mercoledì 19 marzo 2025

Arte e fede

UN DONO AL PADRE

Festa di san Giuseppe


Di san Giuseppe nell'arte si potrebbero dire molte cose, essendo rappresentato in varie scene, che affondano le loro radici nel materiale biblico che lo vede protagonista.
Ma l'immagine che va per la maggiore è, senza dubbio, quella probabilmente più semplice, in cui il santo appare assieme al Bambino/fanciullo Gesù. Si tratta di opere declinate, di volta in volta, con una serie di piccole variazioni: in alcune il Figlio cammina accanto al padre, dandogli talora la mano; in altre (moltissime) il santo falegname di Nazareth porta il figlio in braccio; in tante il pargoletto indica con la mano il papà, per invogliarci a rivolgerci a lui; in alcune, poche rispetto a questa grande massa di opere, san Giuseppe riceve un fiore in dono da Gesù. 

Proprio questo tipo di iconografia ritroviamo, per esempio, nella pala che don Bosco volle per la Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino (immagine a sx). Grande devoto di san Giuseppe, Giovanni Bosco ne curava le feste e il mese a lui dedicato, inserì sempre nelle chiese da lui erette un altare dedicato a questo santo, e, per la basilica torinese, diede precise indicazioni al pittore Lorenzone per la realizzazione di quest'opera, datata al 187. 
Interessanti sono le scritte bibliche che campeggiano in alto (Ite ad Joseph - Andate a Giuseppe) e sulla nella trabeazione del timpano (Constituit eum dominum domus suae - Lo costituì signore della sua casa). Esse ci introducono nel significato generale del quadro, che qualcuno non disdegnò definire come una vera e propria predica su ciò che è la devozione a san Giuseppe (così come riportato nel volume X delle Memorie Biografiche).
Dio stesso ci invita, nella persona di suo Figlio, a rivolgerci a san Giuseppe (dichiarato proprio due anni prima patrono della Chiesa universale), uomo così giusto e meritevole da essere stimato degno di diventare "signore della Sua casa", custode dei Suoi tesori più preziosi: Gesù e Maria. E quanto Giuseppe sia "signore della casa di Dio" lo testimonia il dono che il Bambino gli offre: il piccolo Gesù ha con sé un panierino di rose, che porge – una alla volta – al proprio padre terreno. Questi, poi, le lascia cadere sotto di sé, sulla Basilica di Maria Ausiliatrice (e quindi sulla Torino) collocata sotto i suoi piedi. Sono le grazie che Dio sparge, per mezzo di san Giuseppe, sull'oratorio, ma che possiamo rileggere, in senso traslato, come segno della prolifica attività di intercessore del santo. Non a caso santa Teresa d'Avila, nella sua autobiografia, aveva potuto ben dire di essere sempre stata esaudita nelle richieste rivolte a lui, perché san Giuseppe ha ricevuto il potere da Dio di soccorrerci in tutti i nostri bisogni. 
Una convinzione che è entrata a far parte – a pieno titolo – della preghiera più diffusa al santo: il Sacro Manto in onore di san Giuseppe.

In qualche altra sparuta immagine, Gesù offre a suo padre un giglio, simbolo di purezza.Così lo ritroviamo nella scultura conservata presso la Chiesa di San Donato a Bassano del Grappa (VI), edificata agli inizi del Duecento, parte di uno dei primi conventi francescani del Veneto. La tradizione vuole che qui sant'Antonio di Padova abbia incontrato Ezzelino III. Così lo ritroviamo nella scultura conservata presso la Chiesa di San Donato a Bassano del Grappa (VI), edificata agli inizi del Duecento, parte di uno dei primi conventi francescani del Veneto. La tradizione vuole che qui sant'Antonio di Padova abbia incontrato Ezzelino III.
Questa iconografia poco diffusa, delicata, ci rammenta che ogni purezza viene da Dio (Gesù è il giglio, il puro per eccellenza), e che san Giuseppe ha saputo vivere in pienezza questa "castità" che è ricchezza, nella bellezza del suo essere sposo e padre, custode di Maria e di Gesù, e, proprio per questo, custode di tutta la Chiesa, custode di noi tutti. 
Questa iconografia poco diffusa, delicata, ci rammenta che ogni purezza viene da Dio (Gesù è il giglio, il puro per eccellenza), e che san Giuseppe ha saputo vivere in pienezza questa "castità" che è ricchezza, nella bellezza del suo essere sposo e padre, custode di Maria e di Gesù, e, proprio per questo, custode di tutta la Chiesa, custode di noi tutti. 



San Giuseppe col Bambino, Bassano del Grappa, Chiesa di San Donato 
© Maria Rattà 2024

È un'opera di tranquilla e raffinata dolcezza, che nella sua delicatezza esprime tutto l'affetto di un padre verso un figlio e di un figlio verso un padre. Un affetto che si manifesta, come già nella pala del Lorenzone, anche attraverso il gesto di un "regalo", tanto simbolico quanto concreto. 
Regalo, parola che nella sua etimologia rimanda anche ai doni che i sudditi facevano al re. 
Così Gesù, che è il Re dei re, si fa "obbediente", suddito di Giuseppe che è "signore della casa": Cristo si fa figlio per davvero, non per finta. E ci invoglia a fare altrettanto, prendendo sul serio Giuseppe, che se padre di Cristo è anche padre nostro. Lo diceva senza mezzi termini san  Josemaría Escrivá de Balaguer, quando scriveva: "San Giuseppe, Padre di Cristo, è anche Padre tuo e tuo Signore" (Cammino, n. 559).
Non dimentichiamoci, allora, di Giuseppe di Nazareth, che nel suo umile silenzio appare quasi come la figura più dimessa nel grande progetto di salvezza, ma che proprio nella sua discrezione è grande, perché capace di agire senza troppe parole, senza strepiti, senza proclami.
Gesù, ha accettato di esserne figlio, e così come ha vissuto nell'obbedienza il suo rapporto col Padre celeste, altrettanto lo ha fatto verso Giuseppe, vero padre perché vero sposo di Maria. 
La sua vicenda ci dice che Dio non scherza, specialmente coi sentimenti. 
Non facciamolo neanche noi.

Buona festa a tutti i papà, buona festa a tutti coloro che portano il nome di Giuseppe.