mercoledì 30 giugno 2010

Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù


O Gesù, sappiamo che tu sei Misericordioso

e che hai offerto il tuo Cuore per noi.

Esso è incoronato dalle spine

e dai nostri peccati.

Sappiamo che tu ci supplichi costantemente
affinché noi non ci perdiamo.
Gesù, ricordati di noi
quando siamo nel peccato.
Per mezzo del tuo Cuore
fa che tutti gli uomini si amino.
Sparisca l'odio tra gli uomini.
Mostraci il tuo amore.
Noi tutti ti amiamo e desideriamo che Tu
ci protegga col tuo Cuore di Pastore
e ci liberi da ogni peccato.
Gesù, entra in ogni cuore !
Bussa, bussa alla porta del nostro cuore.
Sii paziente e non desistere mai.
Noi siamo ancora chiusi
perché non abbiamo capito il tuo amore.
Bussa continuamente.
Fa, o buon Gesù che ti apriamo i nostri cuori
almeno nel momento in cui ci ricordiamo
della tua passione sofferta per noi.

Amen.

martedì 29 giugno 2010

Non solo Pietro...ma anche Paolo. Auguri Santità!




"Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. 
Ma ciascuno stia attento come costruisce.
Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Cristo". 
(1 Cor, 3, 10-11)

In questi tempi di "crisi" per la Chiesa Cattolica, di persecuzioni, di "purificazione", quanto appaiono attuali le parole di San Paolo, che festeggiamo quest'oggi, insieme a San Pietro.
E quanto si dimostrano, dopo duemila anni, un vero imput ad andare avanti, pieni di fiducia nel fondamento che è Cristo e nella "pietra" su cui oggi la sua Chiesa si regge...cioè il Santo Padre Benedetto XVI!
E ricordando questi due grandi Santi di cui si celebra la memoria, il pensiero va proprio al nostro Papa, un Pontefice che racchiude in sé, potremmo dire, non solo lo "stampo"  petrino, ma anche quello paolino....
Siamo fortunati ad essere oggi guidati, in tempo di burrasca, da un Papa che "racchiude" mirabilmente in sé la granitica "roccia" del primo "vicario di Cristo in terra", ma anche l'animo "missionario" e teologico dell'apostolo delle genti.
Si, perché il Santo Padre, con umiltà,  fermezza,  mitezza, si sta dimostrando la "pietra" su cui poggia oggi la Santa Romana Chiesa ("quando sono debole è allora che sono forte" 2Cor 12,10) ...ma sta sempre più svelando anche il suo spirito evangelizzatore (sorretto da fede e ragione), che lo connota in quanto  Papa teologo che ci illumina con la sua sorprendente e ortodossa visione di Dio, della vita cristiana, della Chiesa stessa, raggiungendo, non solo con i suoi viaggi apostolici, ma anche coi suoi libri, discorsi, catechesi, omelie, gli uomini di tutta la terra!
I tempi cambiano....San Paolo viaggiava molto, come viaggia il Papa, e scriveva lettere...oggi, il Papa, scrive libri, discorsi, omelie....

Come non ripensare allora alla splendida catechesi in tre "tappe" sulla figura di San Tommaso d'Aquino, senza "applicarne" alcuni passaggi al momento attuale e al nostro Papa!
Nella prima delle tre udienze del mercoledì, in cui si è soffermato sul Santo Dottore, il Papa disse: "Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia. E questa è stata la grande opera di Tommaso, che in quel momento di scontro tra due culture - quel momento nel quale sembrava che la fede dovesse arrendersi davanti alla ragione - ha mostrato che esse vanno insieme, che quanto appariva ragione non compatibile con la fede non era ragione, e quanto appariva fede non era fede, in quanto opposta alla vera razionalità; così egli ha creato una nuova sintesi, che ha formato la cultura dei secoli seguenti".

Sostanzialmente, anche per San Paolo fede e ragione debbono camminare a braccetto: pensiamo al passo, splendido, della lettera di San Paolo ai Romani.... "La lotta interiore" (Rom  7, 14-25).
Il discorso dell'apostolo è indubbiamente frutto di un'illuminazione spirituale, ma con quale chiarezza espositiva, con quale argomentazione "razionale" esso viene esposto, per far comprendere a tutti il divario fra carne e spirito e la possibilità di "ordinare" tutto in Cristo Gesù!
Solo una ragione che supporti la fede e viceversa, solo una fede supportata dalla ragione, possono cogliere il divario fra la natura e lo spirito e i loro desideri, concludendo che in  Gesù si possa arrivare all'armonia. 

Il rischio che si corre a seguire solo il sapere è quello che San Paolo denuncia sempre nella Lettera ai Corinzi: "La scienza gonfia, mentre la carità edifica" (1Cor 8, 2).
Ci ricorda il Papa, nella Caritas in veritate: "lo sviluppo tecnologico può indurre l'idea dell'autosufficienza della tecnica stessa quanto l'uomo, interrogandosi solo sul come, non considera i tanti perchè,  dai quali è spinto ad agire".
Certo, i tempi sono cambiati e oggi, le spinte della "carne" si sono moltiplicate, anche in campi in cui la ragione "nasconde" queste stesse spinte, facendo apparire gli egoismi, le avidità, spesso solo e semplicemente come desiderio di maggiore razionalità.
Si va dal settore della bioetica quello del mercato economico...
Il Papa non esclude nessuno di questi campi dal suo magistero, basta sfogliare le sue tre splendide encicliche, per rammentare quanto sia possibile e necessario, coniugare fede e ragione, per non cedere sotto gli impulsi della carne, ma attuare il desiderio del bene che abita in ognuno di noi e di cui scrive San Paolo. 
Specialmente l'ultima, la "Caritas in veritate", enuncia questo principio concretamente applicato in vari settori della vita moderna, in cui il mercato e l'economia potrebbero consentire  a tutti gli uomini di avere una base "materiale" solida su cui costruire una società più dignitosa, debbano fondarsi sulla VERITA'.
"E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, non sono nulla" (1 Cor 13, 3)

Non basta il "dare", bisogna dare secondo quella "vera" carità che impedisce che un atto di donazione sia puramente uno "scaricacoscienza"; il Papa ci ha messo in guardia da questo falso modo di condivisione, nella sua prima enciclica,  affermando che “l'intima partecipazione personale al bisogno e alla sofferenza dell'altro" si rende necessaria, perchè essa "diventa così un partecipargli me stesso: perché il dono non umilii l'altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio, ma me stesso, devo essere presente nel dono come persona”.
E dare sè stessi, richiede spesso un lavoro costante di "autocontrollo" di quei sentimenti verso cui l'uomo, per naturale "propensione", sarebbe spinto. Solo attraverso la carità possiamo superare il divario fra il bene che vorremmo fare, e gli opposti desideri della carne.
 Infatti, come ci ricorda San Paolo "la carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto sopporta" (1Cor 13, 4-7).

Che la carità debba "superare" il male, lo stiamo vivendo sulla nostra stessa pelle di membri della Chiesa. 
Il Santo Padre ci sta regalando un luminoso esempio di carità vissuta, di ricerca della verità e di sopportazione del bene, in cui le offese ricevute vengono  affrontate senza "deliri martirizzanti" di sorta. 
Nell'omelia del 15 aprile scorso, il Papa affermò: devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, ci appariva troppo dura. 
Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia. 
E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina. 
E così queste due cose che dice san Pietro — penitenza e perdono — corrispondono all'inizio della predicazione di Gesù: metanoeite, cioè convertitevi". 


San Paolo, nella lettera ai Romani ci ricorda: "la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". (Rom 5, 3-5)
Infatti, come ha scritto il Papa nella Spe Salvi: "solo la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell'Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un'importanza, solo una tale speranza può in quel caso dare ancora il coraggio di operare e proseguire".

"Non sapete che un pò di lievito fa fermentare tutta la pasta"? (1 Cor 5 6) :di sicuro siamo circondati da tanti "esempi" di lievito che stanno facendo ben fermentare la pasta...e uno di questi, che abbiamo continuamente sotto gli occhi...è proprio Benedetto XVI!
Oltre al suo splendido magistero, ci sta regalando l'esempio di una "tensione concreta alla santità" che si può vivere anche in mezzo alle tribolazioni...psicologiche, spirituali, mediatiche, legate ai "giuda di turno", alle difficoltà "gestionali" di una Chiesa che è anche una macchina burocratica...
Quanta serenità e quanta umiltà nell'affrontare uno scandalo dopo l'altro,  le "incomprensioni mediatiche a catena", la stessa "indifferenza razionalistica" di molti cattolici...e quale eredità, giorno dopo giorno, questo Papa sta lasciando a noi, specialmente a noi giovani, che siamo cresciuti in mezzo allo spirito post-conciliarista di una Chiesa in cui molti fabbricano un cristianesimo fai da te!
Abbiamo tanti motivi per ringraziare il Signore, quest'oggi; uno di questi è anche il coraggio (fermo, ma mite) che il nostro Papa sta sfoderando (come ha fatto ieri, nel corso dell'incontro con il card. Schonborn!), dimostrandoci che la santità non si "compra" a furia di colpi incandescenti sull' acceleratore del cuore (che spesso ci farebbe vivere di "impulsi del momento"), ma sull'umiltà della riflessione, in cui fede e ragione possono veramente trovare il loro punto di incontro nell'Amore, che è Dio.


Difficile? No, ma impegnativo....."Tutto posso in colui che mi dà forza" (Fil 4, 13)
Che ciascuno di noi possa veramente, sempre di più, vivere queste parole di San Paolo, trovando una guida sicura nel Vicario di Cristo in terra, che ci spinge ad andare incontro proprio a questa fonte soprannaturale della nostra forza, ricordandoci, ancora una volta con San Paolo, di guardarci "da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso; tenetevi lontani da loro. Costoro infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici" (Rom 16, 17-18).

Rimaniamo, come sempre, uniti al nostro Papa, nella speranza che quanti ancora oggi non lo conoscono per il grande dono che è, possano apprezzarlo e amarlo al più presto!

AUGURI SANTITA'!









lunedì 28 giugno 2010

La Madonna del Perpetuo Soccorso



( Chiesa di Sant'Alfonso all'Esqulino -Roma- dove si conserva l'icona originale della Madonna del Perpetuo Soccorso)

L'episodio delle Nozze di Cana ci aiuta a comprendere quanto la Vergine Maria sia Mamma che si prodighi per i suoi figli, soccorrendoli e consolandoli nei loro bisogni...addirittura prima che questi vengano espressi!
Lei intercede per noi presso Gesù, consegnandoGli tutte le nostre necessità, sofferenze, richieste di aiuto -anche se taciute- siano esse spirituali o materiali.

Per “descrivere” questa amorevole caratteristica della nostra Madre Celeste, i fedeli di ogni tempo hanno definito in vario modo la Vergine: Maria Ausiliatrice, Maria della Provvidenza,  Maria della Consolazione, Maria della Fiducia.

C'è poi un titolo particolare, che sottolinea con maggiore evidenza l'intervento di Maria Santissima nei bisogni della nostra vita: Madonna del Perpetuo Soccorso.
Soccorrere significa “venire in sussidio quando il bisogno incalza”, ma se questo soccorso è “perpetuo”, ciò vuol dire che la Madre sa che i suoi figli hanno perennemente bisogno, che sono sempre esposti ai pericoli spirituali e che, altrettanto perennemente, hanno delle necessità materiali.
Queste ultime possono essere le più svariate, non necessariamente gravi, ma spesso capaci di influire, positivamente o negativamente, anche sulla salvezza dell'anima.

Quale amorevole premura è dunque quella di una Madre che non ci soccorra solo quando le sia richiesto aiuto, che non ci segua solo sporadicamente, ma che sempre, in maniera potremmo dire “discreta”, ci cammini accanto!



La storia della Madonna del Perpetuo Soccorso è affascinante e legata ad un'icona dalla storia....burrascosa!

Un dipinto bellissimo e miracoloso della Madonna, in stile bizantino, fu per lungo tempo ampiamente venerato, con pietà e fervore, nell'isola di Creta. L'opera rappresenta la Beata Vergine Maria con in braccio Gesù Bambino e gli Arcangeli San Michele e San Raffaele che tengono la Croce, la lancia e una canna con la punta imbevuta di aceto. Il Bambino Gesù, impaurito nel vedere i principali strumenti della Sua Passione, stringe fortemente la mano della Madre e Gli cade un sandalo dal piede”....

Sono parole tratte da una semplice ed interessante “Storia della Madonna del Perpetuo Soccorso”, inserita nel sito SalvamiRegina , che vi consiglio di leggere, per conoscere le vicende dell'icona e pregare la Vergine che ci offre sempre il suo materno aiuto!
Potete inoltre reperire ulteriori notizie sul sito ufficiale del Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso!
Buona lettura e buona settimana!

sabato 26 giugno 2010

IL REGNO DI DIO E' DENTRO DI NOI


Capisco e so per esperienza che il regno di Dio è dentro di noi. 
Gesù non ha affatto bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Dottore dei dottori, Egli insegna senza rumor generale di parole. 
Mai l'ho udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare.
Scopro, proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non avevo ancora visto; il più delle volte non è durante le orazioni che sono più abbondanti, ma piuttosto tra le occupazioni della giornata”. (Santa Teresina del Bambin Gesù -Storia di un'anima)

Oh, anima bellissima fra tutte le creature, che tanto desideri sapere dove si trova il tuo Amato per cercarlo e unirti a Lui! 
Ora ti vien detto che tu stessa sei il luogo dove Egli dimora, il rifugio e il nascondiglio dove si cela. 
E' motivo di grande gioia per te constatare che tutto il tuo bene e la tua speranza è tanto vicino a te da essere dentro di te, o per meglio dire, che tu non puoi stare senza di lui. 
Ecco, dice lo Sposo, il regno di Dio è dentro di voi! (Lc 17,27). E il suo servo, l'apostolo Paolo, dice: Voi siete tempio di Dio (2 Cor 6,16)”.

Sono parole di San Giovanni della Croce, contenute nel “Cantico spirituale” e riferite al tema dell'intima unione fra l'anima e Dio. Un'unione che, di fondo, esiste sempre in ogni essere umano, come principio “vitale”, ma anche un legame che noi stessi possiamo (anzi, dobbiamo!) “approfondire”, intensificare, “donare” a chi ci sta intorno.
E' sempre il mistico spagnolo che sottolinea l'importanza, per il cammino cristiano, del prendere coscienza di questa “presenza” che abita in ciascuno di noi: “è una grande gioia per l'anima sapere che Dio non le manca mai: anche se è in peccato mortale, tanto più se è in grazia! Cos'altro cerchi fuori di te, se dentro di te hai la tua ricchezza, il tuo piacere, la tua soddisfazione, la tu pienezza e il tuo regno, cioè il tuo Amato, che la tua anima cerca e desideri”?

Dio non abbandona nessuno, decide di rimanere nell'anima, anche quando questa l'offende con il peccato, con l'incredulità, con la noncuranza.
Egli rimane presente e aspetta, silenziosamente, che l'uomo acquisti consapevolezza della grandezza dell' “ospite” che abita in lui e decida di “fare amicizia”.
E l'amicizia con Dio esige che noi impariamo ad ascoltare la Sua voce, capirne i gusti, antiparne i desideri. Non c'è nulla di diverso rispetto a quanto accada fra due persone: l'affetto si manifesta attraverso un venirsi incontro che può essere “reale”, concreto, produttivo, solo se si impari davvero a conoscere quali siano le necessità, le aspirazioni dell'altro, ciò che gli sia gradito, ciò che (al contrario) l'offenda.
Nel caso in cui l'altro sia l'Altro con la a maiuscola, il problema principale è il “mutismo” apparente di un Dio che non ci parla così come noi intendiamo il dialogo, ossia con parole “vere”, umane. L'ascolto, tuttavia, diventa più che mai necessario, ed è un “tendere le orecchie” al silenzio, che è uno dei “linguaggi” preferiti del Creatore.

Dice sempre San Giovanni della Croce: “tu insisti: se è in me Colui che la mia anima ama, perché non lo trovo e non lo sento? Il motivo è che Egli è nascosto e tu non ti nascondi come Lui per trovarlo e sentirlo. Il tuo Sposo amato è il tesoro nascosto nel campo della tua anima, per il quale l'accorto mercante diede tutti i suoi averi”.
Il discorso è semplice, ma “impegnativo” nella sua realizzazione pratica: il silenzio che ci aiuta a scoprire la voce silenziosa di Dio è in realtà non solo un silenzio di “parole”, ma di tutto ciò che non ci aiuta a considerare solo Dio il nostro fine.
Il silenzio lascia che ad agire in noi sia la Parola, letta e meditata, ci permette di pregare di più e meglio!
Solo cosi', persone, desideri, cose materiali, possono essere “reinterpretati”, e ricollocati in un ordine “gerarchico” in cui il Creatore abbia il primo posto. (“Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me. Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” Mt 10, 37-39)

Nulla ti turbi. Nulla ti spaventi. Tutto passa. Dio non cambia. La pazienza tutto ottiene. Nulla manca a chi possiede Dio. Dio solo basta”.
Santa Teresa d'Avila ci ha lasciato queste parole che sono un “compendio” di quanto detto fino ad ora. 
Il cammino di “perfezione” verso la santità a cui tutti siamo chiamati, esige che le preoccupazioni materiali, i nostri desideri, finanche gli affetti umani, siano visti non come fine ultimo, ma vissuti senza “attaccamento” morboso, puramente umano. Quando anche tutto ci venisse a mancare, Dio ci rimarrebbe ancora e sarebbe il nostro tutto.
E se noi decidiamo di impegnarci in questa difficoltosa (per la natura umana) amicizia con Dio, la nostra volontà, la nostra pazienza, saranno ricompensate.

Ma una volta raggiunto questo obiettivo (Dio al primo posto e amicizia con Lui, che si nutre in un dialogo ininterrotto), bisogna fare un passo ulteriore.
Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami”.(Mt 13, 31-32)
L'uomo si converte, comincia a seminare nella propria anima quel “piccolo” seme che è la Fede. Poco a poco, questa semina, con la pazienza tipica di chi deve impedire all'erbaccia di crescere nel proprio terreno, inizia a produrre frutto....e quel frutto non è destinato solo all' “agricoltore”, ma anche agli altri che si trovano a passare per il campo!
E questi “altri” sono i nostri familiari, gli amici, i semplici conoscenti, perfino gli estranei!
La parabola dei talenti, è facilmente ricollegabile a questi versetti del Vangelo di Matteo.
Ciascuno di noi, qualunque dono (grande, meno grande, importante, meno importante) abbia ricevuto dal Signore, deve metterlo a “disposizione” degli altri.
La vita cristiana è vita “comunitaria” e tenere la propria lampada sotto il moggio, non è quello che ci viene chiesto!
Ecco che allora il “nido” di cui Gesù parla, in un certo senso diventa un “riparo” per gli altri, che noi stessi possiamo offrire loro.
La nostra fede, la nostra maturazione spirituale, possono divenire stimolo per chi ci sta intorno.
Noi siamo chiamati ad essere apostoli e non dobbiamo avere vergogna o timore nel donare ciò che abbiamo ricevuto. La parabola del maggiordomo, è un esempio eloquente di questo concetto: “qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!” (Mt 24, 45-46)

Il Signore vuole che noi ci “nutriamo” vicendevolmente, infatti, nell'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, gli stessi dodici furono i primi a realizzare, sotto la “supervisione” di Gesù (è Lui che benedice il cibo e lo dà ai discepoli!) questa “donazione”.
Il pane ed il pesce sono elementi materiali, ma anche simbolici, rappresentano i nostri doni (i talenti), che per effetto della Grazia del Signore, noi stessi siamo invitati a offrire, a condividere con gli altri. 
Ecco che allora, il nostro “poco” si moltiplica e basta a sfamare tutti!
Se sapremo essere generosi con i nostri fratelli, riconoscendo che ciò che “possediamo” non è nostro, ma viene da Dio, il Signore sarà ancora più generoso con noi: “bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. (Mt 25, 21)
Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono vi dodici ceste piene di pezzi avanzati” (Mt 14, 20)
In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni” (Mt 24, 47)
Che con l'aiuto di Maria Santissima, che ci ha “offerto” il tesoro più grande che abbia ricevuto da Dio, ossia il Suo Figlio Gesù, rendendosi strumento dell'Incarnazione e dando alla luce Nostro Signore, possiamo diventare ciò che Cristo ci chiama ad essere: il sale della terra.
E nel nostro campo, potremo crescere come un grande albero che, per Grazia di Nostro Signore, sia anche in grado di offrire riparo, un nido a quanti ci stanno intorno, per vivere in perfetta comunione, i beni spirituali che Dio stesso ci concede.

giovedì 24 giugno 2010

Ricordi dell'Ostensione della Santa Sindone. Pensieri delle Clarisse Cappuccine di Moncalieri



Qualche giorno fa ho ricevuto uno splendido scritto, testimonianza e memoria delle Clarisse Cappuccine di Moncalieri, relativo alla visita del Santo Padre a Torino, in occasione dell'Ostensione della Santa Sindone.
Ne condivido con voi alcuni passaggi, invitandovi a visitare (per chi non l'avesse già fatto), il sito ufficiale delle Sorelle! 
Vi consiglio anche di guardare e gustare la bella conferenza di Mons. Ghiberti, che ha avuto luogo qualche mese fa presso la Chiesa del monastero delle Carmelitane Scalze di Moncalieri.




Carissimi,
abbiamo vissuto con particolare intensità di preghiera il tempo di grazia che il Signore ha donato a tutta la Chiesa e a ogni uomo, con l'Ostensione della Sindone a Torino dal 10 Aprile al 23 Maggio.
Il Papa Benedetto XVI durante il Regina Coeli dell'11 Aprile aveva comunicato l'inizio dell'evento auspicando che: "questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio: fu l'aspirazione degli apostoli ed è anche la nostra aspirazione. Anch'io, a Dio piacendo, mi recherò a venerarla domenica 2 Maggio".
Per la prima volta senza le toppe e ripulita dai residui dell'incendio che la colpì nel 1532 la Sindone è stata presentata a milioni di pellegrini giunti a Torino.
Mons. Giuseppe Ghiberti, Presidente della Commissione Diocesana per la Sindone così si è espresso:
"Penso che le Ostensioni siano sempre state manifestazioni di fede. L'accorrere di tanta gente appartiene alla storia narrata dall'immagine che ci guarda dalla figura impressa sul telo sindonico. Alla Sindone si giunge in pellegrinaggio, che significa presa di distanza dal rumore assordante di un quotidiano dagli ingranaggi implacabili, ma nella condivisione premurosa dei sentimenti e delle pene del fratello e della sorella che ci stanno accanto, gomito a gomito. Molto più della novità i pellegrini riporteranno nella loro vita i frutti di un incontro con quel «segno» benedetto e con ciò a cui il segno rimanda: spontaneamente parlare della Sindone porta a parlare di Gesù. Perché si tratta di Gesù questa ricerca assume il suo appassionante valore".
Il tema scelto per questa ostensione: Passio Christi - passio hominis, ha sottolineato che questo pellegrinaggio voleva essere innanzitutto un percorso spirituale, una contemplazione di quello «specchio del Vangelo» che è un invito a vivere ogni esperienza, compresa quella della sofferenza e della suprema impotenza nell'atteggiamento di chi crede che l'amore misericordioso di Dio vince ogni povertà, ogni condizionamento, ogni tentazione di disperazione.
Questo percorso spirituale è stato fortemente segnato dalla visita pastorale del Santo Padre il 2 Maggio con un intenso programma culminato in Duomo, nel tardo pomeriggio, per venerare il santo Telo insieme alle Comunità Claustrali e Contemplative del Piemonte.
Con le Sorelle di Torino abbiamo desiderato vivere insieme questo evento, testimoniando nella Diocesi la nostra presenza di Clarisse Cappuccine. Due volontari e il pulmino delle Suore Camilliane della nostra città ci hanno permesso di raggiungere il monastero di Borgo Po, dove ci siamo incontrate con le Sorelle. E’ stata una graditissima sosta e un nuovo incontro fraterno nella cornice fiorita del loro giardino che ci ha fatto ricordare la visita dell’autunno precedente. Più tardi, la fraternità è diventata un "mini pellegrinaggio" verso il Duomo, dove siamo diventate una fraternità ampia e variegata per la presenza di tanti Ordini monastici, con una evidente gioia di conoscerci e stare insieme: eravamo un unico monastero. Abbiamo percorso a piedi e in silenzio l’ultimo tratto dei Giardini Reali per giungere in Duomo a venerare la S. Sindone per un buon tempo: in questa mezz’ora di commossa preghiera, siamo state guidate e aiutate da Mons. Giuseppe Ghiberti e dopo, in attesa dell’arrivo del Santo Padre, abbiamo celebrato i Vespri solenni con i Canonici del Capitolo Metropolitano, sempre avvolte da quella comunione profonda che ci faceva essere un cuor solo e un’anima sola.
Mentre ringraziamo il Datore di ogni Bene per il grande dono ricevuto, conserviamo ancora nel cuore e diventa contenuto della nostra preghiera la meditazione che ci ha rivolto il Santo Padre.
Nel riprendere il materiale documentativo sulla Sindone abbiamo trovato il testo della relazione storica redatta dalle Sorelle Clarisse di Chambery che nel 1532 hanno ricevuto l'incarico di riparare il telo sindonico danneggiato da un incendio. Abbiamo letto la cronaca dettagliata degli avvenimenti e, partecipi della stessa sensibilità clariana, ci siamo immedesimate nei sentimenti suscitati in loro dall'eccezionale grazia ricevuta. Vi offriamo alcuni brani del testo particolarmente espressivi.
«Giovedì 16 Aprile, verso le otto del mattino, mentre tutte le campane suonavano si fece una processione generale, nella quale Monsignor Legato portava il santo Sudario.
Lo ricevemmo in processione, coi ceri accesi. Lo distesero sul tavolo per esaminare le parti che si dovevano rammendare. Il predicatore lesse il Breve apostolico che sua Santità aveva inviato a sua Altezza, col quale permetteva alle povere figlie dell'Osservanza di Santa Chiara della città di Chambéry di ripararlo. Monsignor Legato ci raccomandò di averne una cura esattissima, e di pregare Dio che ci facesse la grazia di compiere questa santa azione secondo la sua santa volontà.
Facevamo scorrere il nostro sguardo su e giù per tutte le ferite sanguinanti del suo sacro corpo, le cui impronte apparivano su questo santo Sudario; ci sembrava che l'apertura del costato, come la più eloquente del cuore, ci dicesse incessantemente queste parole: «O vos omnes qui transitis per viam, attendite et videte si est dolor similis sicut dolor meus». Tutte le Suore lo contemplarono molto attentamente, con una consolazione che non si può esprimere, e noi vedemmo attraverso queste belle impronte come veramente egli era il più bello dei figli degli uomini.
Fu stabilito che che sabato 2 Maggio sarebbero venuti a prenderlo. Tutte le campane della città suonarono, oltre le trombe ed altre sinfonie. Intanto i Signori Vescovi coprirono il santo Sudario con un drappo d'oro e lo portarono via, e noi cominciammo a cantare l'inno: 'Jesus nostra redemptio'., e noi rimanemmo povere orfane di Colui che ci aveva così benignamente visitate con la sua santa immagine».

Sorelle Clarisse Cappuccine
Monastero Sacro Cuore
Moncalieri To




domenica 20 giugno 2010

LASCIANO STARE LA RELIGIONE, MA DIMENTICANO ANCHE IL CODICE CIVILE? Divagazione sugli “obblighi” dei genitori verso i figli

Frase “fatta” del modello di “medio genitore distratto, con figlio-giocattolo a carico”: “LA SCUOLA DEVE SOSTITUIRSI ALLA FAMIGLIA”.
Una “sentenza” del genere è come un marker-tumorale che misura il grado di cellule “cancerogene” puntualmente sparate sul corpo sociale, dà nettamente l'idea della preoccupante e crescente forma di disinteresse morale verso il nucleo primario del sociale stesso - ossia, la famiglia- e fa rendere conto di come, oggi, il mondo, nelle sue diverse "istituzioni", venga visto non come un puzzle in cui le varie tessere debbano saldamente essere attaccate l'una all'altra, per realizzare un lavoro unitario e comune, ma qualcuna si "sganci", presa da smania di "autonomia" finto-produttiva.
Proprio perché di scolari e famiglie, di maestri e impiegati nel settore istruzione, sento spesso parlare, so che quello che dico non è campato per aria: moltissimi genitori oggi credono che il loro compito sia di “sfornare marmocchi”, come bambolotti con cui “completare” la loro idea-giocattolo di matrimonio e di famiglia, lasciando poi che ad educarli siano la scuola, la Chiesa, tramite il catechismo....e intanto loro rimangono beatamente seduti sulla panchina di nozze, a fare o gli sposini allegri e modaioli, o peggio ancora, quelli perennemente annoiati, che da coniugati, fanno vita da “single” (ossia: penso ai fatti miei e tu ai tuoi!)
Per intenderci: i tipi che, anche ammesso vedano un figlio di sei anni “azzuffarsi” col compagno di classe, lasciano che siano i genitori degli altri ad occuparsene....quelli che durante le Sante Messe, permettono ai figli (non lattanti, ma già cresciuti), di girovagare fra i banchi e di parlare ad alta voce ...quelli che, quando vi vengono a far visita insieme ai bimbi, rimangono in silenzio, o sfoggiano solo un flebile “non toccare”, mentre i loro figli beatamente vi distruggono mezza casa (o almeno ci provano)...
Il risultato di questa mentalità “scaricabarile” è infatti spesso quello di figli senza regole, che già fin da piccoli si trovano ad accusare problemi di natura psicologica (un bambino si accorge benissimo se una madre, un padre, lo rispettano come persona e lo educano veramente), con assenza spesso totale di regole basilari della convivenza civile...e naturalmente, in situazioni simili, nessuna istituzione può sopperire a quello che manca nella cellula primaria.
Si può solo provare a “contenere” un fenomeno, ma non eliminarlo totalmente.
La scuola, così come la Chiesa, non è un “tappabuchi”; rettamente intesa, diventa casomai un “completamento”, un supporto: nell'ambito scolastico si fornisce un tipo di educazione differente da quello che viene donato (gratuitamente!) in famiglia, e, se si trovano insegnanti validi, spesso e volentieri, questo bagaglio di conoscenze si affianca anche ad un contributo più interessante, facendo di una classe scolastica, anche un luogo in cui si impara un po' “la vita”, con linguaggi adatti alle diverse età degli alunni, ma anche nei suoi diversi aspetti....e questo perché, i bambini (soprattutto), ma anche gli adolescenti, se ben stimolati, sono anche curiosi e la curiosità può essere incanalata per fornire un valido insegnamento.
Lasciando stare per un attimo il discorso religioso, ci sarebbe da dire che il “marker cancerogeno” di cui scrivevo all'inizio, nasce in partenza da un'errata comprensione di quello che si “fa” sposandosi, anche su un piano puramente legale.
Sappiamo che il matrimonio è, per lo Stato, un contratto e a meno che la gente non si sposi con strani riti di religioni differenti e tralasci il matrimonio civile, normalmente, sia che si celebri un rito in Chiesa, sia che lo si faccia solo in comune, viene sempre data lettura di alcuni articoli del codice civile, che rammentano ai novelli sposi, a quali diritti e doveri “vanno incontro” a partire da quel momento.
Allora, le cose sono due: visto il modo in cui ci si “dimentica” di questi piccoli “dettagli” o abbiamo tutti bisogno di una cura a base di “ram artificiale”, oppure dovremmo capire che sposarsi non è solo mettere distrattamente un firma sopra un registro, ma è un'azione responsabile, frutto di una scelta anch'essa responsabile, da cui nascono svariate...conseguenze!
Recita il codice civile:
DOVERI VERSO I FIGLI: Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.
La stessa Costituzione, afferma: “E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”.
Se si presta attenzione a queste norme, va da sé che “educare ed istruire” sono compiti genitoriali che richiedono un paziente, direi certosino, lavoro di “ascolto” e “osservazione” dei propri figli. Non basta “educare e mantenere” distribuendo soldi, vestiti, cibo e nozioni, bisogna farlo affinando la propria capacità di ascoltare, seguire, conoscere la prole, per scegliere poi il metodo educativo “a misura” non dei figli in generale, ma di quel figlio che si è ricevuto “in dono”, che è unico, diverso da tutti gli altri, e che quindi richiede un suo metodo, un suo sistema....non un “meccanismo standard”.
Se ci si fermasse al metodo standard educativo, avremmo un blocchetto con fogli staccabili, da distribuire per ogni occasione differente...con regole scritte identiche per ogni situazione “tipo” di ogni differente figlio....
Non solo, ma appunto per questo, basterebbe iscrivere a scuola un bambino e mettersi la coscienza in pace, dicendo che, da quel momento in poi e fino all'università, i genitori potranno incrociare le braccia e delegare tutto al mondo dell'istruzione...
Un discorso simile, si potrebbe fare anche per la “fede”: se ci si sposa in Chiesa, si sa che sarà compito dei genitori educare alla fede, visto che la famiglia viene definita dal Concilio Vaticano II come “piccola Chiesa domestica”.
Quello che potrà fare il catechismo, sarà un'opera di arricchimento e completamento del lavoro svolto a casa!
E non diciamo che “non sappiamo”, che non abbiamo “cultura”, perché spesso, grandi santi sono nati in famiglie in cui, di cultura “accademica” se ne respirava poca, ma di “soda pietà” (come si diceva...un tempo!) ne “svolazzava” veramente parecchia (catechismo spicciolo, partecipazione regolare ai Sacramenti....).
Dunque, il metodo standard educativo, non è valido,ma è solo una “buona” scusante per genitori distratti: la psicologia umana è molto complessa e mentre per una persona (anche adulta!) è efficace l'educazione “vigorosa”, per altri sarà necessaria quella “guanto di velluto dentro pugno di ferro”....se si comporta così anche il Padre Eterno con le diverse anime, figuriamoci se, a maggior ragione, noi creature non dovremmo seguirne l'esempio...sappiamo anche che non tutta la vita di un bambino e ragazzo si svolge a scuola e che quindi famiglia e sistema scolastico (e Chiesa) devono andare a braccetto, ma non escludersi a vicenda...l'uno integra quello che l'altro non può dare, ma poiché la scuola è “settoriale”, mentre la famiglia è “cellula primaria e generale”, naturalmente è quest'ultima la sede principale che deve formare la persona umana.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, si esprime proprio in questi termini: “la famiglia è la cellula originaria della vita sociale. E' la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita. [….] La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società”.
“Iniziazione”: altro che delegare compiti alla scuola!
Dove sta scritto che a scuola debba arrivare un bambino a cui non è stato nemmeno insegnato a star seduto sulla sedia, a rispettare le persone (le maestre), ad obbedire agli educatori?????
In queste condizioni di “disinteresse educativo”, la scuola, “a stento” può (quando ci si riesce) supplire a questa carenza di “funzione educativa dei genitori”. “I genitori devono considerare i loro figli come figli di Dio e rispettargli come persone umane. Educano i loro figli ad osservare la legge di Dio mostrandosi essi stessi obbedienti alla volontà del Padre dei Cieli” (e torniamo al punto di cui sopra: non serve la formazione accademica dei genitori, basta la buona “pratica”!)
I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli. […] Il focolare domestico costituisce l'ambito naturale per l'iniziazione dell'essere umano ala solidarietà e alle responsabilità comunitarie”.
Serve altro per smontare le assurde tesi dei “simil-genitori” deleganti?
Che la Vergine Maria illumini i padri e le madri, perché si possa tornare ad un modello educativo “sano” e “completo”, all'interno delle stesse famiglie e nella piena collaborazione (non sostituzione) delle restanti istituzioni.
Buona Domenica a tutti!

mercoledì 16 giugno 2010

BEAUTIFUL TERAPIA?

"A volte mi è stato chiesto se la Madonna, in qualcuna delle apparizioni, ci ha suggerito quali specie di peccati offendevano di più Dio. Dunque, a quanto si dice, Giacinta, a Lisbona, menzionò quello della carne" (Suor Lucia)

(due edificanti scene della Beautiful-terapia: un tentativo di soffocamento e una "minaccia armata")


Lo ammetto: qualche volta, molti anni fa (molti: spero che sia un buon deterrente!), ho guardato anche io Beautiful, la soap-opera americana che da ben (anzi, da mal) venti anni (VENTI!) rimbecillisce molti con la storia della vita fra sfilate di moda, anche se di moda se ne vede davvero poco, e di vita...bhè...su quello, bisognerebbe capire quale metro di giudizio usare, per potersi intendere sul concetto!
Quando ho smesso di seguirlo (per mia fortuna!), avevano appena cominciato a “mescolare” i personaggi, come fossero carte da gioco, improvvisando (si fa per dire) improbabili (o meglio, rare nella realtà) storie d'amore fra giovani e vecchi, fratellastri e sorellastre...morti non morti...e via dicendo.
A questo si aggiungeva una buona dose di rancori, odi, coltelli e pistole, usate dai personaggi con un certo “charm” (si sa, se una cosa la si fa con classe, qualcuno pensa di far filtrare un messaggio meno pesante...)
Ora, chi ha visto questa soap qualche volta, sa bene di cosa parlo...chi non l'ha mai seguita, non si è perso nulla, e buon per chi ha impiegato meglio quei venti minuti televisivi.
Ma che c'entra tutto questo, con un blog di riflessioni cattoliche? Voglio fare la paternale a Beautiful?
In un certo senso si, ma sulla scia di una serie di “pensieri” che si sono intrecciati negli ultimi tempi.
Qualche settimana fa, discutevo con un amico della “pericolosità” subliminalmente evidente, di certi spot televisivi.
Pubblicità di costumi da bagno, peraltro piuttosto lunghe, realizzate come cortometraggi “tendenti al pornografico” (passatemi il termine forte!), in cui due ragazzi su una barca, “spiano” le signorine in costume...signorine a loro volta in ammiccanti pose.... il tutto, spalmato nel corso degli intervalli di un film del genere “romantic-comedy”, sicuramente guadato da molte adolescenti, attirate proprio dalla storia d'amore.
La sera successiva, mentre mia madre guardava la televisione, mi imbatto di nuovo in una specie di pseudo spot, di una crema snellente. Pseudo: eh si, perché si parte dalla scena “esterna” in cui un pittore scorge per strada una ragazza, e si passa a quella in cui la telecamera indugia molto a lungo sulla signorina-attrice (ovviamente, nuda), che ammicca come di buona regola per attirare di più.
In sostanza, il messaggio che passa è: non si compra il costume per andare al mare, né la crema anticellulite per eliminare la buccia d'arancia, no, si comprano per farsi notare...e attirare le attenzioni (non troppo pacifiche) dei signori uomini. E ovviamente, la parte della “conquistatrice” alla ricerca...è sempre della donna!
Parlando di questi temi con un amico, la sua analisi fu questa: chi è impuro vede tutto secondo il sesso e interpreta tutto secondo la sensualità.
Va da sé, che così, cose in loro stesse non cattive, come il costume da bagno, la crema e via dicendo, invece che essere sponsorizzate per quello che sono e per cui vengono normalmente finalizzate (andare al mare e perdere centimetri adiposi), verranno invece forzatamente usate e reinterpretate in chiave di “strumentazione atta alla conquista” (non amorosa, ma semplicemente e più bassamente ancora, sessuale).
Su questa scia di pensieri, mi sono ritrovata, ieri mattina, a “sfogliare” il corriere on line, trovandovi la video notizia della premiazione di Beautiful al Montecarlo Film Festival, come migliore soap-opera.
Ora, che vinca questo o l'altro programma, a me personalmente non cambia nulla, ma il fatto che venga premiata una spazzatura a così elevata concentrazione di “porcheria”, fa riflettere ancora di più su quelle argomentazioni del mio amico: oggi sono in molti (troppi) ad usare, come chiave di lettura del mondo, le passioni, specialmente la sensualità.
E a conferma di questi nostri pensieri, ecco le parole dell' "illuminante" intervista, rilasciata dal produttore dello sceneggiato, B.Bell: Succedono tante cose bizzarre nella vita della gente. Molte persone si chiedono come le trame possano essere così folli, ma quando vedo ciò che accade nella vita delle persone nei reality e sui giornali, allora penso che le soap siano uno specchio fedele della vita umana”.
Mi soffermo un attimo su queste parole (diceva Ungaretti: “MI ILLUMINO D'IMMENSO"!), per analizzarle brevemente.
E' vero che nella vita reale, a volte (mica sempre!) accadano cose bizzarre.
Non siamo sciocchi...basta leggere i titoli delle notizie: figli che fanno letteralmente a pezzi i genitori, magari li conservano anche nel freezer, per riscuotere intanto la pensione e tirare a campare...fidanzati “abbandonati" che diventano vendicativi e violenti con le loro ex, storie “d'amore” molto “libere”, quando non anche “incestuose” (famoso il caso di nonna e nipotino, con tanto di pargolo in arrivo. Per chi si fosse perso “l'edificante” storiella, vi potrete fare una cultura sulla moralità “moderna” a questo link)....
Ma, punto primo: non tutta la realtà è questa, non tutte le persone vivono questa “mondanità” folle, questa sentimentalità senza freni, né siamo tutti omicidio-dipendenti come la “famosa” Sheila Carter della soap-opera.
Allora, (e siamo al secondo punto) quale specchio della realtà è Beautiful (e le altre soap di questo filone)?
Di sicuro, di quella parte sopra le righe, "anormale", "innaturale", "immorale", "scorretta", da non prendere a modello, che sarebbe nettamente meglio non raccontare...p
er rispetto verso le sensibilità umane e verso il pudore (alle ore 14, quanti bambini guardano da soli la televisione?), per evitare di mettere in piazza, con una “normalità” stupefacente, il peggio del peggio della società umana...Alla faccia dello specchio della realtà! 
Devo vivere su un altro pianeta (e tanti, come me!), visto che se esco per strada, o ascolto i racconti della gente, non ho ancora sentito di nessuno che, qui dove abito, abbia avuto 5 o 6 mariti, un paio di relazione con quasi adolescenti...e via dicendo...
Ma andiamo avanti con il “saggio” psicoanalitico di B.Bell : “La soap permette una fantastica esplorazione della vita familiare e di ciò che la fa funzionare”.
Eh. vabbè, allora mi devo essere seriamente persa....qualche puntata!
Io ricordo cose come: personaggi sposati, in cui lui va a caccia di ragazzine, la moglie fa di tutto per tenersi stretto il suddetto marito (mi sembra di ricordare anche tentativi "poco leciti" per non dire quasi delittuosi); oppure, altre “famiglie” in cui lui e lei si prendono e si lasciano con intermezzi amorosi con altri (numerosi altri) partner....e ancora, fratello contro fratello (Caino e Abele docet) e, ancora, storie di madri che si mettono a rubare i fidanzati alle figlie, o viceversa..... 
Caspita, che modello “funzionante” di famiglia!
Ma le perle di saggezza americane, non finiscono qui:
“Penso che in un certo senso la soap sia terapeutica, sei fuori dalla tua vita per venti minuti al giorno nella vita di qualcun altro, nella famiglia di qualcun altro. La soap accende discussioni sulla moralità, la compassione...Penso che sia una terapia salutare, ecco cos'è".
Per fortuna, questa è la "stoccata" finale del compendio freudiano moderno di B. Bell...e non c'è da aggiungere molto, è così assurda, questa "lettura" della soap in questione, che fa quasi ridere!
Se ci bastano venti minuti di Beautiful-terapia al giorno, per riuscire a tirar fuori discussioni (ovviamente non serie!) sulla moralità (di chi dà libero sfogo a ogni impulso!), sulla compassione (solo verso sè stesso) e sulla famiglia (allargata), possiamo dire addio alla Bibbia sul comodino....abbiamo trovato una terapia molto più conveniente (canale 5 non chiede il canone!), in piccole dosi (bastano venti minuti al giorno) e per di più con illustrazioni a colori e sonoro incluso!
 E non dimentichiamo, che a noi compete solo l'arduo compito di impugnare il telecomando e pigiare qualche tasto...e stare seduti in poltrona!
Povero Bell...non ha capito che non c'è bisogno di girare 255 puntate all'anno, per sottoporsi ad una sana "terapia"...i cristiani, da già 2000 anni (non solo da 20!) hanno scoperto che bastano l'Eucaristia Domenicale, la Parola, la preghiera...l'AMORE!
Buona Gesù-Terapia a tutti!