"Oh, Figlio di Dio
e mio Signore,
come potete darci,
sin dalla prima parola,
tanto bene?
Dopo esservi umiliato
a tal punto da unirvi a noi
nelle nostre richieste
e farvi fratello
di creature così povere e miserabili,
come ci date
in nome di vostro Padre
tutto ciò che si può dare,
volendo che ci abbia
per figli"?
(Santa Teresa d'Avila, Cammino di Perfezione)
Il Vangelo di oggi presenta uno spunto interessantissimo sul Pater, la preghiera lasciataci da Gesù.
Leggiamo infatti che Nostro Signore, prima di donarci la possibilità di rivolgerci a Dio come Padre, ci mette in guardia dalla "tentazione" di ricorrere a molte parole per parlare con l'Altissimo, come se Dio -che è Onnisciente- non sapesse già quello che abbiamo nel cuore e nella mente!
Egli ci dice: "Non sprecate parole come i pagani...che credono di venire ascoltati a forza di parole".
Gettando uno sguardo rapidissimo sulla storia dell'umanità, basterebbe fermarsi alla sola epoca greca o a quella romana ed ai culti pagani di quelle civiltà, per rendersi conto del maggiore "inghippo" delle loro religioni.
Leggendo, ad esempio, testi come "La città di Dio" di Sant'Agostino, ci si accorge in effetti con maggior dovizia di particolari di come il rapporto fra l'uomo e la divinità pagana non fosse una relazione di amore-amicizia-donazione, ma una sorta di commistione di timore-richiesta-culto propiziatorio.
La divinità pagana non era vista come "buona in sé", andava sempre "invogliata", propiziata per cercare di ottenerne del bene.... (cosa che non sempre avveniva), ed accanto alle divinità più positive, non mancavano anche quelle negative (basti pensare alla "dea della discordia").
Il pagano non sapeva quello che già l'Antico Testamento ci dice, ma soprattutto quello che Gesù è venuto a rivelarci: DIO E' AMORE.
Ora, se Dio è amore (Deus caritas est, ci dice San Giovanni), noi figli di Dio siamo chiamati a rivolgerci a Lui con il linguaggio dell'amore, quello che usano due amici, due fidanzati, due sposi, un genitore ed un figlio.
Un linguaggio fatto anche solo di vicinanza silenziosa, di poche parole, di ringraziamento per il dono che è l'altro.
Il linguaggio dell'amore umano, però, ci dona anche una prospettiva particolare del rapporto uomo-Dio: come due innamorati, pur comprendendosi al volo, a volte hanno bisogno di sentirsi dire dall'altro "Ho bisogno di questo o quello", perché anche il chiedere esplicito aumenta la fiducia reciproca, allo stesso modo, Dio gradisce che la Sua Creatura si affidi completamente a Lui, aprendoGli il cuore alle proprie necessità.
Il dialogo, l'esposizione dei bisogni...aumenta la fiducia reciproca, alimenta l'affetto....
Sempre, ovviamente, purché ci si esprima con poche parole.
Ecco che allora, il PATER NOSTER racchiude tutto questo "frasario" del linguaggio dell'Amore:
- è espressione dell'amore sconfinato nel momento in cui chiamiamo Dio PADRE NOSTRO;
- è riconoscimento della superiorità di Dio nel momento in cui diciamo CHE SEI NEI CIELI, perché nell'amore vero, l'altro si considera sempre come colui che è "più in alto", non in senso per noi umiliante, ma esaltante!;
- è manifestazione del desiderio di lodare, ringraziare per il dono dell'amore e di affidarci completamente alle cure di Dio -mettendo tutta la nostra vita nelle Sue mani-, nel momento in cui pronunciamo le parole SIA SANTIFICATO IL TUO NOME, VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTA';
- è una esposizione esplicita dei nostri bisogni particolari, espressione di ulteriore fiducia, di apertura totale, nel momento in cui Gli chiediamo di darci OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO;
- è un riconoscimento dei "pregio" di Dio di essere Misericordioso, laddove Gli chiediamo di RIMETTERE A NOI I NOSTRI DEBITI;
- è rinnovo dell'impegno a rispettare le "promesse" dell'Alleanza d'amore, nel momento in cui ci impegniamo a rimettere AI NOSTRI DEBITORI i loro debiti nei nostri riguardi;
- è espressione dell'estremo e continuo bisogno umano del sostegno divino...senza il quale saremmo "abbandonati" alla tentazione, mentre solo Dio può LIBERARCI DAL MALE!
Il Pater è come una sintesi di tutta la Parola (e specialmente del Vangelo), perché in esso troviamo:
- l'amore verso Dio: AMERAI IL SIGNORE TUO DIO CON TUTTO IL CUORE, CON LA TUA MENTE, CON TUTTE LE TUE FORZE (Dt 6, 4-9);
- l'amore verso il prossimo: AMERAI IL PROSSIMO TUO (Mt 19,19);
- l'amore verso...sé stessi: amerai il prossimo tuo...COME TE STESSO (Mt 19,19).
Amare veramente è volere il bene di chi si ama: mi voglio bene davvero se nella mia vita metto Dio al primo posto...solo così potrò amare veramente anche gli altri!
Mi voglio bene veramente se, pur mettendo Dio al primo posto, riconosco la mia fragilità di uomo e quindi non mi reputo autosufficiente, ma dico al Padre: non mi basta porTi davanti a tutto...solo a parole, per darTi i fatti ho necessità del Tuo sostegno: non abbandonarmi alla tentazione, liberami dal male!