venerdì 15 aprile 2022

Pensieri per lo spirito


"IO SONO"

La Verità che mette al tappeto






Giotto, Il bacio di Giuda (1303-1305), Padova, Cappella degli Scrovegni


In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». 
Disse loro Gesù: «Sono io!». 
Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 
Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.  
Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
(Gv 18,1-11) 



Siamo all'inizio della scena che l'Evangelista Giovanni allestisce per la Liturgia del Venerdì Santo, nel "set" di un giardino; nel buio della notte Giuda arriva da Gesù insieme alle guardie che di lì a poco cattureranno il Maestro. È tutto un frastuono di rumori metallici di armi, crepitio di fiamme delle fiaccole, e bastoni branditi per aria o picchiettati sulle mani... 
Impossibile non accorgersi del loro arrivo. Le presentazioni non vanno per il sottile, si punta dritti all'essenziale. Cercano il Nazareno, e Gesù, senza giri di parole, risponde «Sono io». Immediatamente le guardie (e anche Giuda?) cadono a terra.
Per un attimo il frastuono diventa tonfo e poi silenzio. Eppure Gesù non ha puntato un solo dito contro i suoi prossimi carcerieri, non ha sfoderato nessuna spada, non ha minacciato di fare loro del male con del fuoco, non ha brandito alcun bastone per aria. 
È la semplice parola di Gesù che mette al tappeto questo plotone, che stende a terra quanti erano venuti armati da capo a piedi.
Ed è solo la parola di Cristo che può fare questo, perché la sua è Parola di verità, Parola di vita. Parola che ci mette con le spalle al muro, rivelandoci l'identità di Dio e la nostra identità... identità di creature fragili, peccatrici, spesso cieche...
Non è un caso, infatti, che le parole di Gesù siano «Sono io»: nel testo originale greco «Io sono».
Sta in queste parole la chiave di interpretazione di quanto accade: Cristo risponde alla ricerca delle guardie rivelandosi come Dio, col nome stesso di Dio. Perché Gesù Nazareno è il Cristo, il Figlio di Dio, l'Unto del Signore, il Verbo fatto Carne.
È ed è potente questa rivelazione, come sempre (che lo ammettiamo o meno) è la verità, quando senza addolcire la pillola ci fa comprendere (almeno interiormente) chi siamo noi, chi è l'altro che ci sta dinanzi, quale sia la nostra condotta e quella dell'altro.
Ma è una rivelazione che lascia sempre intatta la libertà dell'uomo: e gli uomini armati, come per niente stupiti da quanto loro accaduto, si rialzano, per continuare a fare il loro dovere, ciò per cui erano venuti, ossia arrestare Gesù, colui che ha osato farsi proprio "figlio di Dio".
Quante volte, anche noi, nelle nostre vite, facciamo orecchie da mercanti, fingiamo di non vedere, di non capire?
Dio non gioca a nascondino, si presenta nella sua interezza, senza i chiaroscuri, i compromessi che tanto spesso caratterizzano invece le nostre condotte anche dinanzi a quelli a noi più vicini.
Per questo la Parola di Verità proietta sempre una luce, una forza su di noi... cerca di scuoterci, di risvegliarci: ma siamo sicuri di avere le orecchie pronte per ascoltarla, gli occhi aperti per vederla, lasciandoci disarmare da Essa di tutte le nostre false certezze, di tutte le nostre inutili difese, di tutte le nostre finte luci? Perché la Verità, in fondo, è scomoda, quando ci obbliga a mettere in questione ciò che stiamo facendo, la direzione che stiamo prendendo, le decisioni che stiamo portando avanti...
Attenzione, dunque, perché corriamo il rischio di essere come le guardie: sbalzati a terra dalla Verità, ma incapaci di rialzarci per cambiare rotta; messi al tappeto, ma incapaci di riconoscere che ci siamo sbagliati, che non avevamo capito niente, che la realtà dei fatti è un'altra. 
Ogni volta che la Verità ci viene incontro siamo dinanzi alla possibilità di rinascere, di rivivere in un nuovo giardino, nuovo Paradiso già qui in terra: lasciamoci guarire dalla Parola che ci atterrisce, sì, nel metterci dinanzi all'immensità di Dio e al nostro niente, ma che ci offre anche la mano per rialzarci, grazie alla sua Misericordia, che in Cristo si è fatta Carne.

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