lunedì 31 maggio 2010

LA CONSACRAZIONE A GESU' PER LE MANI DI MARIA



“Dì a tutti che Dio concede le sue grazie per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, che non si deve esitare a domandargliele. Dì che il Cuore di Gesù vuole essere venerato col Cuore Immacolato di Maria”. (Parole della Madonna a Lucia di Fatima)

Queste parole, pronunciate dalla Vergine a Fatima, evidenziano quando davvero la Madre Celeste sia nostra avvocata, intermediatrice, tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie.
Lo aveva già intuito, secoli prima rispetto alle apparizioni di Cova da Iria, San Luigi Grignon de Monfort, autore de “Il trattato della vera devozione a Maria”.
Di questo testo, Papa Giovanni Paolo II, disse: “quand'ero operaio alla Solvay, lo portavo con me...da quel libricino ho imparato cosa  vuol dire la devozione alla Madonna....Mentre prima mi trattenevo nel timore che la devozione mariana facesse da schermo a Cristo invece di aprirgli la strada, alla luce del trattato compresi che accadeva in realtà ben altrimenti. Il nostro rapporto interiore con la Madre di Dio consegue organicamente dal nostro legame col mistero di Cristo”.
E' già possibile, per “paragone” con un'immagine a noi familiare -quella di una madre col suo bimbo- capire il perché di queste affermazioni. 
Un figlio viene innanzitutto “plasmato” poi “custodito” e cresciuto nel ventre della mamma. 
Da lei riceve il nutrimento -tramite il cordone ombelicale- e in lei si forma, fino ad essere pronto a venire alla luce...e una volta nato, continua ad avere sempre bisogno della mamma, che lo nutre, lo educa, lo segue. 
Quel cordone ombelicale che lega madre e figlio prima della nascita, rimane idealmente sempre vivo, e tramite di esso, il rapporto fra i due, può svilupparsi, perfezionarsi, anche quando da bambini  si diventa adulti e soprattutto, nel rispetto dell'autonomia del “piccolo” che ormai è cresciuto d'età.
La stessa cosa, a maggior ragione, avviene fra noi, Gesù e la Sua e nostra amatissima Madre.
La Vergine Maria è stata perfetto modello di virtù, la potremmo definire colei che per prima, e col massimo livello di perfezione concepibile per un essere umano, abbia seguito gli insegnamenti del Figlio, vivendo da contemplativa per tutta la sua esistenza, facendo della sua vita una continua preghiera, un ininterrotto atto d'amore. 
Chi, meglio di lei, talmente pura da essere destinata a portare in grembo il Verbo Incarnato, potrà guidarci verso il Figlio?  
Scrive San Luigi, nel suo trattato: “con tutta la Chiesa confesso che Maria, essendo una semplice creatura uscita dalle mani dell'Altissimo, paragonata alla sua Maestà infinita, è meno di un atomo, o meglio, non è proprio nulla, perché solo Lui è Colui che è; di conseguenza questo grande Signore, sempre indipendente e autosufficiente, non ha avuto e tuttora non ha assolutamente bisogno della Santissima Vergine, per realizzare i suoi voleri e per manifestare la propria gloria. Gli basta volere, per fare tutto. 
Tuttavia, io dico che stando così le cose, avendo cioè Dio voluto iniziare e compiere le sue più grandi opere per messo della Santissima Vergine, da quando l'ha plasmata, bisogna credere che Egli non cambierà condotta nei secoli dei secoli, poiché Lui è Dio e non muta né i suoi sentimenti né il Suo modo di agire. […]
 Se esaminiamo da vicino il resto della vita di Gesù Cristo, vedremo che Egli ha voluto dare inizio ai suoi miracoli per mezzo Maria. Dio Spirito Santo ha comunicato a Maria, Sua Sposa fedele, i Suoi doni innegabili e l'ha scelta come dispensatrice di tutto ciò che possiede, di modo che ella distribuisce a chi vuole, quanto vuole, come vuole e quando vuole tutti i suoi doni e le sue grazie; non c'è dono del Cielo agli uomini che non passi per le sue mani verginali, poiché questa è la volontà di Dio, che ha voluto che noi ricevessimo tutto per Maria.
 Poiché la Grazia perfeziona la natura e la gloria perfeziona la grazia, è certo che in Cielo Nostro Signore continua a essere Figlio di Maria come lo era sulla terra; di conseguenza ha mantenuto la sottomissione e l'obbedienza del più perfetto fra tutti i figli nei confronti della migliore di tutte le madri. 
Ma bisogna fare attenzione a non vedere in questa dipendenza una forma di abbassamento o di imperfezione in Gesù Cristo. 
Essendo infatti Maria infinitamente al di sotto del Figlio suo, che è Dio, non gli dà ordini come una madre di quaggiù farebbe con il proprio figlio, che è a lei sottomesso.
 Totalmente trasformata in Dio dalla grazia e dalla gloria che rendono conformi a Lui tutti i santi, Maria non domanda, non vuole  e non fa nulla che sia contrario all'eterna e immutabile volontà di Dio”.
E' proprio questa “conformità” perfetta di Maria a Cristo che rende “speciale” la devozione alla Vergine, rispetto a quella a tutti gli altri Santi. 
I veri devoti della Madonna, affidandosi completamente a lei, potranno arrivare alla perfezione che, come ci ricorda ancora San Luigi, “consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione di se stesso alla Santissima Vergine: una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del Santo Battesimo”.
Attraverso la consacrazione a Maria, noi consegniamo tutto a lei: opere, azioni, parole, tempo presente e passato della nostra vita, anima e corpo. 
Lei stessa provvederà a custodire ciascuno di questi elementi, a renderli sempre più corrispondenti agli insegnamenti e al volere di Dio...e  poi a consegnarli a Nostro Signore.
Ovviamente, da parte nostra è richiesto l'impegno di agire sempre, chiedendoci come agirebbe, in questo o quel determinato frangente, la Vergine Maria...lasciandoci ispirare da lei.
Se ci mettiamo la nostra buona volontà, di certo riusciremo ad “ascoltare” i suoi consigli materni.
Chiudiamo allora questo mese mariano, consacrandoci a Maria Santissima, utilizzando la formula breve della consacrazione:


Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo.



Ti accolgo con tutto me stesso.



Dammi il tuo cuore, o Maria!



 oppure quella più lunga, ma bellissima, scritta da San Luigi:


Consacrazione di sé stesso a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per le mani di Maria

O Sapienza eterna e incarnata! o amabilissimo e adorabilissimo Gesù, vero uomo, Figlio unigenito dell'eterno Padre e di Maria sempre vergine!
Vi adoro profondamente nel seno e negli splendori di vostro Padre, nell'eternità, e nel seno verginale di Maria, vostra degnissima Madre, nel tempo della vostra incarnazione.
Vi ringrazio di avere annientato voi stesso, prendendo la forma di uno schiavo, per liberarmi dalla crudele schiavitù dei demonio;
vi lodo e vi glorifico per esservi voluto sottomettere a Maria, vostra santa Madre, in ogni cosa, per rendermi, per mezzo di lei, vostro schiavo fedele.
Ma, ohimè! ingrato e infedele quale sono, non ho mantenuto i voti e le promesse che vi ho così solennemente fatto nel mio battesimo: non ho adempiuto ai miei obblighi, non merito di essere chiamato figlio vostro né vostro schiavo, e, poiché non vi è nulla in me che non meriti i vostri rimproveri e la vostra collera, non oso più da me stesso accostarmi alla vostra santa e augusta Maestà.
Perciò ricorro alla intercessione e alla misericordia della vostra santissima Madre, che mi avete dato come mediatrice presso di voi, e per suo mezzo spero di ottenere da voi la contrizione e il perdono dei miei peccati, l'acquisto e la conservazione della Sapienza.
Vi saluto, dunque, o Maria immacolata, tabernacolo vivente della divinità, in cui la Sapienza eterna nascosta vuole essere adorata dagli angeli e dagli uomini.
Vi saluto, o Regina dei cielo e della terra, al cui comando tutto è sottomesso: tutto quanto è al di sotto di Dio;
vi saluto, o Rifugio sicuro dei peccatori, la cui misericordia non è mancata a nessuno: esaudite i miei desideri della divina Sapienza, e ricevete per questo i voti e le offerte che la mia pochezza vi presenta.
Io, (nome), peccatore infedele, rinnovo e confermo oggi, nelle vostre mani, i voti dei mio battesimo: rinuncio per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere, e mi do interamente a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per portare la mia croce dietro a lui tutti i giorni della mia vita, e affinché gli sia più fedele di quanto non lo sia stato fino a questo punto.
Vi scelgo oggi, in presenza di tutta la corte celeste, come Madre e Signora. Vi abbandono e vi consacro, in qualità di schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esterni, e il valore stesso delle mie buone azioni passate, presenti e future, lasciandovi completo e pieno diritto di disporre di me e di tutto quanto mi appartiene, senza eccezione, secondo il vostro beneplacito, per la maggior gloria di Dio, nel tempo e nella eternità.
Ricevete, o Vergine benigna, questa piccola offerta della mia schiavitù, in onore e in unione della sottomissione che la Sapienza eterna ha voluto avere alla vostra maternità: in omaggio del potere che entrambi avete su questo piccolo verme e questo miserabile peccatore, e in rendimento di grazie [dei privilegi] di cui la santa Trinità vi ha favorito.
Dichiaro do volere ormai, come vostro autentico schiavo, cercare il vostro onore e ubbidirvi in ogni cosa.
O Madre mirabile! presentatemi al vostro caro Figlio in qualità di schiavo eterno, affinché, avendomi riscattato attraverso voi, mi riceva per mezzo vostro.
O Madre di Misericordia! fatemi la grazia di ottenere la vera Sapienza di Dio, e di mettermi, per questo, nel numero di quelli che amate, istruite, guidate, nutrite e proteggete come vostri figli e vostri schiavi.
O Vergine fedele, rendetemi in tutto un così perfetto discepolo, imitatore e schiavo della Sapienza incarnata, Gesù Cristo Figlio vostro, da arrivare, con la vostra intercessione, seguendo il vostro esempio, alla pienezza della sua età sulla terra, e della sua gloria nei cieli. Così sia.


Per conoscere altri dettagli, potete visitare anche le pagine del sito Madonna di Fatima!!

domenica 30 maggio 2010

PREGHIERA ALLA SS. TRINITA'

(El Greco, La Trinità)

Eterno Padre, Ti ringrazio che mi hai creato col tuo amore; Ti prego di salvarmi con la Tua msericordia infinita per i meriti di Gesù Cristo.
GLORIA AL PADRE....

Eterno Figlio, Ti ringrazio che mi hai redento col To Sangue Preziosissimo; Ti prego di santificarmi coi Tuoi meriti infiniti.
GLORIA AL PADRE...

Eterno Spirito Santo, Ti ringrazio che mi hai adottato con la Tua Grazia Divina; Ti prego di perfezionarmi con la Tua carità infinita.
GLORIA AL PADRE...


E buona Domenica a tutti!

venerdì 28 maggio 2010

LA SANTISSIMA TRINITA' NEGLI SCRITTI DELLA BEATA ELISABETTA E DI SANTA TERESA D'AVILA

(Van Hendrick, Santissima Trinità)

“Ami sempre la preghiera, e quando dico la preghiera non intendo tanto l'imporsi una quantità di preghiere vocali ogni giorno, ma quella elevazione dell'anima a Dio, attraverso tutte le cose, che ci mette in un specie di continua comunione con la SS.ma Trinità, così, semplicemente, facendo tutto sotto il suo sguardo”.
E' un consiglio che Suor Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza, donava alla sua amica Germana -in una lettera del 1905- e che è valido  ancora oggi, per tutti noi che ci vogliamo impegnare nel percorso di una sempre più intensa amicizia con Dio.
Scrive ancora la beata, in una lettera indirizzata a sua madre : “puoi credere alla mia dottrina perché non è mia: se tu leggi il Vangelo di S. Giovanni, vedrai che ad ogni istante il Maestro insiste su questo precetto: Restate in me ed io in voi; e inoltre […] Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre l'amerà e Noi verremo a lui e stabiliremo in lui la nostra dimora. Nelle sue lettere S. Giovanni si augura che abbiamo società con la SS. Trinità. Questa parola è così dolce, così semplice e basta da sola. Lo dice anche S. Paolo, basta credere, Dio è spirito, ed è per la fede che ci avviciniamo a Lui. Pensa che la tua anima è il tempio di Dio- è sempre San Paolo che lo dice – ad ogni istante del giorno e della notte le tre Persone Divine abitano in te. Tu non possiedi la S. Umanità come quando ti comunichi, ma la Divinità, quest'essenza che i beati adorano in cielo, essa è nella tua anima. Quando si ha coscienza di questo, si entra in una intimità davvero adorabile, non si è più soli mai! Se preferisci pensare che Dio è accanto a te piuttosto che in te, segui la tua inclinazione purché tu viva con Lui. Pensa che tu sei con Lui ed agisci come con un essere che si ama. E' così semplice; non c'è bisogno di belle parole, ma di effusione del cuore”.
Il “segreto” per rendere lode continua alla Santissima Trinità che abita in noi, è dunque tutto qui: agiamo per amore, cercando di compiere ogni nostra azione per rendere gloria a Dio, non cagionarGli dispiacere, ma solo e secondo carità. 
Facciamo della nostra vita un insieme ininterrotto di “atti d'amore”.
“Per arrivare alla vita ideale dell'anima credo che bisogna vivere nel soprannaturale, cioè non agire mai naturalmente. Bisogna prendere coscienza che Dio si trova ne più intimo di noi ed affrontare tutto con Lui. Allora non si è mai banali, neppure facendo le azioni più ordinarie perché non si vive in queste cose, ma si va al di là di esse. Un'anima soprannaturale non tratta mai con le cause seconde, ma solo con Dio. Com'è semplificata così la sua vita, come si avvicina alla vita degli spiriti beati, com'è resa libera da se stessa e da ogni cosa! Tutto per lei si riduce all'unità, quest'unico necessario di cui il Maestro parlava alla Maddalena. Allora è veramente grande, veramente libera, perché essa ha incluso la sua volontà in quella di Dio”.
E' questa l' “altezza” a cui ci conduce, nel pensiero della beata Elisabetta, il prendere coscienza e poi il vivere, della e nella piena unità con la Santa Trinità che ci inabita.
Santa Teresa d'Avila, nelle sue Relazioni, scrive: “udii anche queste parole: Non cercare di chiudere me in te, ma cerca di chiudere te in me”
Questa “chiusura” dell'essere umano nella Santa Trinità, si rende possibile proprio seguendo l'insegnamento della beata Elisabetta, che Santa Teresa, tre secoli prima, aveva già messo a fuoco, attraverso locuzioni interiori: “Finché si vive, il profitto non sta nel cercare di godere maggiormente di me, ma nel fare la mia volontà. Non pensare, figlia mia, che l'unione consista nell'essere congiunti strettamente a me, perché congiunti a me sono anche, loro malgrado, quelli che mi offendono. Non consiste nemmeno nei doni e nelle gioie dell'orazione, anche se siano di ben alto grado e provengano da me”.
La mistica carmelitana, si spiegò poi così il vero “significato” dell'unione: “consiste nell'avere lo spirito puro e molto al di sopra di tutte le cose terrene. Libero da ogni tendenza contraria alla volontà di Dio, è così conforme ad essa da formare con lui un solo spirito e un solo volere, distaccato da tutto, occupato solo di Dio, tanto da non avere più il ricordo dell'amore di sé né di alcuna cosa creata”.
Chiediamo alla Vergine Maria, su cui Dio posò il proprio sguardo, che fu inabitata dallo Spirito Santo e che per nove mesi portò in grembo anche “l'umanità” di Gesù, che ci aiuti a vivere sempre in Grazia, perché anche in noi si possa compiere la visione intellettuale che ebbe Santa Teresa: “il Signore mi mostrò lo stato di un'anima in grazia, insieme con la quale vidi la Santissima Trinità, sempre mediante visione intellettuale, da cui veniva all'anima un potere che la poneva al di sopra di tutta la terra”.

mercoledì 26 maggio 2010

A spasso fra l' "essenziale" d'Italia...


(al centro, formica con "provvista" di essenziale secondo il "mondo")

"Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità"...
Questa è la solfa generalizzante degli ultimi giorni, ritornello della "rivelazione" della crisi che attanaglia l'Italia (rivelazione per chi? lo sapevamo già!).
Questa "frase fatta" la considero altamente offensiva per tutti quegli italiani che lavorano per mangiare (letteralmente!) e che non hanno condotto la bella vita fra barche e casinò, ma -con quotidiana onestà- hanno lavorato, fatto la spesa -magari al discount, per non parlare degli anziani che comprano il latte cinese!-, pagato le bollette, versato le imposte, istruito i propri figli.
Ma allora, questa Italia che vive al di sopra dei mezzi disponibili, qual è????????
Da cristiana cattolica, mi pongo il problema di un "perché" che è quello di molti: perché deve pagare sempre il poveraccio che non c'entra niente?
E perché il ricco si fa più ricco, froda il fisco, mangia e beve beatamente, mentre qualcun'altro è costretto a rovistare fra i sacchi dell'immondizia?
Sono domande che -in ogni caso- dovrebbe porsi chiunque abbia a cuore non solo la propria poltrona (che sia in Parlamento, o nel salone degli specchi di casa propria), ma anche e soprattutto il benessere di un intero Paese...a prescindere dal credo.
Il punto di fondo è: nella gestione di un "corpo sociale" (a partire dalla famiglia), badiamo all'essenziale?
Se la risposta è si, allora non si vive fuori dai quadretti dei quadernoni del bilancio.
Ci si rimane saldamente ancorati dentro. E i numeri non fanno i capricci.
Se la risposta è no....allora cominciano i guai...e se nessuno controlla quei guai, alla fine ci si ritrova con manovre finanziarie che gravano (come sempre) su parte della popolazione e su determinati settori. E che (di fondo) non cambiano nulla....perché oggi si taglia da un lato, domani si accorcia il vestito da un altro....e qualcuno rimane scoperto, mentre altri, hanno tutto il loro bel cappottino addosso.
Ieri sera, nel corso del programma di Rai3, Ballarò, in uno dei servizi, sono stati intervistati alcuni lavoratori di una (ex) ditta sarda. 
O meglio, (ex) lavoratori, in cassa integrazione. 800 euro al mese, diceva uno di loro.
I soldi destinati alla loro (ex) ditta, erano stati girati per sovvenzionare una "regata di lusso".
La regata (di lusso) è più importante del dare lavoro.
La regata di lusso, per qualcuno...è "essenziale".
Con i soldi spesi per il divertimento d'élite, si sarebbe dato lavoro a 300 di quei cassa integrazionisti.
L'inviata si è recata anche presso un hotel nuovo di zecca,costruito per il G8 alla Maddalena (saltato poi per il terremoto a L'Aquila).
L'intervistato (non so bene che ruolo rivesta nella gestione dell'albergo), con un gran sorrisone, rispondeva giulivo alla domanda della giornalista: "Quanto è costata quella lampada"? (lampada orrenda, di "una famosa" artista...bontà loro).
"100.000 euro". E ovviamente, continuava a sorridere.
CENTOMILA EURO!
L'albergo nuovo di zecca, ultra lusso, e l'orribile lampada da 100.000 euro....per qualcuno...sono "essenziali".
Se quei soldi fossero stati risparmiati, pensando di far alloggiare i "grandi del mondo" in uno degli hotel già esistenti, la catastrofe naturale che si è quasi contemporaneamente abbattuta su L'Aquila, non si sarebbe potuta affrontare meglio?
Scendiamo ora ad un livello più "basso": settore dipendenti pubblici.
I tagli previsti dalla manovra finanziaria, riguarderanno nettamente questo ambito: blocco degli scatti di stipendio, blocco dei nuovi contratti (quindi niente turn-over), riduzione delle finestre per i pensionamenti.
La questione importante (ossia, la qualità del lavoro del dipendente statale), non è naturalmente affrontata.
Il settore del lavoro pubblico  presenta una profonda spaccatura interna: da una parte ci sono degli ottimi dipendenti, che lavorano con piena padronanza delle proprie competenze, rispettosi di orari e incombenze.
Dall'altra, c'è una buona fetta che timbra i cartellini per poi passare il pomeriggio a casa propria (la cronaca ce lo ha spesso messo sotto al naso), poi c'è anche la porzione di "lavoratori ignoranti", per cui, telefonando (finanche!) al ministero "x", si rimane appesi alla cornetta per almeno 10 minuti, mentre il "ricevitore" di turno va alla disperata ricerca di un altro collega, che sappia finalmente fornirti l'informazione che cerchi!
Eppure, proprio in questi ultimi giorni, è stata messa a disposizione (gratuitamente) di tutti i cittadini, una bella casella e-mail per i contatti con le P.A. Le stesse P.A. che, nella maggior parte dei casi, ignorano per mesi e mesi (quando va bene) o a tempo indeterminato (quando va meno bene), le missive ricevute sotto forma di posta elettronica.
Per qualcuno, solo "tagliare" i fondi è "essenziale". 
Non è invece essenziale fare in modo che non si "rubino" più soldi allo Stato, esigendo che chi lavora, lavori bene. Che non ci siano lavoratori assenteisti, impreparati, che frodano lo stato, facendosi pagare per un non lavoro!
Infine....gli enti locali.
Il discorso qui è ancora più intuitivo: sagre, sponsorizzazioni di eventi, cene "istituzionali" e quanto altro.
La finta cultura che si spaccia per vera cultura, sotto le mentite spoglie della "rassegna cinematografica" (= il contribuente paga l'albergo al regista, all'organizzatore, regala i soldi agli sponsor....), ancora, sotto le "feste di quartiere" (che si risolvono in una serie, spesse volte, di eventi senza né capo né coda), oppure sotto quelle dell' "incontro con il personaggio famoso".
Mi chiedo: perché con quei soldi non si finanzia la costruzione di una biblioteca comunale degna di essere chiamata tale?  E' solo uno degli esempi che si potrebbero portare...
Ora, ammesso che lor signori politici e politicanti non riescano a perseguire la "strategia dell'essenziale", che sarebbe la vera prima riforma (oltre alla reale lotta all'evasione fiscale), potremmo e dovremmo anche noi cittadini agire con maggiore coerenza.
Mi riferisco a quanti di noi si professano cristiani cattolici e magari poi, "cedono" ad alcuni comportamenti poco coerenti con il Vangelo.
Mi spiego meglio: un cristiano cattolico, che è ben consapevole di come una "sagra gratuita", sia finanziata con le tasse di tutti, perché non decide di disertare la suddetta sagra e magari provare anche a convincere altri? No...magari dice "ma tanto...E' GRATIS"!
O ancora: perché un cristiano cattolico decide di prendere parte alla serata "Miss estate", sapendo che quell'evento è "patrocinato" dalla Regione (= ancora con i soldi dei contribuenti).
Eppure, poi sono quegli stessi cristiani cattolici a lagnarsi :"Mio figlio non trova lavoro". "Mia nipote è disoccupata"....
E' vero, noi non possiamo fare molto, ma possiamo cominciare a dare l'esempio.
Non ne trascineremo mille, ma forse potremo spingere qualcuno a chiedere il perché del nostro agire...e magari anche a comprenderlo.
Nella libertà di agire che tutti possediamo (per dono del Signore), è ovvio che quello che rimane in mano al "debole" della catena sociale, non è realmente ciò che appare forte agli occhi del mondo. 
Ma assumere un atteggiamento "rinunciatario" perché presi dall'abbattimento davanti ad un sistema in cui vige la regola del "Tanto, che posso fare da solo"?, è sbagliato!
Noi siamo chiamati a testimoniare anche attraverso queste scelte che, apparentemente, possono sembrare "minuscoli" sassolini. 
Ma siamo chiamati ad agire così in base alla nostra coscienza di cristiani, di uomini che sanno di poter rinunciare al "superfluo", quando ce n'è bisogno.
E questa rinuncia la possiamo già effettuare nelle nostre case, evitando quegli sprechi che, dal piccolo, poco a poco innestano in noi la cultura del "di più", del "finto essenziale".
Pensiamo a quante persone hanno auto che non servono realmente, telefonini super costosi che potrebbero bene essere sostituiti da semplici cellulari; a quante volte si facciano telefonate, magari anche lunghe, quando basterebbe un sms...
Non è questione di diventare "avari", ma di forgiarci come cristiani nelle piccole cose, per provare anche a dare un segno tangibile di vita più "semplice" a chi ci sta intorno.
D'altronde, Nostro Signore ha scelto Lui per primo questa "strategia", nascendo in un'epoca storica in cui non esistevano televisioni, giornali, giochi elettronici, telefonini, cibi in scatola e lampade extra lusso....
Lui stesso ha seminato, pur sapendo che, nonostante il Suo esempio e quello degli apostoli, non tutti si sarebbero convertiti.
Non risolveremo di certo la crisi, agendo da cristiani cattolici (perché serve uno sforzo collettivo di tutti, non solo dei credenti!), ma semineremo forse più di un "campo" e tutti siamo chiamati ad essere "apostoli", non solo a parole, ma coi fatti...pur sapendo (come appunto lo sapeva Nostro Signore), che non abbiamo in mano il potere di "forzare" il cambiamento, ma solo di contribuirvi e di "indicare" la strada possibile per esso.
L'essenziale, è proprio questo.


lunedì 24 maggio 2010

Maria, aiuto dei cristiani, prega per noi!



PREGHIERA A MARIA AUSILIATRICE


O Maria, Vergine potente, 
Tu grande ed illustre presidio della Chiesa; 
Tu aiuto, aiuto mirabile dei Cristiani; 
Tu, terribile come un esercito schierato a battaglia;
 Tu, che da sola hai distrutto tutti gli errori del mondo; 
Tu, nelle angustie e nelle lotte, nelle necessità 
difendici dal nemico
 e nell'ora della morte accoglici in Paradiso.
 Amen 


Chi volesse seguire la processione che si svolgerà questa sera a Torino (alle 20.30), potrà farlo  su Telepace, oppure collegandosi al sito Missioni Don Bosco.

domenica 23 maggio 2010

I doni dello Spirito Santo. Una spiegazione semplice, per comprendere la loro grandezza!


Sul sito degli Araldi del Vangelo, è stato pubblicato un interessante articolo che illustra i sette Doni dello Spirito Santo, in maniera semplice -potremmo dire intuitiva, per immagini!-, ma anche tale da far comprendere quali grandi regali il Signore ci riservi!


Tutti noi riceviamo lo Spirito Santo il giorno della Confermazione, ma occorre pregare perché possa operare in noi, portare il frutto massimo che Dio stesso ha "previsto" per ciascuno, e così fare in modo che quello che riceviamo gratuitamente, altrettanto gratuitamente possiamo dare agli altri!

Noi siamo il "sale della terra", ma se diventiamo "insipidi" in quanto non chiediamo al Signore di donarci e accrescere in noi i suoi Doni, come possiamo dar sapore alla terra?

"La fecondità dell'apostolato dei laici dipende dalla loro vitale unione con Cristo" (Apostolicam Acuotisitatem, Concilio Vaticano II) e "con il Sacramento della Confermazione i battezzati vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo e, in questo modo sono più strettamente obbligati a difendere con la parola e con l'opera la fede come veri testimoni di Cristo" (Catechismo della Chiesa Cattolica).
Chiediamo a Maria Santissima, che ci aiuti ad invocare lo Spirito Santo perché faccia abbondare in noi i suoi Doni, e poter vivere la nostra "Pentecoste" personale, secondo quanto quest'oggi ha affermato il Santo Padre, prima del Regina Coeli: "non c’è Pentecoste senza la Vergine Maria. Così è stato all’inizio, nel Cenacolo, dove i discepoli "erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui" – come ci riferisce il libro degli Atti degli Apostoli ".

Buona lettura!

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Passiamo alla spiegazione dei sette Doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio. È necessario capire ogni concetto ed il suo significato.
- La Sapienza è il dono che permette al cristiano di percepire, intuire e gustare le cose spirituali. Si diletta nelle cose di Dio e per questo motivo inizia a temere Dio, a rispettarLo di più. Dice il salmo che il timore di Dio è il principio della sapienza.
- L' Intelletto è il dono della conoscenza, perché la persona riesce a capire e conoscere ciò che si trova nel cuore e nella mente delle persone. Padre Pio era un sacerdote che aveva il dono dell'intelletto. Egli si serviva del suo dono per aiutare molte anime. Quando un penitente si recava da Padre Pio e, per dimenticanza o timidezza, nascondeva qualche peccato, Padre Pio glielo ricordava: "Ti manca questo peccato che hai commesso due o tre volte". Questo dono è utilizzato unicamente per il bene del penitente.
- Il dono del Consiglio: colui che lo possiede riesce a guidare, orientare e consigliare le anime alla loro propria salvezza e felicità. Il dono del consiglio che é concesso dallo Spirito Santo, non è inconveniente, non ha secondi fini, non consiglia secondo la convenienza personale, ma consiglia soltanto per il bene della persona. Questo dono costituisce una preziosità, perché ci avverte degli errori che commettiamo o delle soluzioni di cui abbiamo bisogno.
- Il dono della Fortezza è anche una virtù. La virtù è un bene e un dono concesso dallo Spirito Santo che dice "no" al peccato, ad una buona proposta, alla pressione sociale, a certe mode che danneggiano la vita spirituale dell'uomo o della dona. Il dono della fortezza fa sì che il cristiano sappia resistere a certe influenze sociali e non si lasci condurre dalla pressione del gruppo sociale o di amici in cui è inserito. Con questo dono la persona mantiene la propria personalità, essendo ciò che è in realtà, conservando i valori cristiani.
- Il dono della Scienza permette all'uomo di percepire e sentire, attraverso la natura e gli avvenimenti del quotidiano, la presenza ed il linguaggio di Dio.
Colui che possiede il dono della scienza riesce a lodare Dio, ammirando le bellezze della natura, le bellezze di un giardino, delle montagne, dell'acqua del mare, del cielo azzurro, delle stelle. Attraverso la natura, l'anima legge e loda il proprio Dio, ringraziandoLo mentre osserva un bel fiore. Invece di soffermarsi soltanto nella bellezza del fiore, loda l'autore della creazione, loda il Creatore.
- Il dono della Pietà conduce il cristiano alla preghiera, alla lode, all'adorazione, alla contemplazione; porta il cristiano a sentire il piacere della preghiera, a sentire il desiderio ed il piacere di stare con Dio, il piacere di pregare e di parlare con Dio per mezzo della preghiera.
Il dono della pietà fa sì che la persona non si stanchi di pregare e si senta bene nel pregare. Attraverso questo dono, Dio rivela gli aspetti spirituali che molti non percepiscono.
L'anima pietosa ha più luci e percepisce meglio le cose a livello spirituale. Colui che non prega non percepisce, non capisce e non vede perché non gli è permesso vedere.
Vi sono persone che dicono: "Ma padre, io prego tanto!" e io chiedo: "Come prega?". Non basta pregare, è necessario pregare bene, meditando sulle parole e sui misteri che contempliamo della vita di Gesù. Provate a pregare bene, concentrati, convinti e vedrete le meraviglie che Dio realizzerà nelle vostre anime.
È bello pregare bene. La persona sente nell'anima una grande pace, soavità, godimento e gioia.
- Il dono del Timore di Dio ci porta a fuggire dal peccato per paura di offendere e di perdere Colui che amiamo - il nostro Dio. Questo dono è, in una certa misura, associato al dono della fede perché ci fa sentire e percepire che siamo in presenza di Dio e, se sono dinnanzi ad Egli non voglio peccare.
Il timore di Dio è un grande dono poiché fa sì che l'uomo faccia di tutto per non perdere la grazia di Dio, il Suo amore e la Sua presenza. Per questo motivo, il timore di Dio è il principio della sapienza.
In questo modo, abbiamo discorso sul significato di ogni dono e di ogni frutto dello Spirito Santo, per meglio comprendere la necessità di invocare e supplicare lo Spirito Santo, affinché faccia crescere in noi i Suoi doni e i Suoi frutti, perseverandoci in essi fino alla morte.

sabato 22 maggio 2010

Buona Domenica di Pentecoste a tutti!

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.





Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.

Dona ai tuoi fedeli 
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa, dona gioia eterna.

giovedì 20 maggio 2010

DAL “VANGELO SECONDO VERZE'” : i nuovi Matusalemme supersani e felici. Ma che dice il vero Vangelo?



Qualche tempo fa, Don Luigi Verzè -fondatore del San Raffaele di Milano- ha festeggiato pubblicamente i suoi 90 anni, alla presenza del suo amico Berlusconi e del Cardinal Martini (ricordiamo che insieme a Monsignore, qualche anno fa, scrisse il libro “Siamo tutti sulla stessa barca”). 
Il presidente del consiglio (che cito qui in quanto prendo spunto anche dalle sue parole, per portare avanti la mia riflessione, non di certo per motivi politici!) ebbe a confessare di aspirare a vivere fino a 150 anni, e aggiunse anche : "Don Verzè pensa che la vita media arrivi a 120 anni, ma quando ci parliamo io e lui ci diciamo che noi viveremo almeno 30 anni di più”.
E ci sarebbero già dei “progetti” in corso, per sommare “anni alla nostra vita, aggiungendo spirito e qualità”.
Come riassumere: Matusalemme felici e contenti! 
Il perfetto stile che va di moda oggi, palestrati, rifatti fino al millimetro sottocutaneo, per dimostrare 40 anni di meno, ingiacchettati e incravattati in bei vestiti. La felicità è tutta nella salute e nella lunga vita!
Pensiero, questo, non solo “condiviso”, ma “co-ideato” da un sacerdote cristiano cattolico.
A voler vivere bene ed in discreta salute, possibilmente a lungo, non ci sarebbe nulla di male..ma tendere ad una vita “qualitativamente perfetta” e così innaturalmente lunga altro non è se non un estremismo, tale e quale al  al perfezionismo estetico, per il quale una ruga o un po' di pancetta, sono in grado di generare un rifiuto sociale!
 Volere allungare (e di cosi' tanto!) la durata della vita, è un negare la morte. 
Corrisponde, in fondo, a quello stesso desiderio che anima i tanto frequenti ed eccessivi ricorsi a bisturi e palestre, diete e saune scriteriate. 
Vogliamo bandire dalla nostra società consumistica e “tutto piaceri”, l'idea della cessazione della vita, che ci strapperebbe dai godimenti, dalle soddisfazioni di ogni genere. 
Vogliamo evitare di pensarci perché, troppo presi dal materiale, abbiamo dimenticato che dovremmo coltivare quella vita interiore che, togliendo spazio all'esterno superfluo, ci faccia rendere conto che  la vita non finisce con la cessazione del respiro...ma va oltre!
Vorremmo non ammettere di essere tanto superficiali, da non attenderci niente di meglio nel “dopo”. Per cui, allunghiamo la vita a dismisura, rimandiamo l'incontro con l'ignoto....rimandiamo  l'incontro con Cristo, con il Paradiso, con ciò che il Padre ha preparato per noi.
Ma una vita lunga e in perfetta salute, escluderebbe ogni causa di “infelicità” umana? 
No...così come non la escludono i fisici scolpiti e le protesi al seno, le labbra rifatte e le pelli stirate, da cui scompaiono rughe e zampe di gallina. 
Perché l'infelicità (o meno gravemente, l'insoddisfazione) non è qualcosa di semplicemente esterno, materialista, ma è un sentimento legato ad una varietà di situazioni non di certo riconducibili al vivere in un corpo da modelli e con una salute di ferro. 
Se così fosse, con quanto oggi si spende in bei vestiti, sedute di fitness e aerobica, diete, creme e chirurghi plastici; con quanti attori, modelle e belle signorine abbiamo in giro, la percentuale della gente felice, dovrebbe essere in netto aumento.
Invece, le statistiche danno in crescita altri dati: quelli relativi ai portafogli degli operatori del settore -psi (psicanalisti, psicologi, psichiatri). Se cresce il volume delle loro banconote, vuol dire che -parallelamente- diminuisce quello della felicità dei pazienti. Stesso discorso per le parcelle degli avvocati, ai quali ci si rivolge per cause di divorzio, litigi con il vicinato, divisioni ereditarie (anche fra i multimilionari!) e quanto altro si possa elencare...per non parlare poi di “crimini” ben peggiori.
Ma allora, che senso avrebbe, per un cristiano, cercare una vita  “innaturalmente” lunga?
La sofferenza -lo sappiamo bene- è uno strumento di “redenzione” ineliminabile. Se fosse “cancellabile”, verrebbe meno la stessa Croce sulla quale il Figlio di Dio ha scelto di essere innalzato, per salvare l'umanità, per offrirci un modello di rassegnata sopportazione amorevole. 
Proprio per questo, il Vangelo -quello vero, non quello secondo Don Verzè- ci fornisce alcune “istruzioni per l'uso”, proprio per scampare a questa incetta di materialismo dilagante, falsamente “ a favore dell'uomo” (e magari anche di quello spirituale!), ma in realtà soltanto teso a distruggere la ricerca interiore di Dio!
San Matteo, ci ha consegnato queste perle di saggezza di Nostro Signore: “per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? (Mt 6, 25); “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il poter di far perire e l'anima e il corpo nella Genna” (Mt 10, 28).
Quest'ultimo versetto è molto chiaro: la sofferenza, la malattia, non sono di per sé “mali irrimediabili”, ne possiamo fare strumento di crescita interiore, da un punto di vista spirituale, o anche semplicemente “umano” (per chi magari non crede, ma vive con questo spirito il dolore). Non sarebbe piuttosto una vita perfetta (salutisticamente parlando) a farci rischiare di crollare nel burrone dell'autosufficienza e del materialismo?  
Su questo punto, abbiamo delle splendide riflessioni del Santo Padre Benedetto XVI, che ci sono state donate nell'omelia della Veglia Pasquale. 
Il Papa ci ha introdotti, attraverso una sorta di “prologo”, in quello che è il problema forse più “antico” dell'essere umano (religione a prescindere): affrontare la morte. 
Allunghiamo quanto vogliamo la vita, alla fine, alla morte terrena, fisica, non si può scampare. L'elisir di lunga esistenza è solo un “paliativo” per coprirci gli occhi e nasconderci la verità. 
“Si rende evidente la resistenza che l’uomo oppone alla morte: da qualche parte – hanno ripetutamente pensato gli uomini – dovrebbe pur esserci l’erba medicinale contro la morte. Prima o poi dovrebbe essere possibile trovare il farmaco non soltanto contro questa o quella malattia, ma contro la vera fatalità – contro la morte. Dovrebbe, insomma, esistere la medicina dell’immortalità. Anche oggi gli uomini sono alla ricerca di tale sostanza curativa. Pure la scienza medica attuale cerca, anche se non proprio di escludere la morte, di eliminare tuttavia il maggior numero possibile delle sue cause, di rimandarla sempre di più; di procurare una vita sempre migliore e più lunga.
Ma riflettiamo ancora un momento: come sarebbe veramente, se si riuscisse, magari non ad escludere totalmente la morte, ma a rimandarla indefinitamente, a raggiungere un’età di parecchie centinaia di anni? Sarebbe questa una cosa buona?
L’umanità invecchierebbe in misura straordinaria, per la gioventù non ci sarebbe più posto. Si spegnerebbe la capacità dell’innovazione e una vita interminabile sarebbe non un paradiso, ma piuttosto una condanna. La vera erba medicinale contro la morte dovrebbe essere diversa. Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale. Dovrebbe trasformare la nostra vita dal di dentro. Dovrebbe creare in noi una vita nuova, veramente capace di eternità: dovrebbe trasformarci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza. Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce”. 
Credo che queste parole siano il più bel “contro commento” al vangelo secondo Verzè. 
Ci ricordano che il Battesimo è la nuova veste che dobbiamo continuamente “reindossare”, in un percorso della ricerca della VERA vita, che “ci rende capaci di eternità, così che nell'abito di luce di Gesù Cristo possiamo apparire al cospetto di Dio e vivere con Lui per sempre”.