sabato 31 marzo 2012

TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA- Secondo giorno

TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA
 Secondo giorno la penitenza come arma per imbrigliare l'uomo esteriore 

Genova, Convento dei frati minimi




O Dio, con la vita povera di Cristo,

ci hai voluto 

arricchire dei beni celesti: 

concedici che, sull'esempio del nostro 

protettore san Francesco, 

possiamo vivere col cuore distaccato 

dai beni di quaggiù e 

rivolto sempre ai beni del tuo Regno.

AMEN






Una delle peculiarità dell'ordine minimo, fondato da San Francesco di Paola, è il "QUARTO VOTO", che si aggiunge ai noti voti di castità, povertà e obbedienza.
Si tratta del voto di "quaresima perpetua" di cui già l'anno scorso si è accennato nel triduo; un voto che obbliga i minimi all'astensione da carne e suoi derivati, quindi anche latticini e uova, nonché i condimenti grassi (con le debite eccezioni per i confratelli ammalati).

Il volume di P. Roberti così commenta: "egli, nel voler consacrata con un voto quella vita astinenza, che per la sua austerità sgomentava la debolezza umana, non seguiva soltanto la sua inclinazione personale, ma intendeva dar vita a una forma di espiazione opportunissima di fronte al sensualismo del secolo; intendeva contrapporre quel sacro impegno di mortificazione al disordine del costume e al rilassamento della disciplina ecclesiastica".

Oggi siamo poco propensi a ricordarci che, nelle legge della Chiesa, vige ancora l'astinenza dalle carni OGNI VENERDI' DELL'ANNO. (è possibile approfondire anche sul blog Messainlatino)
Vero è che la Cei prevede la possibilità di sostituire questo "fioretto" con un altro, ma la possibilità non è la norma, ma un'eccezione.
Male facciamo se ne abusiamo, non ricordando che astenerci dalle carni non è roba da vecchiette: è un modo concreto di far penitenza non solo a livello esteriore, ma rinunciando ad una cosa esteriore che, proprio di venerdì, ci ricorda l'immolazione di Nostro Signore, non più dunque di carne di animale, ma di Carne VIVA; in secondo luogo, il rischio di fare sempre a modo nostro le "sostituzioni", finisce con il renderci svincolati dall'obbedienza alla Chiesa.
La fede non è solo "amore", sentimento, ma anche ragione .... e disciplina!
Se ci sono monaci, frati, monache, che riescono a vivere benissimo rinunciando alla carne addirittura tutti i giorni, per noi è così difficile farlo solo una volta a settimana?

Che San Francesco ci aiuti a comprendere il valore della rinuncia e dell'obbedienza, come mezzi per "tenere a bada" il nostro io esteriore e dare più voce e spazio a quello interiore, in cui Dio ci parla.

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