domenica 12 gennaio 2025

Pensieri per lo spirito

GESÙ, ETERNO BAMBINO

Fine del tempo di Natale



© Maria Rattà 2025

Ha un sapore dolceamaro questa fine/inizio, in cui termina per noi il tempo di Natale e comincia, per Gesù, la missione pubblica che si concluderà sulla Croce.
È un passaggio quasi forzato, accelerato: quel 
Gesù Bambino, che abbiamo poco tempo fa adorato in una grotta, diventa improvvisamente adulto, e si mette in fila lungo le rive del Giordano per farsi condonare dei peccati che, in verità, non sono suoi, ma di altri. Un attraversamento carico di responsabilità, di "adultità", in cui finisce la spensieratezza dell'infanzia, e la leggerezza fa spazio alla serietà. Quella della vita, quella della vocazione, quella della solidarietà con gli altri.  
Un apparente paradosso evangelico, però, ci fa notare che proprio l'infanzia, per certi versi, non può e non deve finire: «S
e non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3).
Una parola che Gesù per primo non ha semplicemente pronunciato, ma messo in pratica. Nella giustizia che Egli vuole si adempia (cfr. Mt 3,15) attraverso questo «battesimo di conversione» (Lc 3,3), si manifesta proprio il suo rimanere eternamente bambino. Il suo passaggio dall'infanzia all'età adulta è segnato infatti dal dialogo col Padre, dall'affidamento a Lui, dalla comunione profonda.
Sì, possiamo pensare a Gesù come uno di noi, che è rimasto pur sempre bambino nella propria interiorità: uno che ha conservato nel cuore la nostalgia dell'infanzia perduta, delle carezze della madre, degli insegnamenti del padre; uno che ha custodito nell'intimo i profumi di casa, le attenzioni dei nonni, le risate con i compagni di giochi; uno che ha preservato le memorie di attimi di sicura protezione fra le braccia di chi, crescendo, non si può più ritrovare fisicamente, ma che sempre rimane impresso nella pelle e nell'animo. 
Ma Gesù, quel Gesù adulto che insieme ai peccatori attende di essere battezzato dal cugino Giovanni, è come un bambino che sa di aver bisogno di qualcuno più grande di lui; che riconosce di non essere solo al mondo; consapevole di dover comunicare con Colui che può guidarlo verso la vera felicità, che può aiutarlo a comprendere la propria chiamata, che può svelare ai suoi stessi occhi i talenti di cui è dotato. «
Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera» (Lc 3,21): è l'atteggiamento del bambino che alza lo sguardo e tende le mani ai propri genitori, nella sicura certezza di non essere abbandonato.
E dall'Alto il cielo risponde, con una colomba, una voce, una parola d'amore. 
Perché solo nell'amore è possibile che il tempo di festa finisca, lasciando spazio a un ordinario che mantenga una sua propria bellezza e dignità; perché solo nell'amore si può assumere la fatica dell'impegno e del lavoro in attesa di un nuovo tempo festivo; perché solo nell'amore la normalità diventa straordinaria anche nel dolore. 
E se ciò è possibile è solo perché l'amore non è un tappabuchi, ma uno straripamento di pienezza anche nelle croci del cammino: è sapersi supportati e sopportati da chi ci ama. Non solo, cioè, accompagnati, ma anche sorretti: sopportare, infatti, è reggere il peso di un altro. Chi ci ama si fa carico di noi anche quando la debolezza ci impedisce di andare avanti, di proiettare oltre lo sguardo, di coltivare la gioia. Chi ci ama ci prende per mano, o in braccio, 
proprio come un genitore fa col suo bambino stanco di camminare, o vinto dal sonno o a rischio di perdersi rimanendo da solo.  
Chi ci ama ci sta accanto e ci risolleva per ridonarci la gioia. Quella gioia spontanea, serena, irrefrenabile che è tipica dei bambini, di chi ancora non ha visto le miserie del mondo, le cattiverie umane, le bugie dei prepotenti e dei meschini.
Così è Gesù nelle mani del Padre: un eterno Bambino, sollevato al di sopra di ogni bruttura; innocente e felice. Perché amato e riamante. Proprio come nel suo Natale.

GENEROSO NATALE (Alda Merini)

Oh, generoso Natale di sempre!
Un mitico bambino
che viene qui nel mondo
e allarga le braccia
per il nostro dolore.
Non crescere, bambino,
generoso poeta
che un giorno tutti chiameranno Gesù.
Per ora sei soltanto
un magico bambino
che ride della vita.
e non sa mentire.

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