domenica 14 giugno 2015

ANNO DELLA VITA CONSACRATA: "Ci vediamo in Paradiso" - la storia di Giovanni e Lutgarda, consacrati, sposi e martiri


"Ci sono tre forme della virtù della castità: 
quella degli sposi, quella vedovanza, 
infine quella della verginità. 
Non lodiamo l'una escludendo le altre. 
Sotto questo aspetto, la disciplina della Chiesa è ricca".
(Sant'Ireneo, al n. 2349 del Catechismo della Chiesa Cattolica)

...così ricca, che qualcuno è stato capace di coniugare la dimensione della verginità consacrata a quella del matrimonio.
La storia della Chiesa, da Maria e Giuseppe in poi, non è sguarnita di simili esempi.
Oggi voglio raccontarvi la vicenda di Giovanni Yu Jung Cheol e Lutgarda Yi Sun - I.
Sposi, vergini e martiri.
La loro storia si svolge in Corea, tra la fine del diciottesimo e l'inizio del diciannovesimo secolo. Il periodo è esattamente quello degli inizi della Chiesa coreana, fortemente legata all'apostolato dei laici, che diedero testimonianza di fede fino al martirio.
Vale la pena conoscere questa coppia nell'anno dedicato alla Vita Consacrata. 

Nb. Le citazioni in virgolettato sono tratte dal contributo di Mons. You Heung-Sil Lazzaro in  "Sposi e Santi", a cura di Ludmila e Stanislaw Grygiel, edizioni Cantagalli, 2012.


Lutgarda nacque nel 1782 e venne introdotta alla fede cristiana dal padre, che nel credo cattolico educò tutta la famiglia, tanto che anche due fratelli della giovane morirono poi martiri.
Battezzata in tenera età e fortificata anche "dal buon esempio della fede profonda di sua madre", la giovane rimase orfana di padre all'età di dodici anni.



Lutgarda venne così descritta da Charles Dallet, missionario in Corea: "ragazza assai intelligente, di carattere mite e fedele, con il cuore dedito alla fede. Sin dalla giovinezza si era concentrata con tutto il proprio essere sulla salvezza dell'anima. Ciò che desiderava non era altro che offrire il suo cuore al Signore Gesù Cristo rinunciando completamente ai piaceri e alla gloria della vita mondana".
Dal 1975, anno in cui, a tredici anni, ricevette la Prima Comunione durante una santa Messa celebrata da don Ju Mun-Mo, Lutgarda coltivò nel proprio cuore il desiderio di consacrarsi al Signore, rimanendo per sempre vergine.

Yu Jung-Cheol nacque nel 1779, anche lui da famiglia cattolica. Suo padre era stato battezzato proprio dallo stesso sacerdote dalle cui mani Lutgarda aveva ricevuto per la prima volta Gesù Eucaristia.
Così come la madre di Lutgarda aveva dato alla figlia tanti buoni esempi di fede e di virtù cristiana, così il padre di Yu Jung-Cheol (battezzato col nome di Giovanni) si era speso per la diffusione della fede cristiana nella sua regione. Egli aveva inoltre offerto "la sua casa come luogo d'incontro dei fedeli cristiani quando il primo missionario don Ju Mun-Mo visitò la regione di Jeonrado. Così aveva potuto stare molto vicino a don Ju Mun-Mo, ascoltando le sue omelie e l'insegnamento del catechismo.
Giovanni, la cui fede era cresciuta in questo ambiente, nel 1975 , all'età di 16 anni ricevette la prima comunione e subito dopo confidò a don Ju Mun-Mo e a suo padre la decisione di vivere nella verginità.
La commissione per la beatificazione e la canonizzazione dei martiri coreani testimonia che Giovanni era un ragazzo ricco di conoscenze, dotato di un cuore sincero e candido, di una fede solita e di una carità ardente. Era poi fedele ai suoi doveri e conduceva una vita retta, disprezzava ogni vanità del mondo ed era molto maturo rispetto ai suoi coetanei, stimato come un galantuomo nonostante la giovane età".

E' proprio dalla comune conoscenza del sacerdote Ju Mun-Mu che prende avvio la storia di Giovanni e Lutgarda come sposi. A distanza di soli due mesi questo prete cinese, missionario in terra di Corea, aveva raccolto la confessione dei due giovani di voler offrire a Dio le loro vite.
Trascorsero due anni, tempo in cui il sacerdote volle attendere il maturare delle decisioni prese da due ragazzi, che rimasero fermi nelle loro risoluzioni. 
I genitori non si opposero, ma la situazione si presentava alquanto singolare e ...delicata, per svariate ragioni.
"Da un lato, il fatto che dei figli della classe nobile rimanessero vergini senza sposarsi, secondo la tradizione confuciana non solo era inconcebile ma anche inammissibile: sarebbe stato uno scandalo per tutta la famiglia e addirittura per tutto il paese.
Da un altro lato, la fede cattolica non era una religione conosciuta e accettata, ma piuttosto perseguitata.
In tale situazione, don Ju Mun-Mo insieme ai familiari di Lutgarda e Giovanni dovevano trovare un modo perchè i due giovani potessero proteggere se stessi e realizzare nello stesso tempo la chiamata a consacrarsi come vergini".
E' a questo punto che il missionario propose di "organizzare un matrimonio tra Lutgarda e Giovanni al fine di conservare la loro verginità, cioè sposarsi e vivere insieme come fratello e sorella.
La soluzione tuttavia comportava un ulteriore problema: il matrimonio tra persone appartenenti a famiglie di diversa classe sociale non era abitualmente accettato.
Lutgarda veniva da una famiglia reale della famiglia reale della dinastia dell'epoca, mentre Giovanni apparteneneva a una famiglia di una classe abbastanza nobile, ma considerata inferiore a quella reale
".
Nonostante le opposioni di alcuni familiari, il matrimonio venne celebrato nel 1797, grazie anche alla fede dei genitori dei due ragazzi. 


"Dal 1797 fino al loro arresto e alla loro incarcerazione nel 1801, per quattro anni, Lutgarda e Giovanni vissero la loro verginità nella vita matrimoniale, compiendo l'unione sublime dei cuori come una coppia verginale".
Lutgarda venne infatti incarcerata nel 1801, a causa della sua fede.
Anche Giovanni subì la stessa sorte, e morì prima della moglie.

Il periodo della prigionia ci permette di conoscere meglio la ricchezza di queste anime consacrate a Dio, ma consacrate anche l'una all'altra nel matrimonio.
Lutgarda scrisse infatti due lettere, una alla madre ed una alla sorella; sono testi che contengono materiale prezioso per addentrarci nella vita umana e spirituale dei due sposi.
Giovanni conservò invece con sè un biglietto indirizzato alla moglie e che non potè essere spedito; è uno scritto che venne ritrovato nel ricomporne il corpo, dopo il martirio.
Due sono i particolari degni di nota che vale la pena sottolineare per ciò che concerne le lettere di Lutgarda: da un lato emerge come il matrimonio fra lei e Giovanni non fosse stato soltanto una scelta di ripiego o uno stratagemma puramente umano e neanche una violazione del sacramento.
Il dito di Dio aveva operato in questa decisione.
I due giovani si erano sinceramente innamorati dopo essersi conosciuti, ma di un amore che sapeva andare ben oltre la dimensione puramente umana, per essere anticipazione di quella sponsalità che riserva il Paradiso.
"Possiamo pensare che nel vivere fedelmente la loro verginità vivessero il fine ultimo escatologico del sacramento del matrimonio anticipandolo nella loro chiamata verginale.
Non potevano, infatti, vivere in modo perfetto tutte e due le vocazioni nel senso proprio del termine, ma nella loro verginità potevano anticipare il fine del sacramento del matrimonio.
Lutgarda e Giovanni avevano cieè concepito il loro matrimonio come una cosa compiuta nel Signore: una grazia speciale concessa da Dio, di una vita nuova donata loro in modo che potessero rimanere vergini nelle condizioni particolari dell'epoca, secondo la volontà di Dio da loro colta". Lutgarda stessa si esprime usando il termine "grazia" in una delle sue lettere.
D'altro canto va anche detto che proprio perché si trattava di un matrimonio "reale", ma nella scelta verginale, il demonio non mancò di tentare i due giovani.
Lutgarda menziona, in una delle sue missive, di una decina di tentazioni, superate con l'aiuto del Signore. Anche questo è un passaggio decisivo: "Ora vedo - scrive lei - che la fiducia e l'affetto reciproco diventano sempre più profondi e luminosi come il raggio dell sole".
In sintesi, quel passaggio dall'amore umano, seppure già sublimato dalla consacrazione verginale, all'amore puramente spirituale, si era attuato anche attraverso la coabitazione e le tentazioni vinte "a prezzo del sangue di nostro Signore".
Anche la lettera scritta alla sorella, dopo la morte di Giovanni, è una profonda testimonianza di fedeltà alla sua vocazione matrimoniale e verginale: "Ora se guardo anche tutto il mondo non vedo niente che possa prendermi rubando il mio affetto o facendomi perdere la testa. Se ci sarà un pensiero nella mia testa sarà rivolto unicamente a Dio: se ci sarà un respiro nel mio cuore sarà rivolto solamente al Cielo".
Giovanni e Lutgarda ardevano dal desiderio di dare la loro vita nel martirio per poi vedere "insieme" il Padre Celeste.
Ecco il testo del biglietto che fu trovato nel vestito di Giovanni, una lettera indirizzata alla moglie che, con il linguaggio del Cantico dei Cantici, egli chiamava "sorella":
"Sorella mia, t'incoraggio e consolo. Ci vediamo in Paradiso".


"Ci vediamo in Paradiso".

"Dove possiamo trovare una dichiarazione d'amore più profonda di questa? 
Siamo consapevoli che, in senso stretto e in ossequio alla realtà dei fatti, noi non potremmo meramente esaltare la coppia Lutgarda e Giovanni come modello perfetto di coloro che sono chiamati a vivere la vocazione matrimoniale.
Ciò nonostante è anche vero che questo matrimonio considerato nella prospettiva escatologica è una testimonianza che ci invita e sollecita a contemplare quell'obiettivo ultimo della nostra vocazione cui tutti gli uomini sono chiamati in un modo o nell'altro, vale a dire la comunione con il Signore per la gloria di Dio Padre, proprio come vissero la santissima Madre Vergine Maria e il suo castissimo Sposo san Giuseppe.
Viviamo in un'epoca in cui la Chiesa e la società affrontano grandi difficoltà causate dai numerosissimi problemi dovuti alla distruzione della famiglia: le rotture troppo facili delle promesse coniugali, l'aumento dei divorzi, la confusione e i disordini in tema di morale sessuale e così via.
I nostri due vergini e sposi possono dunque senz'altro essere di grande esempio non solo per le coppie d'oggi, ma anche per noi tutti cristiani che viviamo in queste situazioni difficili.
La coppia verginale, Lutgarda e Giovanni, per amare meglio Gesù pur nelle difficoltà delle persecuzioni, realizzò l'autentico senso delle promesse del matrimonio".

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