domenica 4 marzo 2012

QUARESIMA: la dimensione della preghiera, in particolare di quella contemplativa

La Trasfigurazione di Gesù

Il tempo di Quaresima ci offre tre elementi centrali su cui incardinare il periodo che precede la Pasqua, uno di questi è la preghiera e la Liturgia feriale e festiva che già fino ad ora è stata celebrata, offre alcuni punti chiave per comprendere meglio proprio la dimensione "orante" che Gesù richiede a ciascuno di noi.
Il quadro generale che si può tracciare è quello di una preghiera che non è "uguale per tutti" nelle modalità, ma che rimane identica nella "finalità":

  • parlare in un "cuore a Cuore" con Dio Padre, attraverso il Figlio, che è il Cuore nuovo di cui ha scritto Ezechiele. 
  •  amare i fratelli con lo stesso amore di Dio Padre, che attraverso questo Cuore di Carne ci ha dimostrato la "fattibilità" concreta per noi, di questo "stile", di questa "qualità" amante!
Il Vangelo del Mercoledì delle ceneri (Mt 6,1-6; 16-18), dando l'avvio al tempo quaresimale, per prima cosa sottolinea la necessità -che accomuna tutti quelli che vogliono realmente pregare- di non essere "simili agli ipocriti che amano essere visti dalla gente".
La preghiera vera, ci vuole dire Gesù, non è un "ornamento" esterno della nostra persona, che debba renderci attraenti, migliori e più santi agli occhi degli altri.
Al contrario...essa deve trasformarci in quell'umile pubblicano che, rimanendo in fondo al Tempio, si batteva il petto, confidando a Dio la propria miseria... il proprio "nulla" di creatura dinnanzi al Creatore (Cfr Lc 18, 9-14).
Solo una preghiera umile, rivolta a Dio "nel segreto", ci renderà capaci di stare con tutti, perché ci armerà di carità...se è vera preghiera, i frutti si vedranno e saranno quelli di disponibilità, amabilità, virtù, generosità...perdono delle offese ricevute (cfr. Mt 5,20-26 il Vangelo del Venerdì della prima settimana di Quaresima: "va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" all'altare)

Infatti, la Liturgia del Venerdì dopo le ceneri esprime bene -nella prima lettura (Is 58, 1-9a) la connessione fra carità-preghiera e ascesi interiore: solo digiunando, nel senso di "dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti" sarà possibile elevare una preghiera accolta dal Signore.
Dice infatti Dio, nelle parole riportate dal profeta: "allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà Eccomi".
Il parallelo nel Vangelo lo troviamo nella Liturgia del giovedì della Ia settimana (Mt 7,7-12): "Chiedete e vi sarà dato".

In questo digiuno, in questa preghiera, è racchiuso il senso di quelle parole di Gesù sul "fare la volontà del Padre"
Non si salva chi dice "Signore, Signore" solo con le labbra....ma chi mette in atto il volere di Dio....quindi opera con carità, perché Dio è amore
Se la preghiera è "dialogo con Dio", la risposta si può ascoltare solo con la predisposizione interiore, creando un ambiente favorevole alla ricezione della Parola di Dio, quindi digiunando nell'ascesi interiore e condividendo con carità tutto sé stesso!

Il Vangelo della prima Domenica di Quaresima-anno B- (Mc 1,12-15), ci presenta infatti Gesù nel deserto, dove fu sospinto dallo Spiritoandare nel deserto è tappa obbligata per l'uomo che realmente vuole raggiungere Dio.
E' appunto il luogo dove si imparano l'ascesi, lo spogliarsi delle passioni, dei vizi, dell'attaccamento alle cose ed alle persone....il deserto è il posto in cui si compie lo sforzo -graditissimo al Signore- di pregare anche nella più completa aridità spirituale, fra le tentazioni  diaboliche e le lotte della natura umana.
Se si sconfigge il diavolo e si supera la propria "umanità" in questo senso, è possibile realizzare quella carità totale, donativa, che ci espone il Vangelo del Lunedì successivo (Mt 25, 31-46): vedere nell'altro Gesù nudo, affamato, assetato, povero, straniero, carcerato....e fare a Lui-Uomo e Dio, quello che facciamo a lui creatura.
Vestire, nutrire, accogliere, visitare, dissetare...

A questo punto, dopo averci "catechizzato" sulla "finalità" della preghiera (verso Dio e verso i fratelli) la Quaresima ci "catapulta" in due dimensioni di preghiera particolarissime, si potrebbe dire che ora il Vangelo ci apre le due prospettive della preghiera orale e di quella contemplativa...
Infatti, entrambe sono mezzi per accedere al dialogo con il Padre ed alla carità verso i fratelli, ma non tutti saranno chiamati -o accederanno- alla preghiera contemplativa, mentre TUTTI HANNO BISOGNO DELLA PREGHIERA VOCALE! (Santa Teresa d'Avila lo ricorda finanche alle sue monache...monache di un ordine contemplativo! )
Inoltre, si potrebbe dire che, con il Vangelo di oggi, la liturgia quaresimale conclude i "grandi" discorsi di Gesù sulla preghiera, passando poi ad offrirci altri elementi di meditazione per le successive settimane.

Il Vangelo di Martedì scorso (Mt 6,7-15) ci ha presentato la preghiera del Padre Nostro, con l'invito di Gesù a non usare troppe parole per rivolgersi a Lui.
Questo è un consiglio che vale per tutti....a maggior ragione per quanti vivono la dimensione contemplativa della preghiera, che è fatta di atto di volontà di puro amore...e di poche parole!

Se in questo brano che la Liturgia quaresimale ci presenta troviamo la dimensione "vocale" della preghiera, ecco che oggi, IIa Domenica del T.Q., troviamo invece quella "contemplativa".
Nel Vangelo di Marco (Mc 9,2.10) Gesù conduce tre dei suoi discepoli, che sono anche tre dei dodici apostoli, "in disparte, su un alto monte, loro soli" .
Si tratta di Pietro, Giacomo e Giovanni.

In questo numero ridotto di "privilegiati" che assistono alla Trasfigurazione del Signore, si può intravedere un elemento utile ad una riflessione sulla contemplazione.
In parte ne ho già accennato sopra: non tutti sono chiamati a questa forma di preghiera o non tutti vi arrivano.
Santa Teresa d'Avila non manca di asserire che a volte questo accade perché la creatura non sa coltivare l'ascesi interiore e sviluppare i tesori di grazia che Dio le ha concesso.

Ora, sia in un caso che nell'altro, il fatto di non raggiungere la contemplazione nella preghiera, non vuol dire che sia negata all'uomo la possibilità di farsi santo.
Se analizziamo la storia degli apostoli -escludendo Giuda- gli undici sono stati canonizzati, eppure, quelli che sono arrivati a "contemplare" il Signore in un anticipo escatologico di Risurrezione, sono stati solo tre....

L'agire del Signore non è "discriminativo": ogni santo è diverso da un altro...e ciascuno deve essere anche capace di farsi "modello" per chi aspira alla santità in qualunque condizione di vita, di condizione intellettuale, sociale....e via dicendo.
Nella storia dei santi compaiono figure straordinarie come Padre Pio, o più "ordinarie" come Gianna Beretta Molla.
Santi diversi, ma Santi!

Un sacerdote, tempo fa in un'omelia ha detto: "La sofferenza esalta l'uomo, la sua disponibilità. La preghiera, invece, esalta Dio, perché è DONO DI DIO".
Questo vale per la preghiera vocale...ma quanto più per quella contemplativa!

Il Vangelo di oggi vuole ricordarci proprio questo:la preghiera è dono di Dio (Gesù ci ha dato il PATER NOSTER), ma quanto ancora di più, lo è la contemplazione!

Santa Teresa d'Avila dice che in essa si "raggiunge uno stato soprannaturale a cui in nessun modo potrebbe arrivare con le sue forze, per quanto impegno ci mettesse" (Libro della Vita, capitolo 14, 2).

E' tale il dono che qui ricevono i tre apostoli, che Pietro, in preda alla "confusione ed al timore" per l'esperienza completamente nuova e straordinaria, viene fuori con la famosa richiesta...delle tre tende!
E' tale il dono inaspettato di cui Pietro, Giacomo e Giovanni godono, che se ne rimangono in silenzio...stupiti ed ancora incapaci di comprendere quello che è accaduto e quanto è stato loro rivelato.

Marco ci dice che i tre furono ricoperti da una "nube" e non è raro, nei trattati o scritti sulla contemplazione, ritrovare proprio il concetto di "nube" in cui l'anima viene avvolta nella contemplazione.
E' la cosiddetta "teologia negativa": più ci si avvicina a Dio, più "luce" si riceve su di Lui e sui Suoi misteri...meno si comprende con la ragione....
Il linguaggio dei contemplativi incontra infatti -di norma- l'impossibilità dell'espressione dei concetti compresi a livello spirituale, ricorrendo a delle parole umane.
La lingua cede davanti all'Ineffabile, all'Indicibile per eccellenza.

Ma questo Vangelo così ricco di oggi non deve scoraggiare nessuno: la Liturgia del tempo di Quaresima ci sta solo prospettando l'UNICA VIA DELLA SANTITA' che si snoda attraverso modalità differenti...ricordandoci che, in ogni caso, alla "contemplazione" della gloria di Dio si può arrivare solo passando per il "martirio" del sacrificio, che ci viene prospettato nella prima lettura.
Solo quando siamo disponibili a dare tutto al Signore, il Signore si dona tutto a noi!
Per alcuni, questa donazione nella dimensione contemplativa comincerà già su questa terra, per altri avverrà nel momento dell'incontro "faccia a faccia".
Ma a nessuno viene negata...ci viene solo chiesto di AMARE E PREGARE, PREGARE E AMARE!

Buona e Santa Domenica!

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