, elegante, ma sobria, la rende più gustosa!
Accogliamo con umiltà i suggerimenti di tutti e valutiamoli con concretezza, senza sentirci dimezzati da eventuali correzioni!
A volte, cose banalissime ci sfuggono -specie agli inizi- come la necessità di dover alzare la voce all'ambone, anche se abbiamo già un microfono a disposizione!
Rammento ad esempio, con grande riconoscenza, le parole di una brava lettrice della mia parrocchia, che un giorno mi disse: "Il Salmo va letto come una poesia"!
Solo molti anni dopo ho compreso la bellezza del Salmo, che è preghiera, arpeggio del cuore, che è la stessa preghiera che la voce di Nostro Signore tante volte ebbe a proclamare nel Tempio!
Che è preghiera profetica quando parla di Lui, preghiera umanissima e divina insieme quando esprime tutti i sentimenti dell'animo umano...
Ma quel suggerimento è stato per me prezioso, perché mi ha spinta a guardare al Salmo non solo come ad una serie di versi da cadenzare, non solo come una cosa un po' ostica, ma come qualcosa da far sgorgare dal di dentro!

A chi legge e non ha ancora molta padronanza con l'ambone, io direi: non vergognatevi nel chiedere consiglio! Specialmente sulla Salmodia, che a volte è la più apparentemente semplice, ma  potenzialmente la più ricca, se si riesce a trovare la giusta chiave di lettura!

Pensate che il Salmo è un botta e risposta d'amore fra Dio e la Sua Creatura!
E' un canto d'amore stupendo!

Innamorandoci di Colui che ci parla nella Parola saremo poco per volta sempre più in grado di realizzare, nel nostro servizio, quello che anche in tanti semplici manuali per lettori si sottolinea: essere solo...l'amplificatore di Dio!

Allora sarà possibile, alle volte, sperimentare qualcosa di misteriosamente grande: sentire che mentre proclamiamo la Parola, la Scrittura ci tocca il cuore in modo nuovo, che parla a noi mentre noi la facciamo parlare per gli altri; che sgorgano in noi sentimenti, impressioni, espressioni vocali, consapevolezze che quasi non sono le nostre, ma ora di Paolo, ora di Isaia, ora -passatemi l'espressione forte- di Dio. 
Un Dio che ama, che sente compassione, che si china sulle nostre miserie, che sa anche rimproverare, correggere, inseguire le Sue Creature.
In quegli istanti, seppure la voce sia la nostra, percepiamo che realmente la Parola è sempre attuale: io "presto" le mie corde vocali, ma parla Paolo, parla Osea, parla Dio stesso!

"Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
Ecco, io metto le mie parole
sulla tua bocca"

(Ger 15,19)


In quei momenti la Grazia ci sfiora, ci afferra e ci fa comprendere che noi realmente siamo piccoli esseri, creature finite, ma Colui che è Creatore eterno ed infinito, mentre ricorre ai nostri poveri mezzi, ci colma di una ricchezza straordinaria!
E percepisco che realmente  la "Parola di Dio è viva ed efficace" (Eb 4,12) e con il profeta Geremia, sento di poter ringraziare il Signore con queste espressioni e sentimenti:

"Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore"

(Ger 15,16)

2 commenti:

  1. Bellissimo questo intervento, anche a me capita spesso di essere chiamata a leggere e sinceramente non mi sento preparata e degna di questo compito

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  2. Credo che nessuno possa mai sentirsi "preparata" in assoluto o degna di un ministero. Si tratta di doni: apriamoci alla responsabilità che essi comportano, per avere almeno quella "preparazione relativa" che può facilitare il compito sotto il profilo tecnico e farci percepire l'importanza di quanto ci viene chiesto. Allora, se non altro, non si prenderà alla leggera un ministero, di qualunque tipo esso sia.

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