domenica 28 marzo 2021

Pensieri per lo spirito

L'UOMO CHE VENIVA DALLA CAMPAGNA

Meditazioni per la Settimana Santa








 Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo
(Mc 15,21)





La Settimana Santa si apre non solo con l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, ma anche con quello, per nulla glorioso, di una figura secondaria che si immette sulla scena della Passione: Simone di Cirene, detto anche il Cireneo. 
Marco ne tratteggia l'identikit in pochissime parole, contenute in una sola frase: tornava dalla campagna, era padre di Alessandro e di Rufo, è costretto dai soldati romani a portare la croce di Cristo. Di questo personaggio minore che fa il suo ingresso, all'apparenza, in modo così rapido da non sentirlo più nominare, la cosa che per prima l'evangelista fa balzare ai nostri occhi è che egli era "un tale" che passava, "un certo" Simone di Cirene. 
È una sorta di spersonalizzazione letteraria, che quasi contrasta con le preziose informazioni che lo stesso Marco fornisce poco dopo. Ma è un espediente che mette in risalto quanto possa variare, a seconda dei punti di vista, il "valore" di un uomo: per i romani, e nel grande gioco della storia, Simone di Cirene è uno qualunque... il primo che passa, quello che capita sotto tiro per risolvere il problema di un condannato a morte (anche lui uno qualunque) che stenta a reggersi in piedi sotto il peso del legno.
Ma per Marco no, il Cireneo non è uno qualunque e per questo ci dice qualcosa di lui, l'essenziale: tornava dai campi, e dunque era allora certamente era uno che curava i propri affari; e poi è padre di Alessandro e Rufo, quindi è uno che ha famiglia, che ha sicuramente per la testa anche il benessere dei propri cari, ed è anche uno del quale qualcun altro si preoccupa...
Forse, quel giorno, il Cireneo rincasava dai campi con la fatica del lavoro caricata sulle  spalle, magari anche col pensiero delle cose da sbrigare nel corso della giornata, e con tante preoccupazioni familiari per la testa. Simone di Cirene lo si può immaginare, in questo senso, davvero come "un tale", quel "certo" Signor X, quell'uno qualunque: uno come noi, una persona normalissima, la cui vita era fatta di fatica quotidiana, impegni ordinari, progetti, ansie per il futuro, amore e aspettative per i propri familiari.
Questo Simone di Cirene, che piomba sulla strada della Croce mentre si sta facendo "i fatti suoi" è improvvisamente costretto a farsi anche "i fatti degli altri": quelli dei romani, a cui nessuno può dire di no; ma soprattutto e principalmente quelli di Gesù, un condannato, uno di cui il Cireneo, nella sua vita di tutti i giorni, avrebbe potuto (e magari anche voluto) benissimo fare a meno. 
Ma non così in quel momento, in cui le loro strade si incrociano; non in quell'istante in cui Gesù è "costretto", dalla spossatezza per le torture già subite, a "lasciare" la croce... e Simone, per la sola "fatalità" di essere passato per quella via, è "costretto" a prenderne addosso il legno. 
Ed è questo il Cireneo che compare e scompare in un lampo, come se in un istante Marco ce ne presentasse la vita per poi identificarlo totalmente con la croce che gli caricano addosso. Ma proprio per questo (e non solo perché ancora oggi ne leggiamo il nome nella Scrittura) Simone di Cirene è un uomo che entra "per caso" nella storia del Figlio di Dio incamminato verso la fine della propria parabola terrena, e diventa l'uomo  associato per sempre alla storia della redenzione.
Perché se Simone è costretto a "impicciarsi" delle cose di Gesù, allora anche Gesù si deve "impicciare" delle sue. Tanto che ancora oggi, noi, per bocca di Marco, ci "impicciamo" di questo signor nessuno, di questo "tale" passato per caso lungo la strada verso il Calvario. L'interesse di Marco è l'interesse di Gesù, e deve diventare anche il nostro interesse per questa figura tanto fugace quanto carica di inviti a riflettere.
La sua è una presenza così discreta da sembrare realmente quella di uno che si può dimenticare in fretta, ma proprio per ed in questo Simone di Cirene ricorda al cristiano il grande mistero della sofferenza in cui la Croce di Gesù è la nostra croce e la nostra croce è quella di Gesù. È il mistero che ci permette di rivedere Gesù nel fratello che oggi porta sulle spalle il pesante legno della prova, nelle sue mille sfaccettature, sapendo che il Figlio di Dio, a sua volta, già ha portato quel legno nella sua Passione e continua misticamente a portarlo anche oggi. È un mistero di identificazione che rende carico di valore ogni dolore umano e che per questo richiede di accostarsi a esso con rispetto, delicatezza, condivisione. Sapendo che l'altro che aiutiamo nel momento della sofferenza, l'altro accanto al quale stiamo, l'altro al quale asciughiamo una lacrima, non è soltanto "uno qualunque", un tale il cui nome non ha importanza, ma reca impresso nella sua croce il nome stesso di Gesù, il sofferente, Colui che si è caricato delle sofferenze di tutti.



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