"Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra.
Ma ciascuno stia attento come costruisce.
Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Cristo".
(1 Cor, 3, 10-11)
In questi tempi di "crisi" per la Chiesa Cattolica, di persecuzioni, di "purificazione", quanto appaiono attuali le parole di San Paolo, che festeggiamo quest'oggi, insieme a San Pietro.
E quanto si dimostrano, dopo duemila anni, un vero imput ad andare avanti, pieni di fiducia nel fondamento che è Cristo e nella "pietra" su cui oggi la sua Chiesa si regge...cioè il Santo Padre Benedetto XVI!
E ricordando questi due grandi Santi di cui si celebra la memoria, il pensiero va proprio al nostro Papa, un Pontefice che racchiude in sé, potremmo dire, non solo lo "stampo" petrino, ma anche quello paolino....
Siamo fortunati ad essere oggi guidati, in tempo di burrasca, da un Papa che "racchiude" mirabilmente in sé la granitica "roccia" del primo "vicario di Cristo in terra", ma anche l'animo "missionario" e teologico dell'apostolo delle genti.
Si, perché il Santo Padre, con umiltà, fermezza, mitezza, si sta dimostrando la "pietra" su cui poggia oggi la Santa Romana Chiesa ("quando sono debole è allora che sono forte" 2Cor 12,10) ...ma sta sempre più svelando anche il suo spirito evangelizzatore (sorretto da fede e ragione), che lo connota in quanto Papa teologo che ci illumina con la sua sorprendente e ortodossa visione di Dio, della vita cristiana, della Chiesa stessa, raggiungendo, non solo con i suoi viaggi apostolici, ma anche coi suoi libri, discorsi, catechesi, omelie, gli uomini di tutta la terra!
I tempi cambiano....San Paolo viaggiava molto, come viaggia il Papa, e scriveva lettere...oggi, il Papa, scrive libri, discorsi, omelie....
Come non ripensare allora alla splendida catechesi in tre "tappe" sulla figura di San Tommaso d'Aquino, senza "applicarne" alcuni passaggi al momento attuale e al nostro Papa!
Nella prima delle tre udienze del mercoledì, in cui si è soffermato sul Santo Dottore, il Papa disse: "Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia. E questa è stata la grande opera di Tommaso, che in quel momento di scontro tra due culture - quel momento nel quale sembrava che la fede dovesse arrendersi davanti alla ragione - ha mostrato che esse vanno insieme, che quanto appariva ragione non compatibile con la fede non era ragione, e quanto appariva fede non era fede, in quanto opposta alla vera razionalità; così egli ha creato una nuova sintesi, che ha formato la cultura dei secoli seguenti".
Sostanzialmente, anche per San Paolo fede e ragione debbono camminare a braccetto: pensiamo al passo, splendido, della lettera di San Paolo ai Romani.... "La lotta interiore" (Rom 7, 14-25).
Il discorso dell'apostolo è indubbiamente frutto di un'illuminazione spirituale, ma con quale chiarezza espositiva, con quale argomentazione "razionale" esso viene esposto, per far comprendere a tutti il divario fra carne e spirito e la possibilità di "ordinare" tutto in Cristo Gesù!
Solo una ragione che supporti la fede e viceversa, solo una fede supportata dalla ragione, possono cogliere il divario fra la natura e lo spirito e i loro desideri, concludendo che in Gesù si possa arrivare all'armonia.
Il rischio che si corre a seguire solo il sapere è quello che San Paolo denuncia sempre nella Lettera ai Corinzi: "La scienza gonfia, mentre la carità edifica" (1Cor 8, 2).
Ci ricorda il Papa, nella Caritas in veritate: "lo sviluppo tecnologico può indurre l'idea dell'autosufficienza della tecnica stessa quanto l'uomo, interrogandosi solo sul come, non considera i tanti perchè, dai quali è spinto ad agire".
Certo, i tempi sono cambiati e oggi, le spinte della "carne" si sono moltiplicate, anche in campi in cui la ragione "nasconde" queste stesse spinte, facendo apparire gli egoismi, le avidità, spesso solo e semplicemente come desiderio di maggiore razionalità.
Si va dal settore della bioetica quello del mercato economico...
Il Papa non esclude nessuno di questi campi dal suo magistero, basta sfogliare le sue tre splendide encicliche, per rammentare quanto sia possibile e necessario, coniugare fede e ragione, per non cedere sotto gli impulsi della carne, ma attuare il desiderio del bene che abita in ognuno di noi e di cui scrive San Paolo.
Specialmente l'ultima, la "Caritas in veritate", enuncia questo principio concretamente applicato in vari settori della vita moderna, in cui il mercato e l'economia potrebbero consentire a tutti gli uomini di avere una base "materiale" solida su cui costruire una società più dignitosa, debbano fondarsi sulla VERITA'.
"E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, non sono nulla" (1 Cor 13, 3).
Non basta il "dare", bisogna dare secondo quella "vera" carità che impedisce che un atto di donazione sia puramente uno "scaricacoscienza"; il Papa ci ha messo in guardia da questo falso modo di condivisione, nella sua prima enciclica, affermando che “l'intima partecipazione personale al bisogno e alla sofferenza dell'altro" si rende necessaria, perchè essa "diventa così un partecipargli me stesso: perché il dono non umilii l'altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio, ma me stesso, devo essere presente nel dono come persona”.
E dare sè stessi, richiede spesso un lavoro costante di "autocontrollo" di quei sentimenti verso cui l'uomo, per naturale "propensione", sarebbe spinto. Solo attraverso la carità possiamo superare il divario fra il bene che vorremmo fare, e gli opposti desideri della carne.
Infatti, come ci ricorda San Paolo "la carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto sopporta" (1Cor 13, 4-7).
Che la carità debba "superare" il male, lo stiamo vivendo sulla nostra stessa pelle di membri della Chiesa.
Il Santo Padre ci sta regalando un luminoso esempio di carità vissuta, di ricerca della verità e di sopportazione del bene, in cui le offese ricevute vengono affrontate senza "deliri martirizzanti" di sorta.
Nell'omelia del 15 aprile scorso, il Papa affermò: devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, ci appariva troppo dura.
Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia.
E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina.
E così queste due cose che dice san Pietro — penitenza e perdono — corrispondono all'inizio della predicazione di Gesù: metanoeite, cioè convertitevi".
San Paolo, nella lettera ai Romani ci ricorda: "la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". (Rom 5, 3-5)
Infatti, come ha scritto il Papa nella Spe Salvi: "solo la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell'Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un'importanza, solo una tale speranza può in quel caso dare ancora il coraggio di operare e proseguire".
"Non sapete che un pò di lievito fa fermentare tutta la pasta"? (1 Cor 5 6) :di sicuro siamo circondati da tanti "esempi" di lievito che stanno facendo ben fermentare la pasta...e uno di questi, che abbiamo continuamente sotto gli occhi...è proprio Benedetto XVI!
Oltre al suo splendido magistero, ci sta regalando l'esempio di una "tensione concreta alla santità" che si può vivere anche in mezzo alle tribolazioni...psicologiche, spirituali, mediatiche, legate ai "giuda di turno", alle difficoltà "gestionali" di una Chiesa che è anche una macchina burocratica...
Quanta serenità e quanta umiltà nell'affrontare uno scandalo dopo l'altro, le "incomprensioni mediatiche a catena", la stessa "indifferenza razionalistica" di molti cattolici...e quale eredità, giorno dopo giorno, questo Papa sta lasciando a noi, specialmente a noi giovani, che siamo cresciuti in mezzo allo spirito post-conciliarista di una Chiesa in cui molti fabbricano un cristianesimo fai da te!
Abbiamo tanti motivi per ringraziare il Signore, quest'oggi; uno di questi è anche il coraggio (fermo, ma mite) che il nostro Papa sta sfoderando (come ha fatto ieri, nel corso dell'incontro con il card. Schonborn!), dimostrandoci che la santità non si "compra" a furia di colpi incandescenti sull' acceleratore del cuore (che spesso ci farebbe vivere di "impulsi del momento"), ma sull'umiltà della riflessione, in cui fede e ragione possono veramente trovare il loro punto di incontro nell'Amore, che è Dio.
Difficile? No, ma impegnativo....."Tutto posso in colui che mi dà forza" (Fil 4, 13)
Che ciascuno di noi possa veramente, sempre di più, vivere queste parole di San Paolo, trovando una guida sicura nel Vicario di Cristo in terra, che ci spinge ad andare incontro proprio a questa fonte soprannaturale della nostra forza, ricordandoci, ancora una volta con San Paolo, di guardarci "da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso; tenetevi lontani da loro. Costoro infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici" (Rom 16, 17-18).
Rimaniamo, come sempre, uniti al nostro Papa, nella speranza che quanti ancora oggi non lo conoscono per il grande dono che è, possano apprezzarlo e amarlo al più presto!
AUGURI SANTITA'!