lunedì 18 gennaio 2010

Sguardo cristiano su notizie di attualità / 8


GUARDARE AL FUTURO CON SPERANZA
Nuovi punti di incontro tra Ebrei e Cristiani

Possiamo compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra”.
E' questo l'auspicio di Papa Benedetto XVI, palesato ieri, nel corso della visita alla Sinagoga di Roma, un augurio che -facendosi carico di speranza nel futuro- non ha invece voluto sottolineare quelle “differenze che rimarranno”, palesemente marcate da Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Perché punto nevralgico di un vero dialogo fra Ebrei e Cristiani, come ha affermato ieri Di Segni, Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma, “sono le visioni condivise e gli obiettivi comuni”, elementi, questi, da mettere “in primo piano, malgrado una storia drammatica, i problemi aperti e le incomprensioni”.

Eppure, proprio quei problemi, quelle incomprensioni, quella storia drammatica, si sono sprigionati da ogni cosa: parole, volti, gesti, silenzi.
E' emerso, dall'insieme di questi elementi, un quadro realista, non fintamente buonista, delle relazioni tra fratelli Ebrei e Cristiani, ma da entrambe le parti, sono anche giunti messaggi chiari: coltivare il dialogo non deve svilire la propria identità, ma nemmeno far focalizzare esclusivamente sulle divergenze, innegabili e non solo teologiche, che animano le relazioni fra le due confessioni religiose.
Vivere la propria religione con onestà e umiltà, come potente strumento di crescita e promozione umana, senza aggressività, senza strumentalizzazione politica, senza farne strumento di odio, di esclusione e di morte” ha affermato Riccardo Di Segni.
E Benedetto XVI, seppure parlando in toni garbati e quasi sottovoce - nel suo stile all'insegna dell'umiltà e della verità- sulla questione “Pio XII”, ha dato testimonianza concreta di come, sulla scia delle parole del rabbino capo, la strada dialogica non possa svilire un'identità religiosa, né mettere in dubbio questioni ad essa interne: “Anche la Sede Apostolica svolse un'azione di soccorso, spesso nascosta e discreta. La memoria di questi avvenimenti deve spingerci a rafforzare i legami che ci uniscono perché crescano sempre di più la comprensione, il rispetto, l'accoglienza”.
Poche frasi, in cui non è comparso direttamente il nome del Pontefice, per dare invece massimo risalto a quel “patrimonio spirituale in comune” su cui lavorare, affinché “rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell'amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell'umanità in questo mondo creato da Dio”.
Questo bagaglio spirituale condiviso può oggi convergere, a parere del Santo Padre, verso un' azione congiunta di Cristiani ed Ebrei, i quali, orientandosi con la bussola del “Decalogo” ossia i “Dieci Comandamenti” -definiti da Benedetto XVI un grande codice etico per tutta l'umanità”, possano aprire nuovi orizzonti di “collaborazione e testimonianza”.
Risvegliare nella nostra società l'apertura alla dimensione trascendente, testimoniare l'unico Dio”, riaffermare “insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo”, “conservare e promuovere la santità della famiglia” ribadendo che essa “continua ad essere la cellula essenziale della società e il contesto di base in cui si imparano e si esercitano le virtù umane”.
Questi i tre esempi citati dal Santo Padre, che hanno fatto seguito all'altrettanto importante tematica del rispetto ambientale, evidenziata dal Rabbino Di Segni, dalle cui parole è emersa la necessità di “condividere un progetto di ecologia non idolatrica, senza dimenticare che alla cima della creazione c'è l'uomo fatto a immagine divina”.
E quest'uomo, che “svetta” sul Creato, costruisce la storia -ancora oggi- con piccoli passi coraggiosi, apparentemente diversi o uguali da quelli di chi lo ha preceduto, ma pur sempre “balzi per l'umanità” intera.





Potete trovare questo post anche sul giornale on line "L'italoeuropeo", al seguente link: http://www.italoeuropeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2486&Itemid=1

2 commenti:

  1. grazie Maria Bellissimo questo tuo post. Anch'io ieri ho seguito anche con un pò di ansia forse il discorso di Benedetto XVI non perchè non avessi fiducia in lui ma, perchè avevo notato, la voglia di farlo sentire in imbarazzo quasi in una posizione di inferiorità.
    Grandi sono state le umili ma ferme parole pronunciate come hai detto tu con grande umiltà.
    Cara Maria Benedetto è un vero dono del cielo per una umanità che spesso dimentica di essere figlia di Dio.
    Eugenia

    RispondiElimina
  2. Come ha già detto qualcun'altro....anche io sono fiera di poter vivere questo momento storico, con l'esempio offertoci dal Nostro Santo Padre!

    RispondiElimina