domenica 14 febbraio 2016

Pensieri per lo spirito


C'È DISEGNO E DISEGNO... 
Dai progetti di Dio ai progetti dell'uomo


Siamo sicuri che tutti i "disegni" umani siano veramente "disegni" di Dio? Assistiamo spesso - dai pulpiti più disparati - a dichiarazioni su ciò che il Signore vuole, che ha detto o non detto, in modo particolare quando si affrontano gli argomenti "famiglia-figli-amore". Ma l'uomo ha realmente le chiavi in mano per comprendere (sganciandosi dalla Parola di Dio e dalla dottrina della Chiesa) ciò che è il pensiero divino su questi temi così scottanti, così legati al senso stesso dell'essere "uomo" e "donna", "creature viventi" con una connotazione precisa fin dal primo istante del concepimento?
Per meditare mantenendosi a metà tra il serio e il faceto, rimanendo su toni rilassati in un'atmosfera già ben "surriscaldata", ho scelto di condividere l'estratto di un testo di una laica consacrata. Si tratta di Lia Cerrito (1923- 1999), che nel 1995 pubblicò un libricino dal titolo «Il tavolo del Padreterno», in cui si narrano le vicende di un Dio affaccendato, dalla sua scrivania, a chinarsi sulle necessità degli uomini, ma anche a fare i conti con la loro testardaggine, con la loro pretesa di riuscire a comprendere le sue vie, mentre in realtà non fanno che confondere i propri progetti con quelli del Signore (cfr.Is 55,8). Nel racconto è presente anche un diavoletto, Menicò, descritto secondo il tono di tutta la storia, un po' fanciullesca, un po' ironica. Questa modalità, ancora una volta tra il serio e il faceto, spinge tuttavia a meditare sulla scia di una sorta di leggerezza che, inevitabilmente, conduce spesso all'amara conclusione che i disegni degli uomini sono disegni, tante volte, umani e diabolici, in cui il desiderio creaturale del "volere a tutti i costi" rende ciechi rispetto al vero progetto di Dio sulla storia personale e collettiva.




I "DISEGNI" DI DIO
(Lia Cerrito, Il tavolo del Padre eterno, San Paolo, 2003, pp. 11-14; 16-18)


Sul tavolo del Padreterno, come ogni giorno, l'angioletto segretario ha portato la posta.
Una posta, invero, piuttosto monotona: 
«Ascoltaci, Signore!». «Ascoltaci, Signore!». «Ricordati, Signore!». «Ricordati, Signore!». «Fa', o Signore!». «Fa', o Signore!».
Il Padreterno la scorre rapidamente.
«Sì, sì, ma intanto "si ricordino" loro, "ascoltino" loro, "facciano" loro... Quanto glielo ha raccomandato il Figlio mio [1]!... ».
Poi l'angiolino, leggero e rapido, con le sue ali trasparenti di ape operosa, porta una colonna di carte.
«Sono i "progetti" da ratificare» dice timidamente e si ritrae con un lieve ronzio perché sa che, da questo momento, il cielo potrebbe annuvolarsi.
Capita, infatti, che il Padreterno si turbi profondamente quando prende visione di certe "volontà" che gli si attribuiscono e di certi "progetti" che, per di più, dovrebbe ratificare:
«Siamo sicuri di dovere fare questo e quest'altro: Dio lo vuole!».
«È certo che questa è la volontà di Dio... ».
«La decisione è giusta: la volontà di Dio è evidente... ».
«Che sicurezza ha questa gente nel riconoscere la mia volontà!» dice il Padreterno. «Questo? Mai voluto questo... Questo? Magari questo... Ci sono passato di striscio... Questo? Insomma... si sono avvicicinati... per la tangenziale. Questo poi! "Dio lo vuole!". Gli uomini, per quell'altro "Dio lo vuole"!, mi fanno ancora il processo dopo ottocento anni [2]!».
Non parliamo poi dei progetti dei quali dovrebbe assumere la "paternità":
«Quella che intraprendiamo è un'opera di Dio: ci si vede il suo dito».
«Questo è un progetto ispirato».
«È senz'altro un disegno di Dio».
A non pochi di questi "progetti", "disegni" e "opere" che gli si attribuiscono, il Padreterno esclama: «Mai pensato questo! Mai suggerito così!».
[...]
«Ma io,» conclude il Padreterno, «io... non assumo la responsabilità!... Io non ratifico!!!».
E suona il citifono del "piano di sotto":
Schizza fuori Menicò, ultimo rampollo, a virulenza attenuata, di una dinastia di aggressivi diavoli.
Piccolo e affumicato dalla testa ai piedi, con le brave alette di pipistrello, due occhietti obliqui, due tenere bozzette sulla fronte e un codino a punta di freccia, Menicò, dispettoso e sornione, è dotato tuttavia di una strana attitudine obbedienziale, specie in determinate circostanze...
«Menicò», dice il Padreterno raccogliendo parte dei fogli che ha sul tavolo, «ti affido questi "progetti". Aguzza l'ingegno: ti dò ampia facoltà di mandarli a monte!».
Silenzio.
«Menicò!».
«Sono qui... » dice il diavoletto strusciandosi allo stipite della porta.
«Beh, vuoi mandarli a monte o no?».
«Non posso, Padreterno, non posso... » ribatté serio Menicò. «Quei "progetti"... 
li ho suggeriti io!»


[1] È proprio vero che lo ha raccomandato. Vedi Matteo 7,21.
[2] Dal tempo della prima crociata.



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