martedì 13 ottobre 2009

Spiritualità francescana / 3


PADRE PIO E CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
Con un "granello" di fede si può spostare "una montagna"


"Smembreremo tutta la monagna e faremo il resto con l'aiuto di Dio".
Con queste parole evangelicamente semplici, ma piene di confidenza nel Signore onnipotente, Padre Pio replicava alla sua figlia spirituale Cleonice, che, mentre egli si recava in "sopralluogo" su quello che poi sarebbe diventato il suolo del suo ospedale, gli faceva notare come non vi fossero sentieri, ma solo sassi, su quella montagna che, agli occhi del Santo, appariva già "la sua clinica"! Eppure, oggi, di quei sassi, di quei "non-sentieri" sembra non rimanere nulla, nemmeno il ricordo, non fosse che per le fotografie!- a testimonianza di come la fede, davvero, possa operare "miracoli" e spostare letteralmente le montagne!
Se consideriamo quanto sia difficile, anche ai giorni nostri, per opere pubbliche, come la Tav o gli impianti per la produzione di energia eolica -solo per fare qualche esempio-, prendere il sopravvento e venire alla luce, figuriamoci ancor di più quali ostacoli avrebbe dovuto (e quanti ne superò!) incontrare un'opera come quella voluta da Padre Pio: un ospedale destinato ad un paese povero, di gente contadina, in una terra che pareva, negli anni in cui il frate cappuccino vi era giunto, quasi dimenticata da tutti.
Il convento non era che una piccola costruzione, con annessa una minuscola Chiesa, tutto intorno natura incontaminata, quella natura sassosa, rocciosa, tenace come la gente di quell'angolo di Puglia.
Chi, in quell'anfratto d'Italia abbisognava di cure mediche, doveva spostarsi, come minimo, a Foggia, in un'epoca in cui non esisteva l'eliosoccorso e non c'erano le moderne ambulanze.
Il tragitto da percorrere, tra strade diroccate, curve e sassi, lo possiamo bene immaginare, sara' stato allora sofferto e doloroso quasi quanto la malattia stessa e quanto le cure mediche offerte in ospedale, quasi a voler "rigirare" il famoso coltello nella piaga di un povero Cristo in croce, che chiedeva umano soccorso.
Per questo Padre Pio, sofferente lui stesso nel corpo e capace di condividere intimamente il dolore -ogni dolore- dell'uomo, anche quello fisico, cominciò ad accarezzare l'idea di una moderna clinica, da costruire proprio lì, in quel piccolo paese di contadini e capre, in quella terra di sassi e montagne, a sollievo della sofferenza dei suoi tanti fratelli.
Non c'erano, come forse ci sarebbero stati oggi, i finanziamenti pubblici, sia pure attivabili con qualche strategemma legislativo e almeno per le "prime pietre".
Non c'erano i mezzi moderni e tecnologici per dare "risonanza" all'idea del frate cappuccino e chiedere offerte ai fedeli, agli uomini di buona volontà, a chi aveva a cuore, come il Padre, il malato che soffre e che abbisogna di cure per il corpo e di sollievo per lo spirito!
Non c'erano nemmeno i sistemi meccanici per smantellare una montagna e costruirvi sopra un moderno ospedale in tempi brevi e con poca fatica umana....
Eppure, da quel "niente", da quella povertà -mai come in questo caso anche materiale!- tipicamente francescana, è venuta fuori, quasi per magia, potremmo dire, ma in verità per miracolo di Fede e Provvidenza divina, Casa Sollievo della Sofferenza.
I soldi per cominciare a costruire arrivarono inizialmente "alla spicciola", ricorrendo anche a qualche espediente "tradizionale", come le recite organizzate da Cleonice, ma la figura del Padre attirava molta gente, da tutto il mondo e cosi', le offerte, anche generose, non mancarono.                                                              
Poco a poco, con quattro milioni di vecchie lire e le mani di tanti contadini e reduci di guerra, infervorati dallo stesso sogno di Padre Pio (perchè si sa, chi ama e fa sentire amato, trascina!), la montagna venne giu' e nel 1956 fu inagurata Casa Sollievo della Sofferenza, costruita su progetto di Angelo Lupi, un abruzzese che non era nè geometra nè ingegnere, ma che seppe dare "voce" concreta all'idea di Padre Pio!
I 250 posti letto del 1956 sono oggi diventati ben 1000 e l'ospedale è attualmente riconosciuto come una delle strutture maggiormente all'avanguardia in molti campi, non per ultimo, quello della ricerca.
Più passa il tempo e più la Casa Sollievo si arricchisce di nuovi reparti, di nuove strutture "distaccate" e dislocate sul territorio sangiovannese, dando dunque ragione alle profetiche parole del suo fondatore :"La mia Clinica sarà sempre piu' bella e grande".
La montagna poteva apparire, e forse sarebbe apparsa ad uomini diversi da Padre Pio, senza la sua fede "granitica", un ostacolo insormontabile da superare.
Altri si sarebbero probabilmente arresi e oggi non ci sarebbe quell'immensa "macchia" bianca che colpisce il pellegrino che raggiunge San Giovanni Rotondo, che si staglia nella sua semplice maestosità sulla sommità del paese, dando ristoro agli occhi del viaggiatore che, prima ancora di vedere la Chiesa, riesce a posare lo sguardo sull'opera di Padre Pio, su quell'ospedale che testimonia, ancora oggi a noi tutti, l'amore di un Dio che non si disinteressa delle vicende umane, ma che cura e vuole curare, insieme, lo spirito ed il corpo, come quando Gesù, fattosi carne, accanto alle guarigioni dell'anima, operò molti miracoli nel corpo, ridonando salute al cieco nato, all'emorroissa, alla suocera di Pietro....per fare solo qualche esempio!
Ripensando dunque a questo calarsi nella storia di Padre Pio, in una storia umana, fatta, come per tutti noi, anche di dolore e di sofferenza, quasi ricordandoci che un cristiano non si occupa nè solo dello spirito, nè solo del corpo, ma di entrambe le cose, nella giusta misura, non posso non pensare a quello che Gesù stesso dice nel Vangelo di Matteo: "In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile".
In quest'ottica, si potrebbe quasi dire che Casa Sollievo sia un "commento vivente" di questi versetti evangelici!
Padre Pio aveva fede. E con la fede si muovono le montagne.
Ed è un dato oggettivo, visibile, che rimane sotto gli occhi di chiunque si rechi a San Giovanni Rotondo e si ponga dinanzi al bell'ospedale che ancora oggi dona conforto spirituale e corporale a tanti fratelli ammalati.
Il Signore, pero', ben sapendo che non tutti siamo Padre Pio e dunque che ogni uomo ha le sue debolezze, non ci chiede una fede "grande", ma in verità ci invita ad avere una fede "a portata d'uomo" - per dirla semplicemente-, una fede "pari a un granellino di senapa".
Sembrerebbe un paradosso....fede quanto un granello e la montagna immensa si sposta!
E invece è proprio così, perchè nel Vangelo, se ci facciamo attenzione, non si dice che noi sposteremo la montagna, ma sembra quasi che la montagna, al nostro comando, si sposterà da sola!
Il Signore dunque ci invita ad essere in primo luogo uomini di Fede CORAGGIOSI, perchè solo diventando quasi "temerari" possiamo veramente essere convinti che una fede "piccola" (ma la fede non si misura con la bilancia umana!) possa far spostare una montagna!
In secondo luogo, Gesù ci fa capire che SARA' LUI A FARE IL RESTO, infatti nel Vangelo leggiamo che "esso si spostera'", quasi come se il monte si potesse muovere da solo, facendoci largo, perchè siamo uomini che CREDONO IN UN DIO CHE PUO' TUTTO ("e nulla vi sarà impossibile").
Potrebbe, dunque, per l'uomo che CREDE IN GESU', rappresentare un ostacolo, la montagna che si trova davanti?
No, e guai se cosi' non fosse!
La montagna, infatti, ci toglie la visuale, ci impedisce di vedere oltre l'apparenza, oltre il contingente, oltre il relativo, non ci consente di camminare bene, perchè piena di sassi, di sterparglie...
Dio vuole invece che noi oltrepassiamo quella montagna, ecco perchè ci invita ad avere fede e a sgombrare il campo da tutto quello che ci impedisce di progredire nel nostro percorso cristiano.
Di sicuro, quando Gesu' parlava ai suoi discepoli del monte da spostare, non faceva solo riferimento alla montagna "fisica", reale, ma anche a tutto quello che, nella nostra vita spirituale, rappresenta il monte "simbolico" che ci ostacola nel camminare, a passo spedito, verso di Lui.
Sembrerebbe ardito pensare che un uomo, seppure con fede coraggiosa, possa realizzare tutto questo, ma "Casa Sollievo" ci viene incontro, nel suo essere testimonianza viva del Vangelo messo in pratica.
Pensiamo infatti alla vicenda di Angelo Lupi, l'ingegnere "di fatto" dell'Ospedale di Padre Pio, che, pur non essendo "dottore in ingegneria", fu l'unico a presentare al vaglio della commissione un progetto che si adattasse alla natura del luogo su cui costruire...ricorrendo allo stratagemma di farlo firmare da un ingegnere "vero"....
Però, come leggiamo anche nel Vangelo, spesso il Padre si compiace di rivelare molte cose "ai piccoli", tenendole nascoste "ai dotti e ai sapienti" e cosi', venendo a galla "il retroscena" del progetto in questione, Padre Pio decise che, poichè ad Angelo Lupi la laurea l'aveva data proprio Dio (le sue parole furono "A te, la laurea, te l'ha data Dio") dovesse essere lui a occuparsi, in veste di "Ingegnere" della realizzazione del progetto.
Insomma, non siamo noi "a chiamarci" ma è Dio che sceglie...e sceglie i piccoli, gli umili....e riempie la loro piccolezza dei Suoi tesori spirituali, come fece con il giovane Daniele, il "piccolo sapiente" che "scagionò" Susanna dalle accuse dei due vecchioni, o con la piccola Teresa di Lisieux, proclamata poi dottore della Chiesa....
Come fece con Angelo Lupi, che pur non avendo una laurea in ingegneria, applicò a progetti e costruzione di Casa Sollievo, quelle regole scientifiche, matematiche, statiche che dir si voglia, per mettere in piedi un ospedale funzionale e sicuro!

Dunque, anche noi, con l'aiuto di Dio e con la sua "grandezza", che colma la nostra fragilità, animati dal coraggio che la fede ci infonde, possiamo "superare" la montagna, scalarla, o addirittura abbatterla, per andare oltre, sulla strada della fede!
E infine: l'opera di Padre Pio è ancora oggi in continua espansione. Sorgono nuovi reparti, si creano delle strutture distaccate, come il Poliambulatorio Giovanni Paolo II....quasi a testimoniarci due cose:
1) che il cammino della Fede non è mai un punto d'arrivo, ma sempre una strada in perenne progressione, su cui non si smette mai di camminare, perchè la realtà interiore di un cristiano, se veramente pronta ad accogliere Dio, è disposta a dare spazio, nel proprio animo, a Colui che per natura intrinseca è INFINITO e che immette nel nostro cuore un desiderio di ETERNITA' che già in questa vita può essere sperimentato e attuato, nella dimensione storica in cui viviamo l'attimo presente;
2) che possono veramente avverarsi le parole di Gesu', riportate nel Vangelo di Marco:
"Il granellino di senapa, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".
La Fede ci fa cominciare a volare, ma da uomini, fragili e timorosi, forse cominceremo col volare basso, ma tanto più ci faremo prendere per mano da Gesù, tanto più voleremo alto e riusciremo a "costruire di più" e per gli altri, perchè non "si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perchè faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perchè vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei Cieli" e nessun buon cristiano, se ha un "tesoro", lo tiene ben stretto solo per sè, ma lo condivide, mettendolo a disposizione dei fratelli, per comunicare agli altri i talenti che il Signore ha donato a ciascuno di noi.
I talenti, infatti, vanno fatti fruttificare e non sotterrati! Perchè solo cosi' saranno come il seme caduto sulla buona terra, che potrà dare il 30, il 70 o il 100 di rendimento!
E solo cosi' la nostra fede potrà diventare operosa, secondo quanto ci insegna anche San Giacomo: "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede".

Allora, così come Padre Pio, che costruì il suo ospedale su un terreno roccioso, potremo ascoltare la parola e metterla in pratica, come desidera Nostro Signore, che, nel Vangelo di Matteo, ci ricorda che "non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. ... Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia"... e sarà una casa indistruttibile, che nè pioggia, nè vento, nè fiumi potranno abbattere, perchè le sue fondamenta saranno in Dio stesso!

Maria

Nessun commento:

Posta un commento