venerdì 4 dicembre 2009

Pensieri per lo spirito / 2


L'ASTINENZA E IL DIGIUNO DALLE CARNI
Non di solo pane vive l'uomo

Questa mattina, sul blog di Messainlatino (http://blog.messainlatino.it/) è stata riportata una nota contenuta in facebook, sul tema "astinenza e digiuno dalle carni" (il link diretto al post è il seguente: http://blog.messainlatino.it/2009/12/e-venerdi-no-carne.html).
Il sunto dovremmo conoscerlo tutti noi che ci professiamo cristiani, ossia :

Astinenza dalle carni e digiuno obbligatori  al mercoledì delle ceneri ed il Venerdì Santo;
astinenza dalle carni -obbligatoria- in tutti i venerdì di Quaresima;
astinenza dalle carni e dai cibi ricercati ogni venerdì dell'anno, tranne che in caso di coincidenza con festività.

La CEI, negli anni '90, ha introdotto la facoltà di sostituire, per il terzo caso sopra riportato, il digiuno con una "opera di penitenza, di preghiera, di carità".
Analizzando il testo della disposizione in esame, non se ne ricava una "facoltà tout court", ma un'eccezione rispetto alla regola.
Si legge infatti "si deve osservare l'astinenza"...e solo in seconda battuta "oppure sostituire.....".
Io la intendo come un "in casi eccezionali, qualora non si possa praticare l'astinenza, si può assolvere al precetto in altro modo".
Indubbiamente, tale opzione, fu pensata anche per "venire incontro" a ritmi di vita che apparivano diversi col mutare dei tempi, a circostanze particolari, come quelle che possono verificarsi consumando un pasto in una mensa scolastica, aziendale, fuori casa....quando cioè non sempre sia possibile reperire alimenti non a base di carne.
Il punto, in ogni caso, al di la' di questo modo di intendere la nota o meno, rimane un altro.
Ossia, come conciliare le ragioni di cuore, testa e di appetito!
Un lettore del blog di  Messainlatino commentava dicendo che si sta perdendo il senso della penitenza nella Chiesa, cosa che purtroppo, a volte, è da imputarsi non solo a noi laici, ma anche a chi dovrebbe guidarci e magari adotta la teoria del "si può fare digiuno d'altro".
Condivido in pieno il commento: si sta perdendo il senso del sacrificio, il suo significato nella vita di ogni cristiano e in quella dell'intera comunità, si sta smarrendo la dimensione interiore di un precetto che implica una "piccola" rinuncia per il corpo, ma che porta molti benefici all'anima!
L'antico testamento è pieno zeppo di episodi in cui, al fine di fare penitenza o implorare grazie speciali a Dio, gli antichi ebrei si "rivestivano di sacco" e digiunavano, il nuovo Testamento ci presenta un Gesù che affronta, nel deserto, quaranta giorni di digiuno, dandoci esempio Lui per primo, di quanto importante sia, nella vita del cristiano, questo sacrificio "materiale".
E soprattutto, Isaia nell'antico Testamento e Nostro Signore nel nuovo, ci raccomandano di "digiunare con gioia", ossia, continuare la nostra vita di sempre, con lo stesso entusiasmo, senza assumere attegiamenti che facciano "manifesto esteriore" della nostra rinuncia. 
"Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". (Mt 6, 17-18)
Lo scopo del digiuno o dell'astinenza, non è quello di rendere palese a chi ci circonda ciò che stiamo facendo, ma  rendere  noto a noi stessi, o meglio, riscoprire, la nostra dimensione spirituale, arricchendola  di qualcosa che togliamo al nostro corpo!
Leggiamo nella nota CEI:
"Nella penitenza è coinvolto l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l’uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte l’esigenza di solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona".
 Il senso dell'astinenza dalle carni, dovrebbe essere proprio un "riequilibrare" quell'assetto "corpo-anima" di cui siamo composti e che spesso, nel tram tram della vita quotidiana, non riusciamo a calibrare nella giusta maniera.
Diamo ascolto al nostro essere testa, azione, pensiero materiale, e anche al nostro sentire di "pancia", ma non sempre ci ricordiamo di avere una dimensione spirituale che va coltivata attraverso la vita interiore e piccole forme di penitenza.
Il digiuno e l'astinenza dalle carni, dovrebbero assolvere a tale compito: farci riacquisire consapevolezza della nostra capacità (da sviluppare!) di superare la semplice esigenza materiale del cibo e di un cibo in particolare,  lasciando spazio in noi, attraverso questa rinuncia, posto alla riflessione sul nostro essere fatti d'anima, con necessità spirituali, di preghiera, di unione a Dio, farci ricordare che sebbene noi fortunati possiamo avere a disposizione carne e altri cibi "succulenti", molto nostri fratelli ne sono sprovvisti.
Infine, abituarci, sebbene con un mezzo apparentemente "povero", come l'astinenza da certi cibi, in certi giorni, al senso della rinuncia, base della capacità di donare!
Ripetutamente, la Vergine Maria, nelle sue varie apparizioni, ha rammentato l'importanza del digiuno e della preghiera, che d'altronde già Gesù aveva indicato nel Vangelo, quale mezzo per scacciare alcuni demoni, indicando quindi l'efficacia di quello che a noi sembra un semplice rinunciare al cibo, o peggio ancora, un sacrificio inutile!
Insomma, togliere qualcosa dalla nostra tavola crea spazio in noi per ascoltare l'anima, anzichè sorella "pancia".
Applicando invece sempre e soltanto la "facoltà" concessa dalla nota CEI, si rischia di  svalutare l'importanza di un precetto che non è di sempre facile osservanza, come può esserlo un recitare una preghiera, perchè si può anche solo pregare a parole, sbrigativamente, per "togliersi il pensiero". 
Rinunciare alla carne, ad altri cibi pregiati al venerdì, implica invece uno sforzo maggiore, richiede un piccolo controllo di volontà, un mettere sotto i piedi le nostre abitudini (perchè l'oggetto della rinuncia è scelto da altri, quindi "impostoci") e rammentarci che "non di solo pane vive l'uomo".(Mt 4, 4)

Forse bisognerebbe insistere di più su questo punto, perchè sebbene il precetto del digiuno del venerdì sia ancora in vigore, molti lo hanno completamente riposto nel dimenticatoio, in primis molti cristiani praticanti.
Insomma, non ascoltiamo sempre e solo sorella pancia, che ha i suoi naturali appetiti, non ascoltiamo solo sorella testa, che ha i suoi ragionamenti, a volte troppo "razionali", ma diamo spazio al cuore, all'anima, che hanno bisogno di "vuoto" e "silenzio" per pregare, meditare, ricordare all'uomo -anche e soprattutto a quello contemporaneo- che siamo fatti di corpo e anche DI SPIRITO! 

Ringrazio quindi i redattori del blog di Messainlatino, per avere riportato l'attenzione su una questione "semplice", ma purtroppo molto poco meditata...e poco praticata!

E buon primo venerdì del mese!
 Maria

3 commenti:

  1. Mi trovi pienamente d'accordo su tutto!!
    Ho notato proprio la tendenza, da parte dei sacerdoti o religiosi, di voler sostituire l'astinenza dalle carni, con qualche altra astinenza. Direi che non è del tutto sbagliata!!!
    A me, per esempio, costerebbe più fatica non accendere una sigaretta, che mangiare una bistecca!! E il mio assistente spirituale, conoscendo la mia inclinazione, mi suggerisce di non fumare, piuttosto che non mangiare. Per chi, come me, non è goloso per natura, e se salta un pasto neanche se ne accorge, bisogna trovare qualche altro "digiuno"!!!
    L'importante è offrire un sacrificio, una penitenza, a nostro Signore, che di sacrifici e penitenze ne ha fatto a iosa per noi!!!!
    complimenti, trovi sempre argomenti molto interessanti da offrirci in lettura e meditare!!

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  2. La sostituzione nel tuo caso è "valutata" attentamente da un padre spirituale, molti invece la prendono semplicemente come un "faccio da me" che chissà in base a quali criteri viene predisposto.
    Per questo motivo ritengo che l'astinenza da un certo cibo abbia un senso, l'ha praticata Gesù, che pure ci invitava ad eliminare in noi i vizi e le cattive inclinazioni. Ed è un precetto universale della Chiesa, che in un certo qual modo dovrebbe mantenersi tale, senza dare troppo spazio.
    Il fioretto di altro genere, può anche essere un "surplus", ma io rimango dell'avviso che ci sia una motivazione spirituale alla base del privarsi di un cibo, in un giorno prefissato, anche qualora non si sia particolarmente ghiotti di quell'alimento.

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  3. Penso anch'io che un bel digiuno non faccia mai male, e sentire il pancino che reclama il cibo, serve a comprendere la disperazione di quei popoli che non hanno nè acqua, nè pane, e muoiono ogni giorno di fame. Credo che il lato spirituale del digiuno serva ad avvicinarci anche ai fratelli più bisognosi, e a ringraziare il Buon Dio per averci donato tanto, anche non meritandolo!

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